La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, una produttività superiore e una stagione califoniana dell'uva da tavola molto tardiva sono i fattori che hanno contribuito a frenare l'import di uva proveniente dal Cile negli USA.
In Cile, i produttori di uva da tavola e di mirtilli sono preoccupati per le loro esportazioni a causa del braccio di ferro Stati Uniti e Cina.
Il governo messicano ha dichiarato che aumenterà le tasse sulle importazioni di frutta statunitense in risposta ai dazi USA previsti su acciaio e alluminio.
In Messico si attende una stagione per l'uva da tavola che rispetti le tempistiche consolidate, nel 2017 si era cominciato con notevole ritardo.
Il mercato europeo dell'uva da tavola si esaurirà prima del solito a causa della scarsità di prodotto di diversi Paesi produttori, nella stessa situazione si trova anche la California. Al momento Brasile, Perù e Grecia stanno immettendo prodotto sui mercati, ma possono contare su volumi più bassi del solito.
Il pesce spada e il tonno dalla Spagna inquinato da metalli pesanti, gli integratori e i cibi dietetici con ingredienti non autorizzati dagli Stati uniti e le arachidi dalla Cina contaminate da aflatossine cancerogene, salgono sul podio della “black list” dei prodotti alimentari più pericolosi per la salute, che vede al decimo posto i pistacchi dalla Turchia per la presenza di aflatossine oltre i limiti di legge.
Nel caso in cui la politica "America First" del presidente Trump dovesse essere perseguita così come rappresentata in campagna elettorale, l'economia italiana potrebbe perdere fino a 1,4 miliardi di euro nelle esportazioni verso gli Stati Uniti di cui oltre trecento milioni nel solo settore agroalimentare.
Le spedizioni di uva cilena in USA sono aumentate dell'11% nella stagione 2016-17, secondo le statistiche diramate dall'Associazione "Chilean Fresh Fruit Exporters".
Nei primi mesi del 2017 la bilancia commerciale con gli Usa vede una crescita del surplus di 24 milioni di euro, grazie all'aumento delle esportazioni (+ 4,2%) e alla stabilità delle importazioni (-0,3%), in controtendenza rispetto al resto dell'agroalimentare italiano.
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