In uno scenario climatico caratterizzato da inverni miti e primavere sempre più anticipate rispetto alla media stagionale e alla luce delle sempre più stringenti norme europee sull’utilizzo dei fitofarmaci, la prevenzione si conferma sempre più strategia vincente nella difesa nei confronti della peronospora della vite.
Le temperature sopra la media registrate alla fine dell’inverno del 2024 hanno provocato un anticipato germogliamento delle viti da tavola in diverse zone di produzione. Questo anticipo stagionale aumenta la probabilità di ritorni di freddo o piogge primaverili tali da rendere più complessa la difesa fitosanitaria nei confronti di questo patogeno fungino.
L’agente causale della peronospora della vite può attaccare la pianta a partire dai primi stadi vegetativi, potendo infettare tutti gli organi verdi della pianta, infiorescenze e germogli compresi.
Le infezioni di peronospora di solito iniziano tra fine aprile e inizio maggio, ma possono verificarsi eccezioni a causa di annate particolari e temperature sopra la media. Di conseguenza, è fortemente sconsigliato effettuare trattamenti a calendario. Intervenire sulla base di un monitoraggio attento delle piante a partire dalla fase di ripresa vegetativa rappresenta infatti la strategia migliore.
Subito dopo lo sviluppo delle foglie, quando gli stomi sono formati e funzionanti, le spore fungine – trasportate dalla pioggia – possono penetrarvi e dare inizio alle infezioni primarie. Queste infezioni, seppure un tempo sottovalutate, sono le prime a dover essere controllate per sbarrare la strada al patogeno in via preventiva. Particolare attenzione deve essere prestata durante la fase di pre-fioritura, poiché le infezioni precoci possono danneggiare rachide e germogli, causando una efflorescenza biancastra. Una volta infettati, questi organi possono disseccare e nel caso del rachide determinare una perdita totale o parziale dell’infiorescenza che si disarticola e cade.
Le pratiche colturali svolte durante tutto l’anno sono fondamentali per prevenire e ridurre la diffusione della peronospora della vite.
Le operazioni colturali effettuate durante tutto l’anno possono incidere notevolmente sull’insorgenza della malattia fungina e della sua trasmissione all’interno del vigneto. Di seguito si elencano le pratiche colturali più importanti per prevenire o ridurre la diffusione della peronospora delle vite.
- Potatura invernale e potatura verde: mantenere un giusto rapporto vegeto-produttivo e favorire un buon arieggiamento all’interno della chioma risulta fondamentale per evitare condizioni di umidità eccessiva, favorevoli allo sviluppo del patogeno;
- Concimazioni equilibrate: piante eccessivamente sottoposte a concimazioni eccessive, soprattutto azotate, non portano a produzioni maggiori. Al contrario, possono rendere la pianta più suscettibile agli attacchi fungini.
- Asportazioni di organi infetti: la presenza di vegetazione infetta, sia durante la stagione vegetativa sia al suo termine, rappresentano una importante fonte di inoculo che, se non rimosso favorisce una densità di popolazione superiore del patogeno nelle annate successive.
- Applicazione di film plastici di copertura: ormai la tendenza è quella di anticipare sempre più l’apertura dei teli plastici dal germogliamento e per tutto il ciclo vegetativo delle piante. Se applicati correttamente, grazie alla loro presenza la vegetazione non si bagna e il rischio di peronospora si abbassa sensibilmente. Il ricorso a questi apprestamenti protettivi ha consentito nel tempo di ridurre la quantità di residui in regime di agricoltura integrata o addirittura produrre in regime di agricoltura biologica.
Il rame: un buon vecchio alleato, ma occhio al dosaggio
Storicamente impiegato per la lotta nei confronti della peronospora della vite, il rame rappresenta ancora oggi il metodo migliore per tenere sotto controllo le infezioni di peronospora della vite, anche in agricoltura biologica. Tuttavia, negli ultimi anni, l’uso di questo elemento in campo è stato costantemente ridotto. Attualmente l’apporto medio annuo non deve essere superiore a 4 kg/ha e 28 kg/ha nell’arco di 7 anni.
L’efficacia dei trattamenti a base di rame dipende dalla tempestività con cui questo elemento viene somministrato alle piante. Non è dotato di azione curativa, per questo deve essere presente sulla vegetazione prima dell’arrivo delle spore fungine. Bisogna poi tenere presente che sono necessari più trattamenti, poiché durante la fase di crescita vegetativa ogni nuova foglia che emerge dopo un trattamento rameico non risulta protetta, essendo il rame un prodotto di copertura.
L’azione del rame si esplica impedendo la germinazione delle spore, si tratta di un prodotto detto multisito, poiché agisce attaccando il patogeno in diversi punti (altera la membrana, la sintesi proteica e i processi di respirazione). Il meccanismo d’azione multisito, a differenza di quello monosito, mette al riparo dall’insorgenza di eventuali fenomeni di resistenza.
2023: un’annata da dimenticare, ma non troppo
L’annata viticola del 2023 è stata caratterizzata da un andamento climatico primaverile estremamente favorevole allo sviluppo della peronospora della vite che in molti areali ha gravemente compromesso la produzione. Danni contenuti si sono avuti solo nei vigneti trattati precocemente (prima delle piogge che hanno causato la diffusione del patogeno) e in particolare nei vigneti di uva da tavola coperti con teli plastici.
Per questi motivi, è bene fare tesoro delle esperienze acquisite e implementare tempestivamente le misure di prevenzione più efficaci. Solo in questo modo sarà possibile mitigare i danni di questo pericoloso fitopatogeno e garantire una buona produzione di uva da tavola anche in annate con condizioni climatiche avverse.
Donato Liberto
©uvadatavola.com