Per i Paesi dell’emisfero australe l’uva da tavola continua ad essere un prodotto di punta con Perù, Cile e Sudafrica che – come si evince da una recente analisi di TopInfo – sono tra i primi esportatori mondiali.
La capacità di rispondere ai cambiamenti delle preferenze dei consumatori ha determinato il successo del comparto viticolo di questi Paesi, che sin da subito si sono mostrati aperti alle novità, come la produzione di varietà di uva senza semi e quella di cultivar brevettate. A contribuire al successo di questi Paesi anche la capacità di affrontare le sfide poste dalla logistica per offrire un prodotto fresco e attraente anche ai consumatori dei Paesi più lontani.
Per quanto riguarda i mercati di destinazione, quindi, gli esportatori dell’emisfero australe sono riusciti a diversificare ampiamente. In origine il mercato principale era quello statunitense, ma col passare del tempo la sua quota si è ridotta a solo un terzo delle spedizioni totali.
L’Europa e l’Estremo Oriente sono lentamente diventati mercati importanti, rappresentando oggi un quarto dei mercati di destinazione per le uve peruviane, cilene e sudafricane.
Anche l’America Latina, il Canada e il Medio Oriente stanno pian piano occupando un ruolo sempre maggiore come importatori di uva da tavola dai Paesi del sud. Quello russo, invece, rappresenta un mercato in declino, a seguito del conflitto commerciale scaturito dalla guerra con l’Ucraina.
Variazioni si sono verificate anche tra i Paesi esportatori dell’emisfero australe. Quest’anno per la prima volta il Cile, pioniere del settore e per decenni leader assoluto, ha ceduto il suo posto di primo esportatore mondiale di uva da tavola al Perù.
Per la campagna 2022-23 il Perù ha esportato quasi 600.000 tonnellate di uva da tavola, mentre il Cile solo 500.000 t. Le avversità climatiche degli ultimi anni, il rinnovo degli impianti e la forte riconversione varietale hanno ridotto il potenziale di esportazione del Cile.
Anche il Sudafrica ha sofferto nel 2023 a causa di condizioni meteorologiche avverse. Le forti piogge durante il raccolto hanno limitato le possibilità di esportazione. L’uva da tavola, infatti, è molto sensibile alle temperature estreme, nonché alle piogge e all’umidità eccessive.
Nel 2022-23, quindi, Cile, Sudafrica e Brasile hanno quindi esportato il 16-20% in meno su base annua. Solo il Perù è riuscito ad aumentare i suoi volumi, esportando il 12% in più rispetto alla stagione precedente.
Con quasi 600.000 tonnellate, il Perù ha raddoppiato le sue esportazioni in soli sette anni. Tuttavia, questo surplus non compensa i cali degli altri Paesi, per cui le esportazioni totali dall’emisfero australe sono state inferiori dell’8% al record di 1,54 milioni di tonnellate registrato nel 2021-22.
Tutti i principali mercati hanno ricevuto volumi inferiori rispetto alla stagione precedente, per cui la minore disponibilità di prodotto ha consentito di bilanciare meglio il mercato.
Silvia Seripierri
©uvadatavola.com