Peronospora 2020: il racconto dal campo

da Redazione uvadatavola.com

Anche nel 2020 è stato necessario attuare adeguate strategie di contenimento per le infezioni di peronospora, manifestatesi in diverse aziende agricole, soprattutto nel Sud-Est barese.

Analizziamo la stagione rispetto a questo problema con i tecnici di campo Tonino Melillo (Agrimeca) e Bartolomeo De Tomaso (Agriproject). Uva da Tavola magazine è nato perché crediamo che il settore, per mantenersi in salute, necessiti della circolarità delle informazioni. Dopo quasi dieci anni, continuiamo a credere fortemente nel confronto come strumento necessario per far crescere il nostro comparto di riferimento. Per questo motivo abbiamo deciso di occuparci della peronospora (Approfondisci leggendo qui l’articolo della ricercatrice Enza Dongiovanni), un problema sempre più frequente, manifestatosi anche nel corso di questa stagione, in diverse aziende agricole. Per farlo abbiamo fatto ricorso allo sguardo ed alle esperienze di campo di due tecnici: Tonino Melillo – consulente di Agrimeca Grape And Fruit Consulting Srl – e Bartolomeo De Tomaso – agronomo presso Agriproject Group Srl.

 

Gli eventi infettivi sono stati concomitanti agli eventi piovosi che hanno generato bagnature fogliari prolungate.

 

In foto: Bartolomeo De Tomaso – Agriproject Group.

Per la peronospora è stata una stagione complessa: cosa è successo in campo?
Nel 2020 abbiamo avuto un andamento climatico caratterizzato da cadenzate e improvvise piogge a carattere temporalesco – esordisce De Tomaso – brevi, ma abbondanti. Nella prima parte della stagione i venti sono stati moderati da Nord, per diventare successivamente deboli e variabili da Nord a Sud. Gli eventi infettivi sono stati concomitanti agli eventi piovosi che hanno generato bagnature fogliari prolungate. Voglio ricordare che, in viticoltura da tavola, lavorare sotto telo permette di proteggere adeguatamente bacche e foglie dalle bagnature; per questo – continua l’agronomo – i vigneti che per primi hanno evidenziato l’infezione sono stati quelli scoperti condotti sotto rete. Ma vediamo ora quanto è accaduto a maggio. Le precipitazioni del 3 maggio hanno fatto sì che si formassero macchie d’olio nei vigneti non adeguatamente protetti, mentre quelle del 20 di maggio, oltre alla formazione di ulteriori macchie d’olio, hanno provocato la comparsa di grappoli dalla caratteristica forma ad “S”. In ogni caso, non sono stati questi gli eventi particolarmente infettivi o compromettenti. Le piogge registrate tra la fine di maggio e la prima decade di giugno, particolarmente abbondanti in alcuni areali, hanno favorito ancora una volta la comparsa di macchie d’olio, nonché di infezioni a carico dei grappoli che erano in fase di fine fioritura – inizio allegagione con relativa sporulazione.

 

Poi sono arrivate anche le piogge di fine giugno, cosa è accaduto in questo mese?
Le piogge abbastanza frequenti ed intense di fine giugno, abbattutesi soprattutto in alcuni areali, hanno creato le condizioni ideali a favorire le infezioni peronosporiche primarie e secondarie nei vigneti sotto rete. Nei vigneti coperti, dove fino a quel momento non era stato quasi necessario trattare, diventava in quel periodo fondamentale proteggere adeguatamente la vegetazione. È stato particolarmente utile agire per proteggere dalle infezioni peronosporiche le varietà tardive: in queste cultivar gli acini erano in fase di divisione cellulare. In questo caso si è andati a lavorare soprattutto sulla vegetazione che fuoriusciva dal telo. Il tutto per non compromettere la sanità dell’apice meristematico, sede anche della biosintesi e degli ormoni della crescita. Purtroppo i problemi di giugno non sono stati gli ultimi. Proseguendo nel mese di luglio – continua il tecnico di Agriproject – l’unico evento piovoso che ha innescato i cicli secondari si è verificato tra il 16 ed il 17 luglio – a seconda dell’areale – ed è stato tristemente significativo, soprattutto per le varietà non adeguatamente protette. Le piogge di luglio hanno portato alla comparsa della peronospora larvata anche in modo rilevante. Tendenzialmente i sintomi si sono poi riscontrati nell’ultima decade di luglio. Anche nella prima decade di agosto – attorno al “giorno” 6 – abbiamo avuto piogge di diverse intensità e concentrate in poche ore, che ovviamente sono state la miccia per ulteriori cicli infettivi. Tuttavia in questa data la gran parte dei vigneti medio-tardivi era protetta da teli, nonché in fase di invaiatura avanzata e quindi non ci sono stati problemi sulla produzione.

 

Quando si è avuta la percezione del pericolo della Peronospora?
Le prime avvisaglie della pericolosità della malattia si sono manifestate a seguito delle piogge cadute tra fine aprile ed inizio maggio; infatti, non di rado, sono stati rinvenuti grappoli infetti di peronospora anche sotto i teli. Le preoccupazioni serie in campo – fa notare Melillo – sono sorte dopo le piogge insistenti tra la fine di giugno e la metà di luglio che hanno continuamente bagnato la vegetazione. In questa fase, caratterizzata da condizioni meteo altamente predisponenti e anche da piante in pieno sviluppo vegetativo, chi non aveva trattato in maniera preventiva ed adeguata ha quindi cominciato a riscontrare dei problemi. Questa stagione, purtroppo, sarà ricordata anche per la forza con cui la peronospora è riuscita ad attaccare la vegetazione sotto telo, a seguito di persistente bagnatura delle piante e temperature più basse rispetto ai valori stagionali.

