Potatura di allevamento: i principi di base

Gli agronomi di Agriproject descrivono modalità di esecuzione della potatura di allevamento e soluzioni tecniche per sopperire alla carenza di manodopera specializzata

da Silvia Seripierri
Potatura di allevamento

Le tecniche di potatura di allevamento della vite hanno subito una straordinaria evoluzione nel corso dei secoli. Gli agronomi di Agriproject Group propongono soluzioni innovative che ben si adattano a un panorama agricolo sempre più segnato dalla carenza di manodopera specializzata.

Origine della potatura di allevamento

La coltivazione della vite ha radici profonde nel territorio italiano. Fonti storiche riferiscono che all’Italia meridionale fu dato il nome ‘Enotria’, quando i coloni greci (tra il IX ed il VII sec. A.C.) videro l’impiego del paletto di legno per sostenere la vegetazione della vite (oinotron = palo della vite). L’utilizzo del paletto di legno, molto probabilmente, non era altro che la forma di allevamento ad alberello, in cui la vegetazione è sorretta da un palo tutore. 

Evoluzione delle forme di allevamento

Nel corso dei secoli, le forme di allevamento si sono adattate a esigenze pedo-climatiche, varietali e  socio-economico differenti. Tuttavia, con l’avvento dell’agricoltura moderna e del precision farming, si è assistito a un progressivo spostamento verso sistemi produttivi semplificati, progettati per essere compatibili con la meccanizzazione agricola. Questi schemi produttivi arborei, sempre più standardizzati, hanno permesso una maggiore efficienza operativa, ma al contempo hanno determinato una significativa riduzione della diversità legata alle pratiche tradizionali di arboricoltura, con impatti negativi anche sul paesaggio agrario. Una delle forme di allevamento più rappresentative della viticoltura da tavola italiana è il tendone, sviluppatosi intorno al 1925 nei territori di Noicattaro e Rutigliano (provincia di Bari). Questa tecnica si affermò come alternativa al tradizionale sistema ad alberello, grazie anche alla diffusione della varietà di uva da tavola ‘Regina’ B. (Ferrara et al., 2016). 

La potatura di allevamento: obiettivi e tecniche

La potatura è una pratica essenziale per impostare e guidare la crescita della vite. Consiste in una serie di operazioni di taglio e gestione della chioma, progettate per conferire alla pianta una specifica forma di allevamento. Grazie alla sua natura lianosa, la vite (Vitis vinifera L.) può essere facilmente guidata con le tecniche di potatura appropriate, ottimizzando la produttività e la gestione della pianta.

Obiettivi della Potatura

Una potatura eseguita correttamente è cruciale per ottenere una distribuzione ottimale nello spazio e facilitare le operazioni colturali successive. Gli obiettivi principali della potatura sono:

  • impostare e mantenere la struttura della pianta: determinando un’architettura stabile e funzionale;
  • equilibrare i rapporti tra source e sink: favorendo un bilancio tra gli organi fotosintetici (source) e quelli di accumulo (sink);
  • ottimizzare il bilanciamento vegeto-produttivo: garantendo uno sviluppo armonioso della chioma e migliorando i processi fotosintetici.

Operazioni di potatura

Le operazioni di potatura si suddividono in 3 fasi:

  • potatura di trapianto, eseguita all’impianto consiste nel ridurre la lunghezza delle radici della barbatella;
  • potatura di allevamento, eseguita nei primi 1-2 anni dall’impianto;
  • potatura di produzione, eseguita ogni anno per garantire un equilibrato sviluppo vegeto-produttivo alla pianta.

