Acari della vite: un delicato equilibrio

Le specie di acari della vite sono molteplici: conoscerne caratteristiche e comportamento può offrire un importante vantaggio in campo

da uvadatavoladmin
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Le specie di acari della vite sono molteplici, ciascuna con comportamenti differenti. Fra di essi, infatti, si possono distinguere acari utili e altri dannosi che convivono in un delicato equilibrio ecologico. Questo – se correttamente gestito – può offrire un importante vantaggio in campo. Per farlo, però, è indispensabile conoscere caratteristiche e comportamento di ciascun artropode. 

Gli acari sono dei piccoli artropodi appartenenti all’ordine tassonomico degli Acarina, classe degli Aracnidi. Negli ecosistemi viticoli, la presenza degli acari manifesta una considerevole dualità che riflette l’ecosistema stesso: da un lato, agiscono come fitofagi, mostrando una più o meno marcata specializzazione nel danneggiare la vite e compromettere la produzione; dall’altro, vi sono gli acari fitoseidi, preziosi alleati della viticoltura in quanto predatori naturali degli acari dannosi. Questo delicato equilibrio tra acari fitofagi e fitoseidi evidenzia l’importanza di conoscerli e comprendere attentamente la loro presenza e distribuzione all’interno dei vigneti, al fine di mantenere un equilibrio ecologico favorevole alla salute delle viti e alla qualità della produzione.

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Un po’ di morfologia

Nella maggior parte dei casi, le dimensioni di questi animali sono comprese tra gli 0,1 e gli 0,7 mm di lunghezza. A differenza degli insetti, gli acari non hanno il corpo diviso in tre regioni morfologiche (capo, torace e addome) e presentano metameri fusi assieme a formare il cefalotorace. L’apparato boccale varia in base alle diverse specie, mentre gli arti si localizzano nella parte terminale del cefalotorace e comprendono 4 paia, spesso ridotte o assenti. Solitamente la respirazione avviene tramite trachee tubolari. Tuttavia, se queste strutture sono assenti, può avvenire per via cutanea o intestinale. Le forme giovanili degli acari sono simili all’adulto, ma hanno solo tre paia di arti; nel tempo si susseguono diverse fasi di sviluppo postembrionale: larva esapoda, protoninfa, deutoninfa (a livello del quale compare il quarto paio di zampe), tritoninfa e stadio adulto.

Acari della vite, analizziamo più nel dettaglio i fitofagi

La vite può ospitare diverse specie di acari la cui presenza sulla vegetazione è spesso asintomatica o poco manifesta. Con il verificarsi di particolari condizioni predisponenti, tuttavia, alcuni di questi piccoli artropodi possono arrecare danni anche rilevanti sulle piante infestate. Il loro preciso riconoscimento può essere effettuato attraverso il prelievo di campioni della pianta da analizzare attraverso esami diretti o di estratti. Per quanto efficace, però, questa operazione richiede tempi quasi mai compatibili con l’assistenza tecnica da effettuare in campo. Di qui l’importanza di conoscere più nel dettaglio le specie fitofaghe della vite, il loro ciclo biologico, la sintomatologia e i danni che possono provocare.

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Tra gli acari fitofagi che possono infestare la vite, una prima distinzione risiede tra specie appartenenti alla famiglia degli Eriofidi e specie appartenenti alla famiglia dei Tetranichidi, differenti per dimensione, colore e comportamento. 

Indipendentemente dalla specie fitofaga presente sulle piante, il danno che questi piccoli artropodi possono provocare sulla vegetazione deriva dalle loro punture di nutrizione. Gli acari fitofagi si nutrono dei succhi cellulari che riescono a prelevare attraverso il loro apparato boccale pungente succhiante dagli organi erbacei e dai frutti. Generalmente, grazie all’ausilio di uno stiletto, iniettano un liquido fluidificante nelle cellule vegetali che consente lo svuotamento dei contenuti cellulari di cui si nutrono. La presenza di vegetazione danneggiata comporta una riduzione dell’attività fotosintetica da parte della pianta, determinando in prospettiva una riduzione del tenore zuccherino delle bacche. Dalle punture di suzione effettuate sugli organi vegetali, però, si può osservare un’ampia variabilità di sintomi specifici che si diversificano in funzione della specie fitofaga, della sua densità di popolazione, dello stadio fenologico della vite, della sua cultivar e, infine, delle condizioni ambientali e agronomiche presenti in vigneto.

In conclusione, evitare operazioni invasive da un lato, e monitorare i vigneti dall’altro, sono i due piatti della bilancia: al tecnico di campo e al produttore spetta l’arduo compito di calibrare ciascun peso e preservare il delicato equilibrio ecologico presente in vigneto.

 

Donato Liberto
©uvadatavola.com

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