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Ceratitis capitata in vigneto: cause e contenimento

Perché la mosca mediterranea della frutta quest'anno si è ripresentata in vigneto danneggiando le uve? Antonio Guario, fitoiatra, spiega le cause.

da Redazione uvadatavola.com 28 Novembre 2022
28 Novembre 2022
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La mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata) si è ripresentata in autunno in vigneto danneggiando le uve. Il controllo del dittero pone seri problemi al comparto, visto che si manifesta durante la delicata fase della raccolta.

Pur essendo sempre presente nei nostri areali (segnalata in vigneto già dal 2010) la Ceratitis capitata, la mosca mediterranea della frutta, non provoca sempre particolari problemi all’uva.

I fattori che hanno favorito la presenza di Ceratitis capitata durante questa campagna

La recrudescenza della mosca registrata quest’anno può avere diverse cause: per prima cosa le condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo degli stadi biologici e all’incremento della popolazione del dittero. Le elevate temperature registrate nel periodo estivo hanno sicuramente contenuto lo sviluppo della mosca mediterranea, ma non in modo determinante. È noto, infatti, che la soglia termica superiore della C. capitata è di 39 °C. A fine estate, in presenza di temperature più favorevoli, la popolazione prolifera notevolmente a scapito delle colture di stagione. Si tratta, infatti, di un fitofago altamente polifago: all’interno della sua dieta si contano oltre 250 specie vegetali. Durante l’autunno, però, scarseggiano le colture frutticole appetibili dalla mosca, eccezion fatta per gli agrumi e per l’uva. Dunque per gli adulti l’uva diventa un frutto altamente attrattivo, considerando che presenta anche un elevato contenuto di zuccheri essendo in piena maturazione.

Danni

La femmina per mezzo dell’ovopositore perfora l’epidermide dell’acino per deporre uno o più uova (fino a 10). Le larve che ne fuoriescono si nutrono della polpa (mesocarpo). I danni, facilmente visibili, sono gallerie sottocuticolari, brune a causa della degradazione e dell’ossidazione degli escrementi e dei succhi cellulari. Questi ultimi, infatti, contrastano nettamente con il colore chiaro dell’acino.

Le gallerie rendono il grappolo non commerciabile non solo per un fattore estetico. Esiste infatti un divieto di commercializzazione per i prodotti che presentano tale dittero, che rientra tra i parassiti da quarantena per i Paesi extra-UE come Stati Uniti e Canada.

Ceratitis capitata

I danni da Ceratitis capitata sugli acini

Danni indiretti

Al danno diretto si aggiunge spesso un danno indiretto. Nella parte dell’acino deturpata dalle larve, infatti, lieviti e funghi trovano una via preferenziale al proprio insediamento. Ciò compromette l’intero grappolo. Il fatto che le infestazioni di tale fitofago si presentino nelle fasi finali della campagna rende complesso il controllo, a causa del possibile mancato rispetto dei tempi di carenza o alla potenziale presenza di ulteriori residui, anche se nei limiti di legge. Il mercato “sonnolento” e la necessità di allungare la stagione mantenendo l’uva sulle piante contribuiscono ad esporre ancora di più i grappoli agli attacchi della mosca.

Misure per contenere le infestazioni da Ceratitis capitata

ll monitoraggio degli adulti è lo strumento principe che ci consente di verificare la presenza del dittero sulla coltura. Inoltre avviando i monitoraggi sin dalle prime fasi dell’invaiatura è possibile tracciare delle curve di volo e osservare l’eventuale presenza e incremento nel tempo del numero di individui presenti.

Diversi sono i tipi di trappole che è possibile adoperare:

  • trappole cromotropiche gialle, per attirare visivamente il dittero;
  • trappole alimentari, ovvero attivate con sostanze azotate e ammoniacali a cui sono più sensibili le femmine con le uova in maturazione;
  • trappole innescate con feromone sessuale femminile, per attrarre i maschi.

L’inizio delle catture può rappresentare il momento per programmare o effettuare interventi, nel caso in cui le condizioni climatiche dell’areale di coltivazione predispongano infestazioni del dittero. Le stesse trappole, inoltre, possono essere utilizzate per rilevare infestazioni in aree poco suscettibili che pian piano potrebbero essere maggiormente interessate dalla mosca. In questo ultimo caso, in relazione alla popolazione presente e solo a fronte di un progressivo incremento delle catture, è necessario pianificare il controllo. I rilievi con le trappole dovranno essere sempre integrati con un monitoraggio sui grappoli, per individuare le primissime fasi di ovideposizione. Le trappole alimentari attivate o meno con sostanze attive (generalmente piretroidi), funzionano non solo come monitoraggio, ma anche come mezzi per la cattura massale o come tecnica “Attract and Kill”. In tal caso è necessario installare le trappole già durante le prime catture degli adulti, in quanto la loro modalità di azione è di tipo preventivo.

Danni della mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata)

Come installare le trappole alimentari

L’efficacia delle trappole alimentari è proporzionale alla superficie interessata per cui, aumentando la superficie di installazione delle trappole (oltre i 2 ettari), aumenta la loro efficacia. Il numero delle trappole da installare varia da 50 a 100 per ettaro, in relazione alle disposizioni in etichetta. Si consiglia, inoltre, di rafforzare le zone periferiche del vigneto, aumentando il numero di trappole sui lati esposti ai venti prevalenti.

Una corretta e precoce installazione delle trappole, quindi, consente di eliminare del tutto i trattamenti. Quando C. capitata produce una piccola percentuale di danni sui grappoli possiamo commercializzare comunque il prodotto, effettuando la toelettatura manuale dei grappoli in fase di raccolta.

Le sostanze chimiche registrate su uva da tavola contro C. capitata sono poche, infatti, sono disponibili solo acetamiprid e lambda cialotrina rispettivamente con 14 e 9 giorni di carenza: tempi piuttosto lunghi per infestazioni riscontrate a ridosso della raccolta. L’azione di queste sostanze attive è essenzialmente di contatto. Nel caso dell’acetamiprid, poi, è possibile avvantaggiarsi anche della sua azione per ingestione nel controllo delle larve. Nel frutto, infatti, la sostanza si insedia nei primissimi strati dell’epidermide dove si nutrono le larve. Tutte queste criticità ci obbligano ad effettuare sempre un attento monitoraggio, “arma” che ci permetterà di agire nel rispetto dei tempi di carenza.

 

Autore: Antonio Guario, fitoiatra – Agrolab
©uvadatavola.com

 
 
 
Antonio GuarioinsettiMosca mediterranea della fruttaparassitiparasssiti

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