Succo di uva o vino rosso per bruciare i grassi epatici

da Redazione uvadatavola.com

Bere succo di uva rossa o vino, con moderazione, potrebbe aiutare le persone a gestire meglio l’obesità e i relativi disturbi metabolici come il fegato grasso.

A renderlo noto è un nuovo studio condotto da un ricercatore della Oregon State University.

Neyl Shay, biologo e biochimico presso l’OSU’s College of Agricultural Sciences, ha esposto le cellule umane del fegato grasso, coltivate in laboratorio, a quattro composti chimici naturali presenti in una varietà di uva rossa coltivata nel sud-est degli Stati Uniti. Uno dei prodotti chimici presenti nell’uva, l’acido ellagico, si è dimostrato particolarmente potente: ha rallentato significativamente la crescita delle cellule adipose esistenti e la formazione di nuove ed ha potenziato il metabolismo degli acidi grassi nelle cellule epatiche.

“Queste sostanze chimiche naturali non fanno miracoli per la perdita di peso”, avverte Shay. “Non abbiamo trovato e non ci aspettavamo di trovare che questi composti avrebbero migliorato il peso corporeo, ma aumentando la combustione dei grassi, in particolare nel fegato, essi possono migliorare la funzione epatica nelle persone in sovrappeso. La buona notizia è che siamo riusciti a sviluppare una strategia alimentare per ridurre l’accumulo dannoso di grasso nel fegato, utilizzando alimenti comuni come l’uva”.

Lo studio è stato realizzato in collaborazione con i ricercatori dell’Università della Florida e del Nebraska.

Già nel 2013, Shay e colleghi condussero una sperimentazione analoga, ipotizzando che l’acido ellagico ed altre sostanze chimiche presenti nell’uva rossa e nel vino si legano alle PPAR-alfa e PPAR-gamma, due proteine che lavorano all’interno delle cellule che regolano il metabolismo degli acidi grassi e del glucosio, impedendo loro di accendere i geni che ne innescano il deposito.

“Farmaci comunemente prescritti per abbassare la glicemia ed i trigliceridi, agiscono in questo modo”, ha spiegato il ricercatore.

“L’obietivo di questo lavoro non è sostituire i farmaci necessari, ma guidare le persone nella scelta di alimenti ampiamete disponibili che hanno particolari benefici per la salute, come l’aumento della funzione metabolica”, ha concluso Shay.

 

Fonte: medimagazine.it/oregonstate.edu

 
 

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