Creare lavoro sano e fermare il caporalato con regole efficaci, semplici e con meno burocrazia. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, intervenendo a Mottola (Taranto) al convegno intitolato “Evoluzione del mercato del lavoro in agricoltura”.
Un grande momento di riflessione sui temi del lavoro in agricoltura, della necessità di snellire contratti e procedure e di curare la piaga dello sfruttamento senza provocare effetti collaterali sulle aziende. “E’ essenziale – ha proseguito il presidente Guidi – introdurre misure finalizzate a favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, assolutamente necessarie se si vuole combattere efficacemente il caporalato e lo sfruttamento, a partire dagli sgravi per l’assunzione dei lavoratori a tempo indeterminato, previsti sia nella legge di Stabilità dello scorso anno, sia in quella recentemente approvata, ma con limiti che li rendono praticamente inapplicabili. Ma servono anche soluzioni più semplici, come andare a stanare chi usa il caporalato e fa lavoro sommerso tra le aziende che sono fuori dal perimetro delle regole e soprattutto fuori da Confagricoltura che ha aziende che danno tanto lavoro e lavoro di qualità, come qui in Puglia: andare sempre dai soliti non funziona”.
Il presidente di Confagricoltura si è quindi soffermato sul ruolo e sulle funzioni della ‘Rete del lavoro agricolo di qualità’, “uno strumento certamente utile, ma che non ha dato finora i risultati aspettati, anche se le aziende finora iscritte sono per la maggior parte associate a Confagricoltura, a partire dalla mia – ha evidenziato Guidi -. Il motivo è che i requisiti previsti per l’iscrizione, soprattutto di carattere amministrativo, sono eccessivamente rigidi e precludono la possibilità di aderire alla Rete anche ad aziende destinatarie di sanzioni amministrative per violazioni lievi e di carattere meramente formale, rispetto alle quali hanno già provveduto alla regolarizzazione della violazione ed al pagamento della sanzione. Inoltre le aziende temono che l’iscrizione alla Rete possa rappresentare una ulteriore inasprimento dei controlli nei loro confronti. L’obiettivo della legge, invece, è proprio l’opposto: concentrare i controlli sulle aziende agricole non iscritte”.
Il punto di vista delle imprese è stato illustrato da Giacomo Suglia, vicepresidente Fruitimprese e presidente Apeo: “Inutile girarci intorno – ha detto – abbiamo bisogno di leggi snelle, semplici e precise. È ormai una questione di sostanza non di forma. Dobbiamo fare una scelta netta – ha precisato – se vogliamo restare ancora protagonisti con la nostra agricoltura, una delle colonne dell’economia italiana: avere bei contratti che non rispecchiano la realtà, oppure preservare l’occupazione che ancora c’è nel nostro settore stipulando contratti in grado di rispecchiare meglio la realtà e che siano concretamente applicabili”.
Contratti snelli, quindi, ma anche procedure più leggere: “E’ urgente attuare un poderoso snellimento burocratico – ha sottolineato ancora Suglia – perché non è più possibile sopportare un carico così oneroso e costoso e che, per un nonnulla, ci fa scivolare nell’illegalità e incappare nei ricatti di chi ci paragona a banditi. La legalità dev’essere giusta e sostenibile”.
Fonte: confagricoltura.it