Come coltivare l’uva da tavola: il diserbo come alternativa alla lavorazione del suolo

da Redazione uvadatavola.com

Nella gestione del suolo in viticoltura finora si è fatto ricorso quasi esclusivamente alle lavorazioni tradizionali, soprattutto negli ambienti centro-meridionali, al fine di controllare le infestanti e limitare le perdite d’acqua per evapo-traspirazione.

Nell’ultimo periodo è in corso una revisione critica dei sistemi di lavorazione a causa dell’aumento dei costi di esercizio in azienda e dell’accresciuta sensibilità alla conservazione dell’ambiente.

Oltre all’inerbimento (clicca qui per leggere l’articolo), un’altra valida alternativa alla lavorazione del suolo è la non coltura, pratica in cui il controllo delle erbe infestanti avviene mediante un adeguato programma di interventi con prodotti ad azione erbicida.

Se si decidesse di adottare la tecnica della “non coltura nuda”, ovvero la totale assenza dell’erba nel vigneto, in inverno si potrebbero distribuire sostanze attive ad azione residuale per il controllo della germinazione dei semi delle erbe annuali e in primavera ricorrere ad erbicidi ad azione sistemica o per contatto.

In alternativa c’è la “non coltura integrata” che prevede la presenza di erba fino a primavera, che verrà eliminata successivamente con l‘uso di prodotti sistemici (glifosate) o di contatto nei mesi estivi. Con questa pratica negli anni si è riscontrato un maggior rigoglio vegetativo rispetto ai vigneti lavorati ed inerbiti, grazie ad una migliore resistenza alla siccità. Difatti in seguito alla totale eliminazione delle malerbe in estate, si verifica una riduzione della traspirazione e dell’evaporazione per l’assenza delle lavorazioni. Si ottiene, inoltre, un miglioramento della resistenza al calpestio, così da permettere la tempestività dei trattamenti, si contiene l’erosione superficiale nel caso di non coltura integrata e si abbattono notevolmente i costi (circa il 25%) relativi alla gestione del suolo (Corazzina, 2007).

Con l’uso di specifiche sostanze attive è possibile controllare anche i polloni che, oltre a rappresentare un inutile dispendio di risorse da parte delle viti, sono un rifugio per insetti dannosi come la cicalina Scaphoideus titanus che è vettore della flavescenza dorata, insetto molto più presente a nord ma di recente introduzione anche nell’Italia meridionale.

L’incremento di vigoria a cui si assiste deve essere controbilanciato da un’adeguata potatura verde e da un minor apporto di concimi azotati, per evitare di aumentare la suscettibilità alla botrite.

È fondamentale disporre di attrezzature adeguate che garantiscano un’omogenea distribuzione del prodotto erbicida in quanto talvolta si possono avere danni da tossicità legati anche a errori nelle dosi.

Infine, con l’adozione della non coltura tradizionale, cioè nuda, su terreni in pendio si notano dopo alcuni anni danni da erosione superficiale.

Le applicazioni dei diserbanti nel periodo autunno-invernale risultano molto utili soprattutto qualora si senta la necessità di eliminare specie perennanti quali la gramigna (Cynodon dactilon), e specialmente specie come il vilucchio (Calystegia sepium) e l’ortica (Urtica urens), sulle cui radici svernano preferenzialmente le forme giovani di Hyalestes obsoletus, la cicalina vettrice del fitoplasma agente del legno nero.

Sebbene l’impiego di diserbanti si riveli una pratica agronomica efficace per il controllo delle infestanti, l’orientamento della politica comunitaria europea mira alla riduzione di questi prodotti, soprattutto di quelli che contengono molecole che non subiscono una rapida degradazione nel suolo. Infatti, in molti disciplinari di produzione regionali non sono ammessi interventi di diserbo nell’interfilare.

Dott. Luigi Amoruso

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