Uva da tavola: un 2018 da dimenticare per i produttori

da Redazione uvadatavola.com

Siamo alle battute finali dell’annata dell’uva da tavola, sono in partenza ormai le ultime partite di uva Italia.

Tonio Palmisano, viticoltore e imprenditore agricolo pugliese, per la precisione di Turi (Ba), tira le somme di questa stagione, il bilancio complessivamente: “è leggermente positivo per alcuni agricoltori, nettamente negativo per molti altri che non sono riusciti a coprire neanche le spese di produzione”. Due le ragioni del trend negativo:

  1. le condizioni climatiche e
  2.  il drastico calo dei prezzi di vendita, inferiori rispetto allo scorso anno.

Tra umidità, nebbia e vento
Tutti i coltivatori sanno che una delle variabili più importanti è il clima. Una intera campagna può essere totalmente danneggiata dalla grandine, dalle piogge, le escursioni termiche repentine o l’eccessiva umidità.

Ecco, in questo 2018: “Abbiamo avuto poco freddo e molta umidità – commenta Tonio Palmisano. Una congiuntura climatica che ha costretto i produttori a investire molte più risorse nella manodopera, dovendo eseguire le operazioni di tolettatura dei grappoli. Non è mancata la nebbia, uno dei peggiori nemici dell’uva, che ha causato la perdita di una parte del raccolto. A differenza della pioggia, i cui danni si possono arginare ricorrendo ai teli di protezione, la nebbia riesce a superare ogni barriera, bagna l’acino e favorisce l’insorgere delle muffe”. Come se non bastasse, inoltre, le forti raffiche di vento hanno poi provocato la rottura di alcuni teloni, la cui sostituzione ha comportato ulteriori spese impreviste per i produttori.

Prezzi al ribasso
Dunque sulla bilancia il piatto degli imprevisti e delle spese di produzione per questo 2018 è stato più pesante di quello dei guadagni derivanti dalla vendita. I prezzi, infatti, dopo una brevissima impennata del mercato che, negli ultimi venti giorni, ha portato a vendere l’uva a 80 centesimi al Kg, il prezzo si è stabilizzato a 50 centesimi. Una cifra irrisoria: “Se l’uva viene venduta a meno di 1 euro – fa notare Palmisano – oltre a non riuscire a coprire le spese dell’annata in corso, salta anche la possibilità di ammortizzare l’investimento che l’azienda affronta per avviare e sostenere la coltivazione di questo frutto”.

La burocrazia
Ma il “balletto dei prezzi” non è l’unico allarme del comparto dell’uva da tavola. Un settore delicato e, soprattutto, poco tutelato dalle politiche nazionali e regionali. «Rispetto alla raccolta delle ciliegie (che impegna poco più di un mese produttori e braccianti) l’uva è paragonabile ad una lunga maratona che si sviluppa durante tutti i 12 mesi. Concluso il taglio degli ultimi grappoli, si ricomincia a lavorare il terreno per l’annata successiva».

“Lavoriamo ogni giorno dell’anno – conclude Palmisano – assicurando un reddito a decine di famiglie. Le imprese serie, infatti, si affidano a manodopera selezionata, reclutata in pianta stabile e impiegata rispettando tutti i parametri di legge. Anche i cavilli che, ben lungi da aiutare gli agricoltori e proteggere i braccianti, finiscono per affossare l’intero settore in un vortice di burocrazia, dove ogni carta bollata ha un costo sempre più alto”.

 

Autore: La Redazione

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