Arricchire il suolo con le piante, intervista ad Andrea Squartini – SPECIALE GRAPER TALKS

da Redazione uvadatavola.com

Mercoledì 13 febbraio, a Conversano (Ba), lo studio di consulenza agronomica Graper ha organizzato “Graper Talks 2019“: seminario di presentazione prove e discussioni tecniche su vite.

Tra i diversi relatori della giornata vi era anche Andrea Squartini, professore di microbiologia agraria dell’Università di Padova, che ha tenuto una relazione intitolata: “La biodiversità microbica quale valore per l’ambiente e per l’impresa“.

Professore, ci illustri la relazione tra piante e terreno.
Per parlare di terreno è necessario parlare di piante. Il punto centrale è: senza piante non c’è suolo, questo spesso lo dimentichiamo quando prepariamo il terreno per le lavorazioni o lasciamo un campo senza piante per lungo tempo in attesa di seminare o trapiantare le nostre colture. La natura ci insegna che dove c’è suolo c’è anche erba, ma dobbiamo comprendere che è proprio dove c’è l’erba che si forma il suolo. La fotosintesi svolta dalle piante rilascia nel sottosuolo, attraverso le radici, essudati per i microrganismi i quali nutrono, come una sorta di benzina di carbonio liquido, le popolazioni microbiche del suolo. In realtà sono proprio questi organismi che “fanno” il terreno.

Quindi le piante “fanno” il suolo, non viceversa.
Il luogo comune secondo il quale il suolo favorisce la crescita delle pante, può dirsi vero solo quando abbiamo del terriccio universale nei vasi e all’interno mettiamo a dimora i gerani.

Le piante creano un “indotto attivo” che nutre i microrganismi, perciò è necessario lasciare il terreno coperto con piante vive.

 

Quali sono i lati positivi di un terreno coperto con piante vive?
Nei terreni coperti raddoppia la capacità di infiltrazione. Questo vuol dire che durante periodi siccitosi possiamo garantire alle nostre piante una riserva di acqua nel sottosuolo. In caso di piogge molto copiose accade invece che, grazie ad una maggiore possibilità di infiltrarsi, non si creano allagamenti. Considerate che una pioggia forte equivale
all’esplosione di 50 tonnellate di TNT (esplosivo Trinitrotoluene ndr) per ettaro.

Il prof. Andrea Squartini mentre relaziona durante Graper Talks 2019

Come è possibile agire in vigneto per arricchire il suolo?
Parlando di vigneto in particolare, il mio consiglio è quello di lasciare il suolo il più possibile inerbito nel tempo cercando dei compromessi per quanto riguarda la competizione idrica e nutrizionale. Grazie ad un pascolo animale moderato, se si ha la fortuna di avere animali che è possibile controllare regimandoli a pascolare quell’erba, possiamo controllare la competizione idrica e beneficiare, allo stesso tempo, della fotosintesi. Quest’ultima continuerà ad essere svolta nel corso dell’anno dalle piante utilizzate per l’inerbimento. Sta a noi la scelta di miscugli polifiti o leguminose per spingere o controllare il vigore vegetativo.

Ci sono dei miscugli di sementi più adatti a seconda del tipo di terreno?
Sì, ma dipende dai terreni. Ogni viticoltore dovrebbe effettuare delle analisi, monitorare qual è la pulsione vegetativa delle proprie viti e capire se è il caso di frenarle o spingerle, ma questo è compito degli agronomi locali. Inoltre è consigliabile sfalciare non a raso, ma lasciando a metà l’erba. Così facendo si permette il flusso continuo da parte delle piante di fotosintati capaci di nutrire e donare nuova struttura al terreno.

Azioni come spandere del letame, effettuare delle pacciamature o realizzare il sovescio possono aiutare ad arricchire il terreno con della sostanza organica? 
Questi metodi ci fanno lavorare con dei “cadaveri” di sostanza organica e i benefici che otterremmo non sarebbero paragonabili all’apporto che le piante vive offrono al terreno.

 

 

Autore: Teresa Manuzzi 
Copyright: uvadatavola.com

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