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Tecniche colturali

Intervista a Marino Decaro (Az. Agr. Ponterosa): i produttori devono avere maggiore cura del territorio

da Redazione uvadatavola.com 9 Gennaio 2013
9 Gennaio 2013
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Uva da Tavola ha intervistato Marino Decaro, socio e responsabile dell’Azienda Agricola Ponterosa: 140 ettari suddivisi tra le varietà Italia, Red Globe, Vittoria, Palieri, Black Pearl e diverse apirene.

L’Azienda agricola, dislocata tra Noicattaro, Casamassima e Palagianello, è nata nel 1999 e si avvale di 50 operai fissi più squadre che si aggiungono nei periodi più impegnativi che raggiungono le 200 unità lavorative. Al Sig. Decaro abbiamo posto domande relative alla passata stagione, alle tecniche adottate in azienda e alla sua visione sul futuro della viticoltura da tavola.

Uva da Tavola (UT): Qual è il suo punto di vista sulla passata stagione delle uve da tavola? Marino Decaro (MD): Le uve precoci, sia apirene che con semi, la scorsa stagione credo siano andate male, in particolare la Vittoria. Il mercato della Superior seedless in un secondo momento, dopo circa 15-20 giorni dall’inizio della commercializzazione, si è parecchio ripreso e l’uva si è venduta a buon prezzo, anche perchè è stata conservata. Per quanto riguarda le tardive, la varietà Italia si è mantenuta su prezzi intermedi per un lunghissimo periodo, ma la vendita è andata a rilento. Le bianche senza semi tardive, invece, sono andate bene e sono state mediamente anche abbastanza produttive.

UT: Cosa pensa delle uve rosse? Quest’anno pare siano state molto apprezzate. MD: E’ vero, le uve rosse sono state parecchio apprezzate e quest’anno sembrerebbe anche in maggior misura. In realtà questo si verifica già da 2–3 anni. La Palieri tardiva 4 o 5 anni fa non era per nulla richiesta. Oggi si osserva il contrario.

UT: Quali sono state le principali problematiche riscontrate in campo lo scorso anno? MD: Ci sono stati problemi causati dal caldo eccessivamente prolungato per Superior e Red Globe. I grappoli con il rachide più sottile tendeva, una volta in cella, a disseccare. Lo stesso vale per la Regal. La Crimson invece, per quanto ho avuto modo di constatare, ha tenuto bene. Il caldo ha anche debilitato le piante e i grappoli sono arrivati “stanchi” alla raccolta. Poi a fine campagna, quando sono arrivate le prime piogge, è partita la botrite, visto che ci sono stati anche lunghissimi periodi senza trattare.

UT: In azienda è presente un tecnico di fiducia? MD: Sì, ci avvaliamo dell’assistenza tecnica di un agronomo. Ciò ha una grande importanza per i vari aspetti tecnici quali difesa, nutrizione e profili residuali.  È una figura che deve essere presente in ogni azienda.

UT: Come si sta muovendo l’azienda che dirige sul fronte delle uve senza semi? MD: L’obiettivo è quello di incrementare la produzione di uve senza semi. Puntiamo alla coltivazione dell’80% di uve apirene e solo il 20% di uve con semi.

UT: Avete già individuato le possibili varietà? MD: Varietà già individuate non ce ne sono, anche perchè ogni anno i nomi cambiano. Comunque stiamo pensando alla Crimson, all’Apulia Red seedless perchè produttiva e poi alle Arra. In generale posso dire che non credo molto nelle uve precoci. Credo più nelle uve medio-tardive e tardive.

UT: Qual’è la sua opinione sul pagamento delle royalties per molte delle varietà senza semi? MC: Io credo che pagare le royalties per l’utilizzo delle varietà brevettate sia un dovere di ogni produttore. Bisogna attribuire il giusto riconoscimento a chi ha lavorato per l’ottenimento di tali varietà. Diverso è l’aspetto legato all’obbligo di commercializzazione delle uve. Credo che l’agricoltore debba essere libero di vendere la propria uva a chi vuole. Ad esempio, per la Red Globe e la Superior si pagano i diritti, ma una sola volta e poi si è liberi di vendere a chiunque.

UT: Chi acquista le vostre uve? MD: La nostra azienda agricola vende esclusivamente ad un unico commerciante. Le uve finiscono principalmente in Nord Europa, ma anche in Italia. In generale le varietà che coltiviamo sono molteplici e raggiungono tutti i mercati.

UT: Nella gestione dell’azienda agricola fa fatica a far utilizzare agli operai i dispositivi di protezione (DPI)? MD: Fare in modo che gli operai operassaro in sicurezza non è stato facile. Bisogna individuare personale che riesca a cogliere l’importanza del problema. Oggi abbiamo operai che indossano tuta e maschera. Il personale viene selezionato anche in base alla sensibilità che dimostra nel comprendere tali problematiche.

UT: Quali sono le prospettive future dell’azienda agricola? MD: Il primo punto su cui stiamo lavorando è la riduzione dei costi. Miriamo a  ridurre  l’acinellatura, ad esempio eliminando l’acinino solo sulle spalle del grappolo e non sulla coda, operazione non possibile su Vittoria ma fattibile su uva Italia. Altro obiettivo è l’individuazione di sistemi di allevamento più bassi ed efficienti, in modo che gli operai possano eseguire più velocemente le operazioni colturali. L’obiettivo finale è insomma aumentare la produzione ma con meno costi. Poi, ovviamente, miriamo ad ottenere un prodotto più sano. A troppi agricoltori, purtroppo, quest’ultimo aspetto non interessa.

UT: Cosa deve svilupparsi sul territorio per far crescere ulteriormente il settore della viticoltura da tavola? MD: Innanzitutto credo occorra molto più impegno da parte degli enti di ricerca nello svolgere le proprie attività. Ritengo poi fondamentale uno sforzo finalizzato alla divulgazione delle  nuove conoscenze sulla viticoltura da tavola. Infine, tutti noi produttori dobbiamo avere maggiore cura del nostro territorio. La mia azienda è certificata GlobalGAP, da 20 anni ripetiamo agli operatori di non sporcare il terreno con carte, bottiglie o altri rifiuti mentre si lavora. Se tutti smettessero di disperdere teli, contenitori e quant’altro nell’ambiente, venderemmo molto meglio il nostro prodotto. L’uva da tavola ha la necessità di legarsi ad un territorio più pulito, ad un ambiente più sano, che il consumatore di tutta Europa deve riconoscere ed apprezzare.

Autore: la Redazione

Copyright: www.uvadatavola.com

 
 
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