La Corte dei Conti che ha simulato gli impatti di possibili interventi sull’Iva in una relazione consegnata al Parlamento in occasione delle audizioni sul Def.
La prima simulazione prevede lo spostamento di parte della base imponibile con Iva agevolata al 10% verso l’aliquota ordinaria al 22%, con l’obiettivo di portare nelle casse dello Stato 5 miliardi di euro e consentire al governo di finanziare gli annunciati tagli di Ires e Irpef.
L’altra simulazione presentata dalla Corte dei Conti guarda invece ad un aumento dell’aliquota super ridotta dal 4 al 6% e di quella intermedia dal 10 all’11%.
In ogni caso, il governo per evitare l’aumento dell’Iva automatico nel 2017 previsto dalla clausola di salvaguardia introdotta con la legge di Stabilità 2015 dovrà trovare 15 miliardi di euro entro fine anno.
Netta bocciatura da parte del Codacons alla proposta avanzata dalla Corte dei Conti: “Con tale misura ancora una volta sarebbero solo i consumatori a pagare, attraverso un incremento dei prezzi al dettaglio – denuncia il Presidente Carlo Rienzi – Una idea assolutamente ingiusta quella di aumentare l’Iva su alcuni beni, considerando che negli ultimi anni i ritocchi dell’imposta sul valore aggiunto hanno arrecato danno alle famiglie, ridotto i consumi e diminuito il gettito erariale”.
“Nel nostro paese l’Iva ha già subito di recente in Italia due incrementi, con effetti disastrosi per le tasche delle famiglie e per i consumi: dal 20 al 21% nel settembre 2011 con un aggravio medio di spesa pari a 290 euro anni a famiglia; dal 21 al 22% nel 2013 con maggiore spesa pari a 209 euro a famiglia su base annua, per una stangata media da +499 euro annui a famiglia – prosegue Rienzi – Il gettito per le casse dello Stato è risultato tuttavia inferiore alle aspettative, perché i consumatori hanno reagito al rincaro dei prezzi riducendo la spesa. Per tale motivo ci opporremmo a qualsiasi intervento al rialzo sull’Iva, e bocciamo senza appello la proposta della Corte dei Conti”.
“L’aumento dell’Iva colpirebbe soprattutto beni di prima necessità come pane, pasta, frutta e verdura con aliquota al 4% ma anche carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% con effetti drammatici sui redditi delle famiglie più bisognose e sull’andamento dei consumi in settori come quello alimentare che sono determinanti per sostenere la ripresa in atto”, aggiunge la Coldiretti.
“Un aumento dell’Iva generalizzato, in una fase in cui la mancanza di liquidità e di fiducia ha già portato ad una contrazione della spesa, alimenta – sostiene la Coldiretti – un circolo vizioso, facendo calare i consumi e la produzione che a loro volta significano più disoccupazione e debito pubblico. Si tratterebbe di un duro colpo dopo che la spesa delle famiglie italiane in alimenti e bevande nel 2015 ha invertito la rotta ed è tornata ad aumentare dopo sette anni di riduzione consecutiva anche se con un incremento pari ad appena lo 0,4%, secondo elaborazioni Coldiretti sulle rilevazioni Ismea Nielsen relative. La spesa alimentare – conclude la Coldiretti – è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi ed è quindi un elemento importante per la ripresa dell’economia”.
Fonte: Codacons/Coldiretti