I fitoregolatori nella viticoltura da tavola: il ruolo delle gibberelline

da Redazione uvadatavola.com

Le gibberelline sono un gruppo di fitormoni, prodotti dai tessuti in accrescimento, promotori della distensione cellulare e coinvolti nel processo di differenziazione delle gemme.

L’impiego di gibberelline di sintesi è una pratica ormai consolidata nel settore della viticoltura ad uva da tavola. Sono dei fitoregolatori, spesso indicati con la sigla GA3 (Gibberellic Acid = Acido gibberellico), che possono avere effetti diversi in base all’epoca di distribuzione.

Spesso vengono utilizzati in fase di germogliamento per l’allungamento del rachide, ma in questa fase le gibberelline potrebbero influenzare negativamente la differenziazione delle gemme per l’anno successivo oltre che la fioritura dell’anno in corso.

Anche l’utilizzo delle gibberelline in fioritura, per migliorare l’allegagione ed ottenere un grappolo più spargolo e meno compatto, è una pratica sconsigliata per l’elevata azione pollinicida dell’ormone. Un intervento del genere, che in alcune varietà come la Thompson Seedless risulta essere necessario, dovrebbe essere ponderato con l’ausilio di un tecnico esperto.

Le gibberelline applicate in fase di ingrossamento dell’acino, invece, sono meno invasive e se usate con attenzione non interferiscono con i processi di differenziazione delle gemme. In questa fase l’uso delle gibberelline è importante anche per ottenere un grappolo uniforme soprattutto laddove è presente in modo evidente il fenomeno dell’acinellatura.

È importante intervenire nel momento giusto per ottenere una maggiore efficacia in quanto, trattamenti effettuati tardivamente, potrebbero avere un effetto blando o nullo.

Altro aspetto rilevante è la bagnatura uniforme dei grappoli. In genere grappoli ben esposti al trattamento, velocità ridotta (4 km/h) e volumi d’acqua di circa 1000-1200 litri/ettaro sono sufficienti per una buona bagnatura.

Recenti ricerche hanno dimostrato invece che l’utilizzo di acidificanti e bagnanti non sono indispensabili né decisivi per la riuscita del trattamento. Sono molto influenti, invece, la temperatura, che deve essere compresa tra i 18°C e i 33°C anche nelle ore successive al trattamento (per questo spesso sono consigliate le ore serali) e l’assenza di eventi piovosi durante e nelle 24 ore successive al trattamento in quanto ne potrebbero diminuire l’efficacia.

L’applicazione della giusta dose è importante e va valutata attentamente con il supporto di un tecnico, considerando la varietà, il vigore della pianta e il carico produttivo. Un eccesso di gibberelline potrebbe ritardare l’accumulo di zuccheri, la maturazione, la colorazione e aumentare la suscettibilità ai marciumi.

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Autore: la Redazione

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