L’inerbimento autunno-vernino è entrato a far parte delle consuete pratiche agricole anche nel sud Italia. Negli ultimi anni infatti sempre più spesso si vedono vigneti e frutteti inerbiti con cotico erboso naturale o artificiale.
Gli inerbimenti negli areali a clima mediterraneo sono possibili grazie alle notevoli piogge autunno vernine che permettono l’accrescimento delle essenze erbacee senza determinare alcun effetto di competizione con le piante arboree che in questo periodo sono in riposo vegetativo.
Tutti i tipi di inerbimento producono notevoli vantaggi generali, tra i quali:
- Riduzione dell’erosione superficiale;
- Riduzione del dilavamento degli elementi nutritivi presenti nel suolo che durante il periodo autunno vernino con l’inerbimento vengono rimessi in circolo;
- Aumento della sostanza organica del suolo;
- Miglioramento della struttura del suolo;
- Riduzione dei fenomeni di clorosi ferrica grazie alla produzione di siderofori prodotti dall’apparato radicale delle graminacee;
- Approfondimento nel suolo di fosforo e potassio, elementi nutritivi poco mobili nel suolo etc.
Per orientarsi nella scelta della tipologia di inerbimento, quindi, di seguito sono elencati alcuni dei casi più comuni:
Terreni molto argillosi e tenaci
Il miscuglio a base graminacee, leguminose, brassicaceae, si dimostra il più adatto per questi tipi di suolo. Gli apparati radicali di diversa tipologia del miscuglio, esplorano il terreno a profondità differenti e sono in grado di arieggiare uno strato di terreno più ampio con una riduzione della coesione del terreno e riduzione delle dimensioni delle zolle durante le lavorazioni.
I miscugli producono una grande quantità di sostanza secca (5-7 t/ha) che viene trinciata durante il periodo primaverile e leggermente interrata con coltivatori leggeri. La massa vegetale prodotta ha un rapporto C/N bilanciato tale da determinare una decomposizione spostata verso l’umificazione piuttosto che la mineralizzazione. Nel contempo le graminacee presenti nel miscuglio, grazie alla produzione di siderofori, riducono fortemente la clorosi ferrica nel caso in cui essa sia presente.
Le brassicaceae, con il loro apparato fortemente fittonante, determinano la formazione, in profondità, di cunicoli attraverso i quali le acque meteoriche in eccesso possono facilmente essere allontanate dagli strati più superficiali riducendo fenomeni di eccessiva umidità nei vigneti riducendo fisiopatie come il cracking e problemi di tipo fitosanitario come i marciumi e le muffe. Ripetuto negli anni questa pratica porta a risultati eccellenti in merito alla fertilità biologica, chimica e fisica del terreno.
Riduzione della vigoria delle piante
Sovente ci sono delle situazioni in cui il terreno è ricco di elementi nutritivi. Questo può essere legato alla naturale tipologia del suolo o, molto spesso, alle eccessive concimazioni eseguite nel tempo.
In queste condizioni è molto difficile gestire la chioma, si avranno spese eccessive per le ripetute sfogliature e una produzione che potrà facilmente andare incontro a fisiopatie (disseccamento del rachide) , ridotto tenore in zucchero, colorazione non soddisfacente e carichi produttivi non ottimali.
In questi casi 1 o 2 anni di inerbimenti con sole graminacee (avena, orzo, etc) può risolvere definitivamente il problema. Anche in questo caso in primavera si eseguirà la trinciatura della massa vegetale e un leggero interramento. In questo caso si apporterà al terreno una sostanza organica molto povera di azoto, che, per poter essere decomposta dai microrganismi, sottrae ulteriore azoto al suolo. Oltre alla riduzione della vigoria si avrà anche un’ottima strutturazione degli strati più superficiali del terreno, una notevole riduzione della clorosi ferrica (in terreni predisposti a questa problematica), migliore infiltrazione delle acque meteoriche.
Miglioramento della portanza del terreno e arricchimento in azoto del terreno
Premesso che tutti gli inerbimenti (temporanei o permanenti), in misura differente, migliorano la portanza del terreno, un inerbimento alternativo e molto interessante è quello praticato seminando Trifoglio sotterraneo. Questa leguminosa, seminata in ottobre-novembre, si accresce durante tutto il periodo invernale e inizio primavera. Ha un’altezza che varia dai 20 ai 50 cm e in aprile fiorisce producendo del seme che germinerà il successivo autunno. Il Trifoglio sotterraneo è in grado di apportare circa 100-120 unità fertilizzanti di azoto con riduzione dei costi di concimazione.
Il fitto apparato radicale permette la creazione di un reticolo sotto-superficiale tale da incrementare notevolmente la portanza del terreno durante tutta la stagione vegetativa con la possibilità di entrare in campo per l’esecuzione di trattamenti in qualsiasi momento, anche in annate particolarmente piovose e in terreni fortemente argillosi. La gestione del prato avviene attraverso una trinciatura nel periodo che va da fine aprile a metà maggio, dopo della quale il trifoglio seccherà completamente, ed una aratura superficiale a settembre ottobre (post raccolta). Il terreno durante tutto il periodo estivo sarà libero da infestanti; sarà soffice e aerato grazie alla moltitudine di canali lasciati aperti in seguito alla morte e decomposizione dell’apparato radicale del prato. Dopo l’aratura attraverso una stima della quantità di seme di trifoglio che emergerà si deciderà se eseguire una semina di rinfittimento.
Durante l’accrescimento delle essenze erbose si possono compiere tutte le operazioni colturali che vanno dalla potatura alla trinciatura dei sarmenti. Per questa ultima operazione si devono scegliere delle macchine dotate di organo raccoglitore in modo che i martelli non lavorino sul suolo preservando la rosetta delle specie seminate.
Autore: Giacomo Mastrosimini
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