Come conservare l’uva da tavola: mantenendo la qualità | prima parte

da Redazione uvadatavola.com

Puglia, una delle regioni più vocate per la coltivazione di uva da tavola delle diverse varietà, con e senza semi, sapientemente curate con impegno e dedizione, ma anche con tanti sacrifici.

L’uva da tavola Pugliese, rappresenta un’importante fetta del mercato nazionale e mondiale, garantendo per sette mesi l’anno sulle tavole dei consumatori un prodotto sano, fresco e gustoso, con varietà precoci, medie e tardive a partire da giugno fino a dicembre. Le zone calde del tarantino e del barese, la vicinanza al mare, i terreni calcarei e argillosi apportano il loro prezioso contributo in tutte le fasi fenologiche del prodotto.

Questo però non basta: come in un film, vi partecipano tanti attori, registi, tecnici e comparse, che si adoperano per la buona riuscita del prodotto finale. Tutto viene curato nei dettagli, senza lasciar nulla al caso e a tutto viene concessa la giusta attenzione, dal campo al magazzino, con un unico scopo: far arrivare sulle tavole dei consumatori uve di qualità.

Dal campo al magazzino
Le scelte in campo, spesso difficili, dalla giusta varietà da impiantare (influenzate dai trend di mercato) fino all’utilizzo delle corrette pratiche colturali e di difesa, sono il primo step del fantastico e complicato mondo dell’uva da tavola. La frigoconservazione in celle dedicate, l’utilizzo di mezzi e di materiali in grado di preservare la qualità del prodotto, la garanzia di una lunga shelf life e la fase di spedizione, rappresentano il secondo step.

In post-raccolta potrebbero insorgere alcune problematiche che richiedono il massimo impegno di tutti, al fine di evitare e/o contenere danni alle produzioni.

Uno dei patogeni più pericolosi e complessi da gestire, sia in pieno campo che in magazzino, è Botrytis cinerea, comunemente nota come muffa grigia.

Questo fungo parassita, attacca i grappoli in periodi particolarmente delicati e importanti del ciclo biologico della vite, principalmente nelle fasi tra invaiatura e maturazione. Si sviluppa in condizioni di eccessiva umidità (nebbie mattutine e notturne, piogge intense) che creano un habitat naturale per il fungo che trova nutrimento negli zuccheri e nelle sostanze nutritive presenti nell’uva.

Gestione in campo…
La gestione di Botrytis Cinerea in campo, prevede diversi interventi di natura agronomica e chimica, mirati a prevenire o curare l’insorgenza del patogeno nelle successive fasi di conservazione.

Tra le comuni tecniche agronomiche in grado di prevenire le infezioni di muffa grigia vi sono:

  • bilanciare gli apporti irrigui;
  • limitare le concimazioni azotate (esse favoriscono il lussureggiamento della pianta che aumenta la suscettibilità al patogeno);
  • favorire l’arieggiamento dell’impianto.

 

Gli interventi agronomici hanno esclusivamente carattere preventivo, in quanto non in grado di curare le infezioni di botrite. Per questo si rende necessario integrare alle operazioni colturali l’utilizzo di prodotti fitosanitari di origine biologica o chimica.

Tra questi:

  • microrganismi antagonisti, come ad esempio batteri e lieviti, da applicare in fase di pre chiusura dei grappoli;
  • antibotritici chimici, alternando l’utilizzo di sostanze attive a diverso meccanismo d’azione al fine di evitare fenomeni di resistenza.

 

Autore: Nunzio Pavone – Responsabile Controllo Qualità O.P. Giuliano  S.r.l

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