IGP Uva di Puglia: cosa aspettarsi?

Ora spetta al Consorzio Uva di Puglia IGP attivare i piani di promozione, comunicazione e tutela dell'uva da tavola. A parlarne è il presidente Michele Laporta.

da Silvia Seripierri

Lo scorso 30 marzo 2023, presso l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia, si è tenuta la conferenza stampa con cui si è reso noto l’avvenuto riconoscimento del Consorzio Uva di Puglia IGP. A questo, dunque, è stata attribuita la possibilità di attivare tutte le procedure di promozione, comunicazione e tutela dell’uva da tavola. A parlarne è il presidente del Consorzio, Michele Laporta.

Quali sono le opportunità e gli obiettivi per la campagna 2023?

Prima di parlare di obiettivi e opportunità, devo precisare che il primo step compiuto a seguito del riconoscimento del Consorzio è stata l’individuazione di enti vigilatori. Questi, nel corso della stagione 2023, si occuperanno di svolgere un’azione di tutela tramite il monitoraggio e il controllo del prodotto certificato Uva di Puglia IGP messo in commercio e delle attività dei confezionatori. Le previsioni per la campagna di quest’anno sono positive e confidiamo in risultati migliori rispetto a quelli degli anni scorsi. Il Consorzio ha già operato negli anni precedenti e ha raggiunto il record di volumi commercializzati durante la campagna 2020 con 11mila quintali di prodotto certificato e commercializzato. Nel 2022, invece, a causa di una serie di problemi come gli anomali andamenti climatici e la sovrapproduzione, i volumi di uva da tavola certificata Uva di Puglia IGP si sono ridotti notevolmente attestandosi sugli 8mila quintali. Le varietà su cui hanno maggiormente gravato le conseguenze sono state quelle tardive come Italia e Regina. Le varietà di uva precoci, invece, hanno subito meno la contrazione. L’obiettivo, quindi, è che il territorio si unisca a questo progetto e che un sempre maggior numero di produttori e confezionatori si iscrivano al Consorzio, affinché le misure di promozione riguardino tutta la filiera.

igp uva di puglia

 

Quali sono le varietà interessate?

Come previsto dal Disciplinare di produzione, tra le varietà di uva da tavola che possono essere certificate come IGP Uva di Puglia ci sono quelle a bacca bianca di Vittoria, Regina e Italia, e quelle a bacca rossa di Palieri e Red Globe. Perché possano essere certificate, queste uve devono rispettare i requisiti specificati nel Disciplinare come, per esempio, il numero di metri della produzione sul livello del mare e i °Brix Tra i requisiti, poi, qualcosa andrebbe sicuramente rivisto, soprattutto se consideriamo che il Disciplinare risale agli anni 2000. Con l’aiuto del CREA e di diversi agronomi, infatti, stiamo valutando quali modifiche superficiali e sostanziali apportare. Tra quelle sostanziali, che dovranno essere necessariamente approvate dall’Unione Europea, per esempio, stiamo considerando l’inserimento di ulteriori varietà rispetto a quelle già presenti nel Disciplinare.

 

Per quanto riguarda i mercati, invece, quali apprezzano maggiormente il prodotto Uva di Puglia IGP?

Il mercato italiano, sebbene sia quello con il maggior numero di IGP al mondo, è il mercato più ricettivo e che assorbe i maggiori volumi. Soprattutto negli anni precedenti alcune catene di distribuzione hanno assunto l’IGP come prodotto premium, instaurando un rapporto di co-marketing con il consorzio. Per quanto riguarda gli altri Paesi europei, invece, sebbene questi assorbano volumi minori, riconoscono nell’IGP un prodotto di valore. Su questo fronte, infatti, si sta lavorando molto. In occasione della Fruit Logistica, per esempio, il Presidente della IV Commissione Consiliare Permanente della Regione Puglia, Francesco Paolicelli, si è fatto portavoce del Consorzio Uva di Puglia IGP colloquiando anche con catene di distribuzione molto importanti. Anche noi, in quanto Consorzio, abbiamo in programma degli incontri e parteciperemo in maniera attiva al MACFRUT e ad altre fiere internazionali come la Fruit Attraction di Madrid.

igp uva di puglia

A fronte della crisi che ha interessato il comparto e della tendenza degli agricoltori a estirpare i vigneti, cosa c’è da aspettarsi per il futuro?

Ad oggi la tendenza ad estirpare vecchi vigneti di varietà più o meno tradizionali è alta, soprattutto dopo le evoluzioni negative della scorsa campagna. A riguardo, quindi, ci auspichiamo che nell’immediato futuro avvenga la pubblicazione di una norma secondo cui, anche grazie a quanto previsto dal PSR, ci saranno contributi per l’espianto di vecchi vigneti e la realizzazione di nuovi. Così come sarà importante considerare il numero di superfici coltivate per regolamentarle ed evitare casi di sovrapproduzione, i reimpianti dovranno guardare verso l’innovazione, non necessariamente intesa come coltivazione di varietà internazionali. Sulle varietà tradizionali, infatti, siamo convinti che queste potranno coesistere con quelle di più recente costituzione.

 

Silvia Seripierri

©uvadatavola.com

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