Potatura di allevamento: priorità ai tagli al verde

La potatura verde svolge un ruolo cruciale nell’impostazione della struttura della vite. Tra le tecnche più efficaci, la potatura verde si distingue per la sua capacità di ridurre al minimo i tagli al bruno, ovvero quelli effettuati sugli organi permanenti come il fusto e le branche. La riduzione di questi tagli è fondamentale per preservare la salute della pianta e ridurre il rischio di infezioni da parte di agenti patogeni. Le ferite sugli organi permanenti della vite rappresentano una via d’ingresso privilegiata per malattie del legno come il Mal dell’Esca e l’eutipiosi. Questi patogeni sfruttano la vulnerabilità della pianta, che, a differenza di altre specie arboree, non possiede la capacità di formare un callo cicatrizzante per proteggere i tessuti interni danneggiati. La potatura verde, lavorando prevalentemente sugli organi erbacei della vite, garantisce una gestione sostenibile della chioma e contribuisce alla prevenzione delle principali problematiche fitosanitarie.

Tipologie di barbatelle e impatto sulla potatura

Prima di procedere con la descrizione della potatura di allevamento, è importante distinguere il materiale di partenza su cui si andrà a lavorare.

  • Barbatella con innesto a spacco: la maggior parte dei vigneti a uva da tavola è propagata con innesto a spacco. Una  marza di due gemme viene innestata su un portinnesto messo a dimora l’anno precedente. Il nesto si accrescerà sfruttando l’apparato radicale del portainnesto che, essendo già sviluppato, fornirà una spinta vegetativa significativa al germoglio principale.
  • Barbatella innestata in vivaio: in altri casi  si utilizza una barbatella innestata in vivaio, che viene messa a dimora direttamente in campo. Questa situazione richiede un maggiore sforzo da parte della vite, poiché deve sviluppare contemporaneamente sia l’apparato radicale sia la parte aerea.  Inoltre, non sempre, nel primo anno, si ottiene un astone sufficientemente vigoroso per impostare la potatura di allevamento. Se il germoglio principale non raggiunge il vigore desiderato nel primo anno, sarà necessario potarlo a due gemme per riprendere l’impostazione nell’anno successivo.

Le operazioni di taglio

Una volta identificata la tipologia di barbatella, è possibile procedere analizzando le operazioni di taglio necessarie. Queste operazioni si svolgono sul germoglio principale, noto come astone, impostato correttamente con un impalco a circa 170 cm di altezza (Figura 1):

  • seguire la crescita del germoglio, effettuando la mondatura dei germogli laterali non desiderati per posizione e conformazione;
  • cimatura dell’apice vegetativo, quando il germoglio principale avrà superato di circa 15-20 cm l’altezza di impalco. Tale operazione di cimatura favorirà l’emissione dei germogli laterali (femminelle);
  • selezione delle femminelle, tra le femminelle emesse se ne lasceranno quattro nella zona prossimale al taglio di cimatura: due di scopo (potenzialmente da lasciare) e due di riserva (nel caso in cui vento o altri fattori danneggino le prime);
  • quando le due femminelle di scopo raggiungono 4 nodi, si procederà alla loro cimatura, al disopra del quarto nodo. Contemporaneamente si rimuovono le due femminelle di riserva;
  • dopo la cimatura, le gemme pronte sulle femminelle di scopo origineranno da 2 a 4 sottofemminelle.

Figura 1: Astone di partenza dopo la cimatura e successiva emissione di femminelle (a sinistra); rimozione delle femminelle sovrannumerarie. In rosso è evidenziato il taglio sul germoglio principale, mentre le frecce blu indicano la cimatura operata sulle femminelle (a destra).

Figura 1: Come si presenta l’astone dopo le potature al verde. In corrispondenza dei due tagli in rosso si nota l’emissione delle sottofemminelle.

Seguendo le operazioni sopra descritte, a fine ciclo vegetativo e dopo la lignificazione, si otterranno degli astoni pre-formati con quattro branchette originatesi dalle sottofemminelle (Figura 2). In questo caso non sarà necessario eseguire, durante la prima potatura a gemma dormiente, alcuna operazione di taglio a carico dei germogli lignificati che diventeranno gli organi permanenti della vite. 

Figura 2: Le quattro sottofemminelle significate prima del riposo vegetativo (a sinistra); bastone preformato di un anno con i quattro capi a frutto ricavati dalle sottofemminelle (a destra).

