Grappolo d’argento 2015: con Racemus vince la comunicazione

da Redazione uvadatavola.com

La vincitrice del XVII Premio Internazionale Grappolo d’Argento “Città di Rutigliano”, Teresa Diomede, è stata intervistata dalla redazione di uvadatavola.com.

Durante l’intervista, la titolare di Racemus ha spiegato qual è stato il percorso intrapreso dalla sua azienda in questi ultimi anni che le ha garantito il pregiato riconoscimento. La cerimonia di premiazione si è tenuta nell’ambito dell’ultima edizione della Fruit Logistica tenutasi a Berlino nei primi giorni di febbraio.

Quali sono le motivazioni che hanno permesso all’azienda agricola Racemus di vincere il Grappolo d’argento 2015?
È stato premiato il percorso dell’azienda che va avanti da 7-8 anni, più o meno da quando è nata Racemus. L’azienda è nata con la volontà di perseguire determinati obiettivi, non solo legati alla produzione, ma anche alla comunicazione. Sin dal primo giorno, in questi anni abbiamo svolto ricerche di mercato, partecipato a corsi di marketing ed effettuato viaggi incredibili in molti paesi del mondo per cercare di capire il consumatore come acquista, come vede il prodotto uva da tavola, ma anche come si muovono i nostri competitors, come si caratterizza la produzione nel nostro territorio e quello che c’è da migliorare. Insomma abbiamo svolto un lavoro mirato sia al miglioramento dell’azienda agricola e sia, soprattutto, alla comunicazione. Penso che in un mondo dove la comunicazione è tutto, se non parli e non ti fai notare, nessuno ti cerca e nessuno ti trova. Quindi il nostro percorso ha evidentemente portato i desiderati frutti.

Fino ad arrivare al grande successo ottenuto da Terronia, evento organizzato da Racemus qualche mese fa.
Nell’ultimo anno il nostro percorso comunicativo ha avuto l’exploit con il progetto Terronia (vedi l’articolo correlato), quindi anche il territorio ha dovuto rendersi conto che Racemus ha creato una tendenza nella comunicazione. Non basta più fare un buon prodotto, saperlo confezionare o commercializzare. Questo lo sanno fare già in tanti. Quel prodotto che andiamo a coltivare e commercializzare bisogna anche saperlo comunicare e legare al territorio. Noi ci stiamo provando, e considerando il successo ottenuto con Terronia, ci sembra di aver trovato  finalmente il modo giusto di farlo. È importante legare indissolubilmente la produzione al territorio ed alle persone che ci lavorano.

Ricordiamo la motivazione per cui è stata premiata l’azienda agricola Racemus?
La motivazione è la seguente: “Per aver operato nella propria azienda utilizzando strumenti innovativi nella comunicazione verso il mercato e i consumatori, volti alla valorizzazione e promozione del prodotto uva da tavola e del territorio ad esso legato. Questo modello ha prodotto relazioni e sinergie che svilupperanno sempre maggiore attenzione verso la filiera. In un mercato in continuo cambiamento, l’Amministrazione Comunale di Rutigliano riconosce e premia questo modello operativo, individuandone un valore strategico per lo sviluppo del settore uva da tavola”. L’amministrazione, premiando il nostro modello aziendale come virtuoso e di tendenza, ha centrato in pieno la motivazione in quanto è proprio quello che abbiamo cercato di fare nel corso degli anni ed è quello che continueremo a fare in futuro, perché il premio deve essere visto come un punto di partenza ancora più motivante. Sentiamo forte il peso di questa responsabilità, ci hanno premiato e non dobbiamo disilludere le aspettative, ma perseverare  e fare molto di più. Questa era la nostra mission aziendale sin dall’inizio, poi è arrivato il grappolo d’argento che siamo orgogliosi e felici di aver ricevuto.

E con questo arriviamo alla premiazione che si è svolta in occasione della Fruit Logistica di Berlino.
La premiazione si è celebrata nel padiglione della Regione Puglia, devo dire una location davvero piccola per quelli che poi sono stati gli ospiti. Mi è dispiaciuto, perche molte persone sono rimaste fuori dal luogo dove si è svolta la cerimonia. Spero che il prossimo anno, considerando quello che è successo, venga risolto questo problema di natura logistica.

