L’agronoma, ricercatrice e produttrice Enza Dongiovanni, del CRSFA Basile Caramia di Locorotondo, ci accompagna alla scoperta della botrite (Botrytis cinerea), uno dei “nemici” più temuti da viticoltori, agronomi e grappoli di uva da tavola.
Nel video dichiariamo di non conoscere il nome dell’azienda nella quale eravamo. Ebbene al termine delle riprese, notando del movimento, si è palesato il proprietario del delizioso vigneto – con CV Italia -. Ringraziamo quindi l’azienda agricola Cofra – dei fratelli De Lucia, sita in agro di Conversano (Ba), per aver accolto con gioia la presenza inattesa dello staff di uvadatavola.com.
Di seguito i punti toccati nel corso dell’intervista con Enza Dongiovanni:
- Botrite: di cosa si tratta?
- Quali sono le condizioni predisponenti per lo sviluppo del fungo?
- Che stagione è stata questa per la botrite nei vigneti pugliesi?
- Agronomi e aziende agricole come possono proteggere l’uva da tavola dalla botrite?
- Ogni anno vengono meno sempre più principi attivi atti a proteggere le piante dalla botrite; questa carenza è stata colmata dall’introduzione di nuovi formulati?
- Come posizionare correttamente i nuovi formulati per ottenere i risultati migliori?
- Strategie da adottare in campo a fine estate.
Riportiamo di seguito uno dei punti più interessanti dell’intervista.
L’eliminazione di un numero sempre più alto di principi attivi ottenuti da sintesi chimica è stata compensata dall’introduzione di nuovi formulati?
“Il ventaglio dei principi attivi di sintesi chimica autorizzati, atti a contenere la Botrite, si è notevolmente ridotto nell’ultimo periodo. Per fortuna, però, sono state registrate nuove sostanze meno impattanti. Si tratta di sostanze naturali e di antagonisti microbici. L’uso dei soli prodotti chimici, del resto, mostra di anno in anno le sue criticità dal punto di vista della residualità. Allo stesso tempo bisogna sempre tenere presente che la botrite è tra i funghi più soggetti a dare vita a fenomeni di resistenza; pertanto in campo è opportuno alternare i principi attivi utilizzati, scegliendoli tra famiglie chimiche differenti. Ovviamente il fatto che questi siano sempre meno complica la situazione. In tal senso l’introduzione dei nuovi formulati potrebbe essere determinante. Anch’essi, però, presentano delle debolezze. Ad esempio hanno una bassa persistenza – che ci costringe ad aumentare il numero dei trattamenti – e mostrano un’efficacia non sempre costante, ma legata a diversi fattori come:
- lo stato fenologico del vigneto,
- lo stato di salute della pianta al momento dell’applicazione e
- le modalità di distribuzione del prodotto.
Studiosi e sperimentatori, quindi, continueranno a lavorare in tal senso per poter offrire al mondo produttivo indicazioni sempre più precise circa il posizionamento più corretto ed efficace dei nuovi prodotti”.
Clicca qui per approfondire guardando il video.
Intervista: Teresa Manuzzi
Riprese e montaggio: Luca Desiderato
©uvadatavola.com