Relazione tra tagli al verde e caratteristiche ormonali della pianta

Le operazioni sopra descritte consentono di lavorare sulla rimozione della dominanza apicale. Tale dominanza apicale è esercitata dalle auxine dell’apice meristematico, del germoglio principale, nei confronti dei meristemi delle gemme pronte. Esse si trovano all’ascella del punto di inserzione del picciolo delle foglie portate dal germoglio stesso. La rimozione di tale inibizione, eseguita in una fase in cui il germoglio è in attiva crescita vegetativa, consente la quasi immediata risposta della vite mediante l’attività dei meristemi secondari. Se il vigore del nesto è elevato, genetico o indotto, anche la rimozione dell’apice meristematico degli assi secondari consentirà lo sviluppo dei meristemi delle sottofemminelle. 

Quindi, sfruttando il vigore del germoglio principale e i meccanismi di dominanza apicale mediati dalle auxine, si può indurre la formazione di astoni preformati con le quattro branchette agendo, come sopra descritto, con la potatura verde.

L’importanza del “legno di rispetto” nella potatura di produzione

Quando si effettua un taglio durante la potatura invernale è fondamentale lasciare il “legno di rispetto(Figura 3). Qualora si effettui un taglio raso, il cono di disseccamento che si forma al di sotto dell’intervento può intaccare il sistema di trasporto vascolare xilematico e floematico, andando a compromettere l’attività del flusso linfatico.

Figura 3: La freccia a due punte indica la porzione del legno di rispetto che sarebbe opportuno lasciare, quando si eseguono i tagli di potatura.

La nostra attività sui sistemi di potatura

Agriproject opera in collaborazione con le aziende agricole per migliorare ed implementare l’efficienza dei sistemi produttivi. Interessante è la valutazione della potatura a cordone speronato sia su varietà tradizionali con seme, sia di nuova introduzione senza semi. Tale valutazione è ancora più interessante se si considerano i nuovi contesti legati all’introduzione di nuove varietà, aumento dei costi di produzione e scarsa reperibilità di manodopera specializzata.

Questa tecnica nasce primariamente dall’esigenza delle aziende di semplificare le operazioni di potatura invernale, causa la scarsa reperibilità di potatori specializzati. La potatura classica a cordone speronato prevede la formazione di un cordone permanente portante speroni di 2 gemme (Dalmasso et al,1979). Il cordone speronato – rispetto alla potatura con capi a frutto – semplifica le operazioni di “scelta del taglio da effettuare”, soprattutto nelle varietà che richiedono una potatura ricca con 6-8 capi a frutto.

Diversi modelli di cordone speronato

Stiamo valutando su diverse varietà, i seguenti modelli di potatura a cordone speronato:

  • 1 cordone permanente con speroni di 2 gemme;
  • 1 cordone permanente con speroni/capi a frutto corti di 4-6 gemme (Figura 4)
  • doppio cordone permanente con speroni di 2-4 gemme.
Potatura di allevamento

Figura 4: Cordone centrale ramificato con capi a frutto laterali alternati da 6 gemme ciascuno.

La scelta di tale sistema va valutata sulla base della varietà su cui operare. Non tutte le cultivar infatti rispondono positivamente o si avvantaggiano alla stessa maniera con tale sistema di potatura. Le valutazioni da fare devono tenere conto anche della fertilità delle gemme basali e delle ripercussioni sulla struttura del grappolo. I modelli di potatura a sperone o capo a frutto raccorciato tendono a ridurre le dimensioni del grappolo. Le osservazioni preliminari sulle cultivar Italia, Luisa e Sugar Crisp™ hanno evidenziato la presenza di grappoli di lunghezza inferiore (Figura 5) rispetto a quelli della tesi con potatura a capi a frutto. Nonostante la lunghezza inferiore, gli acini erano però più uniformi in termini di calibro. Si tratta ovviamente di osservazioni preliminari e di un modello di potatura innovativo che vale la pena sperimentare per comprenderne meglio limiti e potenzialità.

Figura 5: Grappoli dell cv Sugar Crisp™ con potatura a cordone speronato.

A cura di Agriproject Group
©uvadatavola.com

 

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