Da troppo tempo ormai la ”spending review” degli italiani si applica anche sul cibo, come attesta il trend delle vendite al dettaglio dei prodotti alimentari che nel 2013 hanno segnato un calo dell’1,1%, il maggiore in quattro anni.
Nemmeno dicembre, con le tavolate di Natale, è servito a risollevare i consumi, con le vendite alimentari crollate del 2,3%. Lo afferma la Confederazione italiana agricoltori (Cia), in merito ai dati diffusi dall’Istat.
“Ma la triste novità – spiega la Cia – è che nell’anno appena trascorso non hanno ceduto soltanto gli acquisti nelle piccole botteghe di quartiere (-3%), più esposte agli effetti della crisi. Anche la spesa nella Grande distribuzione organizzata (Gdo) è diminuita dello 0,4%, nonostante il moltiplicarsi di promozioni e offerte speciali, con ormai più del 30% dei prodotti sugli scaffali a sconto”.
Vuol dire che, a dispetto della pressione promozionale altissima, la situazione economica è così critica che un italiano su due continua a comprare soltanto l’essenziale, con il risultato che nell’anno le vendite alimentari si sono ridotte nei supermercati (-1,3%) e negli ipermercati (-1,9%).
La Cia sottolinea che soltanto i discount, ultimo baluardo della spesa “low-cost”, continuano a resistere facendo registrare un incremento delle vendite dell’1,6%. D’altra parte, oggi sono 6,5 milioni le famiglie che dichiarano di fare regolarmente la spesa nei discount pur di risparmiare. Il 42% privilegia le grandi confezioni o formati convenienza, mentre il 32% abbandona i grandi brand per marche meno conosciute e prodotti di primo prezzo.
Fonte: www.asca.it