Il grande problema della nostra agricoltura è uno solo: è troppo piccola e quindi è poco sostenibile, perché, appunto, è piccola.
Cioè, in Italia, più di un milione di aziende agricole hanno una SAU (superficie agricola utilizzata) inferiore ai 5 ettari mentre quelle con SAU tra i 5 e 15 ettari sono 260 mila e passa. Insomma alla fine solo 89 aziende hanno mille ettari di SAU: queste ultime producono gran parte del made in Italy tanto amato […].
Da una parte i ministri dell’Agricoltura dichiarano che sì, bisogna aprirsi all’innovazione ma poi nei fatti si sta portando avanti una campagna contro il miglioramento genetico e contro la ricerca pubblica, ecc, ecc. Dunque esiste una agricoltura ideale (e idealizzata) e una reale.
Roberto Defez, ricercatore del CNR, oramai da trent’anni, su il post.it ci ragguaglia proprio sulla materia che conosce meglio: i batteri che risiedono nei terreni.
“Da moltissimo tempo studio alcuni batteri del terreno, – spiega- quelli che forniscono azoto alle piante leguminose (pisello, lenticchia, soia, arachide, etc.). Senza azoto non ci sarebbe vita sulla terra, serve per fare il DNA e le proteine, ma soprattutto senza azoto le piante non crescono. Per millenni abbiamo prodotto una tonnellata di grano per ettaro (considerando le rese medie), ora siamo quasi a sette per ettaro. Parte di questo incremento è dovuto anche alla migliore alimentazione della pianta con fertilizzanti, soprattutto azotati. Solo che per produrre concimi azotati di sintesi si usano idrocarburi e se ne consumano moltissimi. Quindi da un lato mettiamo in campo piante più produttive (grazie ai fertilizzanti azotati) e che assorbono più anidride carbonica, ma dall’altro si producono ancor più gas serra (per la combustione di idrocarburi). Io cerco di migliorare i batteri, anche geneticamente, affinché producano più azoto per la pianta, così evitare l’uso di fertilizzanti di sintesi”.
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