In agricoltura gli operai sono il 97% della forza lavoro

da Redazione uvadatavola.com

La conoscenza diretta, il passaparola e il suggerimento da parte di persone di fiducia rappresentano la principale modalità di reclutamento degli operai agricoli, la categoria di lavoratori più numerosa (97%) nel comparto primario.

Mentre solo il 2% dei rapporti di lavoro stagionale avviene tramite dei centri per l’impiego pubblici. Questo emerge dalle indagini recentemente condotte da Nomisma, per conto dell’Osservatorio Eban, l’Ente bilaterale Ente Bilaterale Agricolo Nazionale sul lavoro agricolo costituito dalle Organizzazioni nazionali dei datori di lavoro agricolo (Confagricoltura, Coldiretti e Cia) e dalle Organizzazioni nazionali dei lavoratori agricoli (Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil).

Nel 2015, precisa il Rapporto Eban, in Italia sono presenti nei campi e negli stabilimenti di trasformazione agroalimentare 1.070.905 dipendenti, dei quali appena il 3% sono impiegati, quadri e dirigenti, mentre la stragrande maggioranza ha la qualifica di operaio.

Alla vigilia della presentazione, presso la Flai Cgil nazionale a Roma, dell’Osservatorio Nazionale sulle dinamiche retributive degli operai agricoli realizzato dalla Fondazione Metes, già dal Rapporto annuale 2017 dell’Eban emergono le caratteristiche di stagionalità e territorialità del lavoro nel settore primario e la rilevanza del mercato del lavoro agricolo: sia in termini quantitativi (188.000 datori di lavoro e circa 1 milione di operai), sia qualitativi (varietà della domanda di lavoro agricolo); sia relativamente alle mansioni richieste, sia al loro impiego nel corso del tempo, per effetto di un ciclo produttivo che segue ritmi biologici e stagionali ed è fortemente condizionato dai fattori esterni e dalla consistente presenza di stranieri.

Così come risultano evidenti i riflessi sul mercato del lavoro dei positivi mutamenti in atto nel tessuto produttivo agricolo: maggiore occupazione, nuove professionalità.

 

Fonte Ansa

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