Valeva la pena andare a Berlino per la premiazione? In rete si sono accese molte polemiche su questo argomento…
Penso che il premio appartiene al territorio ed è giusto che i cittadini, considerando che sono stati spesi dei soldi pubblici, sappiano a chi è andato il premio, quali sono le motivazioni, che partecipino alla cerimonia e si complimentino personalmente con il vincitore. Però non dimentichiamo che Berlino è una vetrina internazionale, la più grande al mondo per il settore dell’ortofrutta. Portare il premio in Germania offre sicuramente una visibilità maggiore di quella che potremmo garantire sul nostro territorio. Può darsi che un giorno potremo portare il premio a Rutigliano e farlo ugualmente diventare visibile al mondo, ma ci vorrà un impegno fortissimo da parte dell’amministrazione che dovrà garantire la presenza di alcune figure importanti, in particolare di giornalisti di rilievo, perché è anche attraverso la comunicazione che si attribuisce l’importanza ad un premio.

Con quali impressioni torni dalla fiera di Berlino? Che aria si è respirata sull’argomento commercializzazione dell’uva da tavola?
Noi di Racemus eravamo già in un clima gioioso e siamo arrivati in fiera con un entusiasmo maggiore perché stavamo per ricevere un riconoscimento importante che sicuramente ci porterà dei frutti. L’atmosfera della fiera è stata la consueta, c’era molta gente e anche molto interesse per il prodotto uva da tavola e per le azioni di promozione. Come sempre Berlino si conferma il momento migliore per noi operatori commerciali. Dopo la premiazione c’è stata un’affluenza incredibile nello stand della Apoc Salerno che ci ha ospitato ed ha proiettato il video Terronia. Vedere gente che si fermava per vedere  il nostro cortometraggio in quel contesto mondiale per noi è stata un ulteriore vittoria. Il risultato di questa fiera è stato per Racemus il migliore in assoluto.

Il cortometraggio “Terronia” proiettato presso lo stand dell’Apoc Salerno.

Negli anni passati l’Italia ha presentato il solito problema di aggregazione. A differenza degli altri paesi, ci si presentava frammentati, mai uniti. È stato così anche in questa edizione  della Fruit Logistica?
Quest’anno si è ripetuta la stessa cosa, che non vedo però come un handicap. È la nostra identità, siamo un paese dalle cento coltivazioni e dalle cento mentalità. E poi il compito di tenerci più raggruppati e valorizzare gli espositori dovrebbe essere delle istituzioni. Per molte ragioni, magari solo di spazio, alcuni produttori non erano presenti nello stand della Regione Puglia, ma altrove. Però poi in tutti gli articoli e i servizi giornalistici si è fatto vedere solo lo stand della Regione Puglia. Come si può ovviare a questo? Le istituzioni e soprattutto i giornalisti dovrebbero fare prima dell’inizio della manifestazione un censimento dei rappresentanti dei vari territori, ed in seguito fare un giro per offrire visibilità. Siamo in una fiera importante e offrire visibilità ad un’azienda che sta investendo è una cosa che deve essere fatta. È stato poco piacevole per gli espositori pugliesi lontani dallo stand dalla Regione Puglia non vedere mai arrivare dei giornalisti. Una maggiore organizzazione in questo senso sarebbe sufficiente. Al ritorno dalla fiera ci si aspetta di raccogliere i frutti e non è bello poi scoprire che un’azienda è stata più volte citata e ripresa mentre un’altra, che ha fatto lo stesso lavoro e investimento, non è stata presa in considerazione. Tutti gli espositori dovrebbero avere la stessa visibilità.

Ci fai un’osservazione finale sul riconoscimento che la tua azienda ha meritatamente ricevuto?
Premiare un’azienda piccola che sta crescendo come Racemus è stato coraggioso. Questo secondo me moltiplica per tantissime volte il valore del premio che abbiamo ricevuto. Se fossero sempre premiate le grandi aziende, i “colossi”, alla fine come potrebbero valorizzare questo premio? Ormai si sentono già arrivati….Invece ci sono tante piccole aziende come la nostra che si stanno identificando in noi in questo momento, pensano che se ce l’ha fatta Racemus possono farcela anche loro. La gente in questo modo si sente motivata a far meglio, a dare di più. E questo è un passo fondamentale per la crescita di tutto il comparto dell’uva da tavola e dei suoi territori di produzione.

Teresa Diomede con il grappolo d’argento e la mascotte aziendale “Testa di Chicco”.

 

Autore: la Redazione

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