L’utilizzo di prodotti fitosanitari revocati in tutta l’UE è un fenomeno che va contrastato duramente e perseguito.
Ma trattare questo tema complesso e delicato, senza avere completa conoscenza della realtà di cui si sta scrivendo, danneggia in modo grave una tra le più importanti realtà economiche della Regione Puglia. L’articolo, apparso Giovedì 7 Marzo su “la Repubblica online” e Domenica 10 Marzo sul quotidiano cartaceo “la Repubblica”, una tra le più diffuse testate giornalistiche presenti in Italia (oltre 500mila copie vendute ogni giorno), contiene numerose inesattezze ed errori, che possono indurre il lettore ad allarmarsi per i fatti descritti. Fatti che, a ben vedere, sono molto diversi dalla realtà.
Al centro dell’articolo, l’utilizzo del fitoregolatore idrogeno cianammide, sostanza che svolge azione di interruzione della dormienza delle gemme per favorire ed omogeneizzare il risveglio vegetativo della pianta. L’utilizzo di idrogeno cianammide, molecola consentita in agricoltura fino ad alcuni anni fa e ancora oggi ammessa in diversi Paesi extra-UE, è oggi vietato in tutta Europa a causa degli effetti indesiderati riscontrati negli anni passati a carico degli operatori agricoli dopo la distribuzione del prodotto in campo senza i necessari dispositivi di protezione obbligatoria.
Ci sono delle regole che valgono in tutta Europa e che vanno rispettate. Chi infrange queste regole va punito. Fin qui i fatti. Ma l’articolo apparso su “la Repubblica” si spinge oltre.
Si parla di “ciliegie perfette quando è ancora inverno”, “uva da tavola pronta già all’inizio della primavera”, “pesche ed albicocche raccolte dall’albero a marzo”, e quantitativi ingenti di uva che dalla Puglia “stanno per partire verso i mercati dell’Est Europa”. Siamo neanche a metà marzo, le primissime uve da tavola saranno pronte, più o meno, tra tre mesi. Non serve essere agronomi per confutare queste surreali affermazioni. È sufficiente una passeggiata in auto sulle strade della Regione per notare che sugli alberi e sulle viti ad uva da tavola non ci sono frutti. Le ciliegie, l’uva da tavola, le albicocche che si possono oggi trovare nei supermercati e nei negozi di frutta provengono, basta dare un’occhiata all’origine in etichetta, da aree di produzione lontane migliaia di km dalle nostre campagne.
Il giornalista utilizza purtroppo numerosi termini impropri (uva e ciliegie “dopate”, fragole “pompate”, pesche “alterate”) e non mancano le frasi completamente prive di senso logico: “ […] in modo tale da avere sempre e comunque, in qualsiasi mese ed in qualsiasi stagione, frutta fresca non di serra ma direttamente dall’albero fiorito”. Il lettore scopre così che la frutta fresca si può ottenere non solo in serra, ma anche direttamente dall’albero fiorito. Un albero fiorito con la frutta fresca… Dire che il giornalista maneggia una materia di cui ha poca dimestichezza è un gentile eufemismo. Tuttavia egli deve essere ben convinto di questo assunto, perchè il concetto viene ribadito alcune righe più avanti mentre parla del fitoregolatore in questione: “il prodotto serve per anticipare la gemmazione della pianta, da un minimo di 30 ad un massimo di 90 giorni, in modo tale da avere la frutta fuori stagione non prodotta in serra, ma presa direttamente dall’albero”. Anticipare la gemmazione, anticipo da 30 a 90 giorni… Considerazioni così lontane dalla realtà che, credo, non necessitino ulteriori commenti.
La vetta dell’assurdo viene però raggiunta alcune righe più avanti, quando si afferma: “[…] a rischiare è il consumatore (l’utilizzo del prodotto libera una particella di cianuro)”. Si lascia intendere quindi che il consumatore, mangiando uva o ciliegie, rischi di essere intossicato da molecole di cianuro sprigionato da questo prodotto. Dichiarazione che contrasta con quanto affermato dallo stesso giornalista in un’altro articolo apparso sulla versione online della testata solo tre giorni prima: “[…] i prodotti trattati con i fitofarmaci non sarebbero infatti troppo dannosi per chi li mangia”.
Facciamo un po’ di chiarezza in questo grumo di considerazioni fuori luogo: il fitoregolatore in oggetto viene applicato in inverno sulla pianta dormiente priva di vegetazione, e non si ritrova in alcuna misura sul frutto (uva o ciliegia), frutto che verrà raccolto non prima di diversi mesi. Tra l’altro, molta dell’ortofrutta attualmente presente nei nostri supermercati proviene da Paesi extracomunitari in cui il fitoregolare è legalmente consentito. Dovrebbe, quindi, contenere anch’essa particelle di cianuro. È possibile che tutti i nostri supermercati, così attenti e meticolosi sugli aspetti residuali, si siano lasciati sfuggire questa sostanza così dannosa?
Dichiarare che l’idrogeno cianammide può provocare problemi o danni all’operatore agricolo è corretto. Asserire che queste sostanze sono tossiche per il consumatore significa esprimere dei concetti destituiti di alcun fondamento scientifico. Perchè se denunciare l’uso di prodotti fitosanitari non più ammessi in agricoltura è doveroso, produrre articoli zeppi di dichiarazioni infondate e, non di rado prive di senso, è scorretto e pericoloso. Scorretto perchè se non si verifica la veridicità delle proprie affermazioni, l’informazione risulta distorta; pericoloso perchè si mette a rischio e si danneggia l’immagine di una realtà produttiva tra le più importanti, come lo è quella agricola della nostra Regione. Una realtà che ha saputo negli anni guadagnare credito sui mercati nazionali ed esteri non solo per la qualità estetica ed organolettica delle produzioni, ma anche per l’incessante lavoro di controllo e certificazione circa la sicurezza ambientale ed igienico sanitaria dei prodotti agricoli. Un lavoro meticoloso svolto con l’unico obiettivo di garantire il ridotto impatto ambientale dell’attività agricola e la salute per il consumatore.
Concordiamo con quanto dichiarato dal prof. Giorgio Donegani, tecnologo alimentare e presidente della Fondazione Italiana per l’Educazione Alimentare, in un articolo pubblicato su FreshPlaza riguardante il caso dell’insalata con topicida: “La relativa frequenza con cui i media danno gran voce alle questioni inerenti la sicurezza alimentare non deve indurre nei cittadini l’impressione che il cibo oggi in distribuzione sia meno sicuro di quanto lo fosse tempo addietro. Al contrario, proprio la capacità di intervenire immediatamente ogniqualvolta si verifichi una difformità è la dimostrazione evidente dell’efficienza dei sistemi di controllo e della grande attenzione dedicata a tale tema dagli organismi preposti in Europa”.
Mirko Sgaramella
Agronomo – libero professionista
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