Si è tenuto venerdì scorso l’interessante incontro organizzato dal Comune di Rutigliano e ARPTRA sul tema dei film plastici e delle coperture per i vigneti di uva da tavola.
Uvadatavola.com ha intervistato i ricercatori del CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) presenti come relatori: Pasquale Losciale e Luigi Tarricone, che hanno sapientemente illustrato alla folta platea le proprie ricerche.
Pasquale Losciale ha indagato le relazioni esistenti tra la pianta e l’ambiente e in particolare tra la luce e la pianta.
“A livello qualitativo e produttivo è importante che la pianta sia uniformemente illuminata – spiega il Dottor Losciale – per ottimizzare l’illuminazione si può agire sulle forme di allevamento e sulla chioma. Per aumentare la produttività sarebbe bene ridurre la quantità di luce incidente che impatta sull’impianto, allo stesso tempo, esporre tutte le foglie della pianta alla luce ridotta”.
“Questo permette di attivare una maggior attività fotosintetica e di ottenere quindi più zuccheri nel frutto. Infatti, per quanto riguarda l’uva da tavola, è la foglia l’unico motore che nutre le bacche durante la fase dell’ingrossamento. Per la colorazione dei grappoli è importane modulare la qualità della luce con un film plastico apposito. C’è da precisare – continua il ricercatore – che non esiste un film plastico valido per qualsiasi vigneto”.
“La scelta della copertura migliore dipende dal clima, dal luogo, dalla fase fenologica nella quale ci si trova, dalla cultivar e dalla forma di allevamento. Sarebbe auspicabile – Conclude Pasquale Losciale – una collaborazione tra aziende che realizzano film plastici, produttori di uva e ricercatori per “disegnare” film plastici su misura per ogni vigneto”.
Il dottor Luigi Tarricone invece illustra ad “uvadatavola.com” le ricerche effettuate su cultivar con seme e apirene, sia bianche che colorate, in relazione a film plastici con diverse colorazioni. Dagli studi è emerso che l’uso di film plastici di colore diverso porta a risposte produttive e qualitative differenti.
Esordisce Tarricone: “Conoscere la qualità e la quantità della luce che ogni film plastico riesce a trasmettere alle piante è fondamentale, la luce ha infatti effetti sulla fotosintesi, sugli accumuli di sostanze coloranti o sulle varietà dove serve incrementare la maturazione (anticipi).
“Il produttore, per scegliere un buon prodotto, dovrebbe considerare le caratteristiche spettro radiometriche di ogni telo, ma queste sono spesso ignorate dall’acquirente. Sarebbe opportuno conoscere le caratteristiche dei materiali. Non mi riferisco solo allo spessore, bensì a come il materiale si comporta nei vari anni di utilizzo, visto che le proprietà ottiche si degradano di anno in anno. Entrare in possesso di queste informazioni vuol dire che al degradarsi del materiale il produttore potrebbe operare su altri fattori per ottenere una produzione ottimale. Ad esempio potrebbe intervenire sulla gestione della chioma“.
Continua il ricercatore: “Le aziende produttrici solo ora cominciano a inserire delle schede di prodotto nelle quali è presente la composizione più confacente per il diverso ambiente”.
“Un buon film plastico dorebbe avere una trasmittanza nella radiazione che superi l’85%, una percentuale di luce diffusa che vada dal 20% al 25% e una buona resistenza alla degradazione dei raggi ultravioletti“, ha concluso.
Autore: Teresa Manuzzi
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