Terminata la fase di raccolta dell’uva da tavola, alcune aziende del comparto si affrettano ad effettuare una delle tecniche colturali più importanti per la coltura: la potatura. I produttori cercano di guadagnare tempo eseguendo la potatura in autunno – per le varietà precoci si inizia anche a settembre – periodo in cui c’è più tempo e poco altro da fare. Tuttavia, effettuare la potatura in tempi troppo precoci rischia di diventare controproducente per la salute delle viti.
A seconda del periodo di impianto delle viti, la potatura invernale può assumere diversi scopi. Se durante la fase di crescita delle giovani piantine messe a dimora permette di conferire loro la forma di allevamento prestabilita; durante la fase di piena produzione del vigneto permette di mantenere equilibrato lo sviluppo della parte aerea in rapporto a quello dell’apparato radicale e di disporre nello spazio la vegetazione e la produzione in maniera adeguate, regolando il vigore delle piante ormai strutturate.
Questa tecnica colturale, di norma, viene effettuata nel periodo compreso tra la caduta delle foglie e il germogliamento. Spesso, però, in molte aree di produzione di uva da tavola, si assiste a potature dei vigneti effettuate in tempi eccessivamente precoci.
Le aziende che più di tutte tendono ad anticipare questa pratica sono quelle caratterizzate da estensioni elevate e con scarsa disponibilità di manodopera. Questo può portare con sé diverse problematiche soprattutto durante gli autunni caldi, come quello che stiamo vivendo. In queste circostanze, infatti, le piante non sono ancora andate in riposo vegetativo, l’apparato radicale è fortemente attivo e sugli organi epigei della pianta è possibile osservare la presenza di foglie ancora verdi.
Nulla in campo è attribuibile al caso, la presenza di organi verdi sulle viti è un indicatore che non bisogna trascurare. Ad inizio autunno, la vite si trova in una fase molto delicata del suo ciclo vegetativo, prima della caduta delle foglie, infatti, gli zuccheri e le altre sostanze di riserva migrano verso gli organi di riserva: i tralci, il fuso e le radici. Tra le sostanze che vengono accumulate all’interno di tali organi ricordiamo l’amido, il fosforo, il potassio e l’arginina. L’amido è una fonte di riserva dei carboidrati, che fornisce energia nella fase di risveglio della pianta; il fosforo e il potassio rientrano nel metabolismo energetico della stessa. L’arginina, invece, rappresenta la riserva di azoto che deriva dalla conversione delle proteine presenti nelle foglie senescenti e indica la disponibilità di questo elemento a essere metabolizzato.
Perché la potatura precoce rappresenta un rischio? Quali sono i possibili danni riscontrabili?
La ripresa vegetativa delle specie a foglia caduca – come la vite – è influenzata dalla disponibilità negli organi di riserva di alcune molecole necessarie a far ripartire l’attività della pianta nella stagione successiva. A tal proposito, uno dei principali rischi associati alla potatura troppo precoce delle piante di uva da tavola è rappresentato dalla perdita di sostanze nutritive: attraverso l’eliminazione di foglie ancora verdi e rami ancora in piena attività vegetativa, i nutrienti vengono infatti sottratti alla pianta ancor prima di essere stoccati nelle parti legnose. Il risultato è un germogliamento spesso stentato, disforme e non ottimale durante la fase di ripresa vegetativa delle viti.
Oltre alla problematica appena descritta, i danni di una potatura troppo precoce possono essere molteplici e possono manifestarsi in maniera più o meno grave a seconda delle varietà coltivate e delle condizioni climatiche tipiche della stagione.
Così come le potature tardive – quando le gemme sono già in fase di ingrossamento – risultano efficaci nel posticipare il germogliamento di alcuni giorni, contribuendo quindi a sfuggire alle gelate primaverili, è anche vero che, potature troppo precoci possono indurre nella vite un risveglio vegetativo troppo anticipato, rendendo le piante più suscettibili a eventuali gelate tardive. Inoltre, una potatura prematura può esporre le piante a danni da gelate durante il periodo autunnale. I tagli freschi dei rami, esposti alle basse temperature, possono infatti comportare un fattore di stress notevole per le colture.
Non da sottovalutare, in ultima analisi, è la maggiore suscettibilità delle viti potate precocemente ad agenti di natura biotica. Potature effettuate in anticipo aumentano la probabilità di infezioni da parte di spore fungine ancora attive – per esempio il mal dell’Esca – che, servendosi delle ferite causate dai tagli di potatura, non ancora cicatrizzate, possono penetrare con più facilità nei tessuti delle piante, avviando i loro tipici processi infettivi.
Come si è visto, la tempistica corretta della potatura dipende da molteplici fattori: la varietà, la regione di produzione e le condizioni climatiche locali, ed è determinata dalla fase di dormienza della pianta e dalla previsione delle temperature invernali. Pertanto, è fondamentale pianificare la potatura dell’uva da tavola con attenzione, evitando di effettuarla troppo precocemente o troppo tardi per garantire la salute e la produttività delle piante.
Donato Liberto
©uvadatavola.com