La viticoltura nel suo insieme contribuisce a ridurre l’impatto sull’ambiente provocato da numerose attività produttive.
Un vigneto può arrivare a «catturare» quantitativi di CO2 simili a quelli sottratti all’atmosfera da un sistema forestale: per questo il patrimonio viticolo andrebbe inserito nella contabilità generale degli assorbimenti planetari di gas serra. Un modello virtuoso di monitoraggio delle attività può contribuire in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas serra. Lo ha dimostrato un progetto altamente innovativo, unico del genere in Italia, sperimentato sulle aziende vitivinicole aderenti al Consorzio Franciacorta, capofila del progetto.
Si tratta del modello di calcolo Ita.Ca, un software chiamato sinteticamente “Calcolatore del Carbonio” (Carbon calculator), che permette di stimare l’impronta carbonica, ovvero la misura dell’impatto delle nostre attività sull’ambiente (in particolare sul cambiamento climatico) a causa dei gas serra rilasciati durante il processo produttivo. Il progetto, guidato dal Consorzio Franciacorta, è stati sperimentato proprio all’interno delle coltivazioni tutelate dal suo circuito. “Dai dati emersi possiamo dire che la viticoltura riduce l’impatto ambientale delle attività produttive, in termini di emissioni di gas serra”, ha affermato Maurizio Zanella, Presidente del Consorzio, alla presentazione dei dati del progetto.
Obiettivo del programma Ita.Ca è realizzare un “bilancio” che tenga conto anche dei valori di “sequestro”, ovvero l’effetto virtuoso della fotosintesi di un contesto viticolo che sottrae l’anidride carbonica dall’atmosfera per fissarla nella sostanza organica al suolo e nelle strutture legnose permanenti. Più carbonio viene bloccato permanentemente nel suolo sotto forma di sostanza organica (sequestrato), meno ne rimane in atmosfera sotto forma dei principali gas ad effetto serra.
Il lavoro ha preso in esame anche la valutazione dei consumi idrici che, pur non avendo relazioni con le emissioni di gas a effetto serra (Ghg), rappresentano un fondamento della sostenibilità.
Le indagini hanno rilevato che i modelli viticoli franciacortini possono immobilizzare almeno 15 tonnellate per ettaro di CO2 all’anno. “A oggi possiamo affermare che il territorio ha intrapreso un percorso virtuoso di attenzione e impegno testimoniati da un netto miglioramento del proprio bilancio globale, pari a un contenimento di emissione pari a quasi 3.000 tonnellate di CO2, sulle aziende monitorate”.
Un modello che potrebbe essere trasferibile, a nostro parere, anche sui nostri vigneti di uva da tavola. Le aziende agricole dovranno, nel prossimo futuro, essere in prima linea come custodi del patrimonio naturale e impegnarsi su progetti a favore della sostenibilità e della valorizzazione del territorio. L’uva da tavola ha la necessità di essere legata ad un territorio più pulito e ad un ambiente più sano, che i consumatori di tutto il mondo dovranno riconoscere ed apprezzare.
Fonte: www.tecnici.it