 

La pressione è stata simile in tutti gli areali pugliesi o ci sono state zone che hanno dovuto lottare maggiormente contro il fungo?
Gli areali più colpiti – continua Melillo – sono stati gli areali del Sud-Est barese. I vigneti nelle zone a Nord di Bari, nella BAT e nell’ arco Jonico, hanno sicuramente registrato la presenza del patogeno, ma in tempi e modi diversi. Ad esempio, nell’arco Jonico, la peronospora si è manifestata in maniera più importante già agli inizi di giugno e questo ha condizionato in maniera positiva il contenimento dell’infezione. Infatti, la strategia di lotta, ha avuto maggiore efficacia in quanto, probabilmente, è stata eseguita unitamente alla minore pressione del patogeno sul territorio e a condizioni climatiche moderatamente favorevoli alle infezioni.

 

De Tomaso, perché la pressione quest’anno è stata così forte?
Le condizioni climatiche sono state particolarmente favorevoli allo sviluppo della malattia. Come precedentemente descritto, abbiamo registrato piogge di alta intensità e dilavanti, e il susseguirsi di bagnature fogliari per diverse ore che ha portato ad una forte pressione del fungo. Nel corso dell’annata si è quindi innescata una serie di cicli infettivi che hanno portato ad un’alta pressione del patogeno.

 

 Tonino Melillo – Agrimeca Grape And Fruit Consulting.

Melillo, come può essere valutato il lavoro in campo delle aziende agricole?
Nella maggior parte dei casi, gli agricoltori sono stati molto precisi nell’eseguire i trattamenti. Infatti, questo ha permesso a molti, di contenere le infezioni e di limitare i danni. Va detto che, per precisione, si intende, oltre che tempestività di azione e dose adeguata della sostanza attiva, anche la velocità di avanzamento della trattrice, pressione di erogazione della miscela, quantità di acqua per ettaro, trattamento di tutti i filari e accurata bagnatura dei filari della corona che possono diventare focolai di infezione.

 

Quali accorgimenti agronomici è il caso di utilizzare per evitare che il patogeno abbia la meglio?
Noi tecnici dello studio Agriproject – spiega De Tomaso – lavoriamo sulla base dei dati che ci vengono forniti dai modelli Horta. Il sistema ci dice come varia la pressione del patogeno a seconda del clima. Applichiamo diversi formulati commerciali in una precisa sequenza, piuttosto che guardare alla molecola nello specifico. Per un tecnico di campo è quindi importante capire perfettamente dove sta operando e cosa sta accadendo, suscettibilità varietale, condizioni pedoclimatiche del vigneto, tempestività dell’intervento e modalità di distribuzione del trattamento. Bisogna sempre ricordare che nel momento in cui si effettua il trattamento bisogna bagnare bene la vegetazione utilizzando 800 litri di acqua/ettaro e trattare tutte le file. Infine, in riferimento alla peronospora non va mai dimenticato che la tempestività dell’intervento è la chiave per la buona riuscita del trattamento.

 

Stessa domanda anche per lei, Melillo: quali consigli vuole dare ai produttori per contrastare l’insorgere del patogeno?
Prima di erogare consigli, deve essere chiaro che, la lotta alla peronospora è una lotta integrata. Questo significa che ci sono diverse azioni che concorrono al risultato finale del suo contenimento. Sicuramente, una componente indispensabile è l’esecuzione precisa dei trattamenti. Assieme a questo, anche la gestione del suolo, la nutrizione e l’irrigazione giocano un ruolo importante. È sempre più evidente che in aziende con terreni non lavorati, l’incidenza della peronospora, come anche delle altre malattie, è inferiore. Pertanto le arature frequenti, oppure eseguite in momenti concomitanti a condizioni predisponenti per le infezioni, sono da evitare. Infatti tale pratica aumenta la suscettibilità della pianta alla malattia promuovendo un lussureggiamento vegetativo, incrementando la diffusione delle zoospore e rendendo il terreno impraticabile all’entrata tempestiva della trattrice per l’esecuzione dei trattamenti. Anche una nutrizione non razionale, con particolare incremento di azoto e irrigazioni eccessive aumentano la sensibilità delle piante alle infezioni.

 

Ne emerge un quadro abbastanza chiaro: in questa annata il meteo non è stato particolarmente gentile con i vigneti, soprattutto con quelli che sorgono negli areali del barese. Le piogge insistenti e copiose, registrate per tutta la stagione primaverile, ma soprattutto ad inizio estate, hanno costituito l’innesco perfetto per il fungo. Produttori e tecnici che non sono riusciti a proteggere tempestivamente i vigneti si sono ritrovati a dover controllare il patogeno quando ormai era troppo tardi, considerando anche la vegetazione che si trovava in una fase fenologica avanzata.

Fermo restando la necessità di bagnare omogeneamente la vegetazione, trattando tutte le file e senza allungarsi nei turni tra due interventi, le raccomandazioni dei due tecnici sottolineano l’importanza di disporre delle informazioni circa le condizioni di temperatura e umidità proprio di ogni singolo vigneto, elemento necessario per intervenire nella maniera più congeniale possibile alle esigenze di protezione del vigneto.

 

Autore: Teresa Manuzzi
Copyright: uvadatavola.com

 

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