Le congiunture economiche e politiche degli ultimi anni hanno investito il settore primario. Da questo aumento non è esente la viticoltura da tavola, comparto in cui – a fronte di evidenti incrementi dei costi di impianto e verosimilmente dei costi di gestione – non si osserva una più coerente remunerazione del prodotto ottenuto. E allora quanto costa realizzare un vigneto?
L’uva da tavola ricopre un ruolo fondamentale nell’economia agricola del Paese. Secondo i dati ISTAT relativi agli ultimi anni, in Italia si producono in media 1,1 milioni di tonnellate di uva; il Paese è secondo al mondo per produzione, preceduto solo dal Cile, con un valore economico stimato di circa 1,3 miliardi di euro e una superficie di circa 47 mila ettari. La produzione copre il 98% dei consumi nazionali (solo il 2% è interessato da prodotti di importazione), nonostante la filiera viticola italiana sia orientata al mercato estero; sul fronte delle esportazioni, infatti, l’Italia si colloca al sesto posto a livello mondiale e al primo posto a livello europeo.
Negli ultimi anni si è osservato un cambiamento nelle abitudini dei consumatori, sia per quel che riguarda la disponibilità a spendere per i prodotti agroalimentari, sia per quel che riguarda le preferenze di consumo, sempre più indirizzate verso le uve apirene che, di fatto, stanno soppiantando le varietà tradizionali. Inoltre, si è constatato il ruolo sempre più importante della diversificazione varietale, con lo scopo di aumentare l’offerta ed estendere la finestra temporale di disponibilità del prodotto, da sempre caratterizzato per il suo ciclo di raccolta-consumo molto ristretto. E allora quanto costa realizzare un vigneto oggi?
Realizzato da Claudio Acciani – Professore Associato di Estimo presso Di.S.S.P.A. dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e Giuseppe Schiavarelli – Dottore Agronomo, il presente contributo – pubblicato nel quarto numero di uvadatavola magazine – analizza la variazione dei costi di impianto di un vigneto, osservati nell’ultimo quadriennio (2019/23) – periodo in cui l’impennata dell’inflazione, con ogni probabilità dovuta alla lievitazione dei prezzi dei prodotti energetici, ha determinato variazioni di prezzo un po’ in tutti i settori merceologici. In questo ultimo quadriennio, infatti, si sono susseguiti eventi di notevole importanza: la diffusione della pandemia da Covid19-Sars2 a livello mondiale, il conflitto bellico tra Russia e Ucraina e, appunto, anche come conseguenza dei fatti appena citati, l’impennata del tasso di inflazione.
Conoscere i costi relativi alla realizzazione di un vigneto è dunque di fondamentale importanza per orientarsi in decisioni che abbiano come obiettivo la massimizzazione del reddito della propria attività di impresa. Alla base della progettazione, realizzazione e gestione vi sono decisioni che riguardano tutte le fasi operative: dalla progettazione dell’impianto alla scelta dei materiali da utilizzare e loro posa in opera, fino alla conduzione annuale e ordinaria dell’appezzamento, cercando di utilizzare materiali di buona qualità e tecniche agronomiche in linea con le moderne esigenze di conduzione, sia per la coltivazione convenzionale che per quella di tipo biologico, puntando su soluzioni più sostenibili in termini ambientali ed economici.
Quanto costa realizzare un vigneto nelle regioni dell’uva da tavola?
Secondo i dati ISTAT 2021, la Puglia con i suoi circa 6 milioni di quintali di produzione conferisce il 60% di tutta l’uva da tavola italiana, pari a circa 10 milioni di quintali, seguita dalla Sicilia, con 3 milioni di quintali. La Puglia è una regione caratterizzata da clima mediterraneo, ovvero caldo-asciutto, con inverni miti e autunni piovosi, primavere corte ed estati lunghe, calde e soleggiate.
La vite è una coltura mediterranea e solo in determinate condizioni pedoclimatiche esprime al meglio le sue potenzialità produttive. L’analisi del profilo del suolo e delle sue caratteristiche pedologiche sono di fondamentale importanza per il successo di un impianto di uva da tavola. I terreni tradizionalmente impiegati per la realizzazione di vigneti di uva da tavola sono tufacei e calcarei. Al contempo, garantiscono un’elevata qualità del prodotto finale, in termini di precocità delle produzioni, serbevolezza del prodotto (gradazione zuccherina e rapporto zuccheri/acidi, per le buone dotazioni nel terreno di calcio, potassio e magnesio) e migliore shelf-life.
Frutto di un’indagine eseguita da alcuni tecnici del settore della provincia di Bari, le tabelle seguenti riportano i costi relativi alle voci essenziali per la realizzazione di un vigneto con struttura con tiranti (Tab. 1) e con putrelle (Tab. 2). I dati si riferiscono alle sole voci strutturali, senza alcun riferimento alle operazioni preparatorie, a eventuali impianti irrigui o all’acquisto di barbatelle.

Tab. 1 – Costi per l’impianto di un vigneto con struttura con tiranti: confronto 2019 e 2023
Le voci che hanno portato a un incremento dei costi di circa 5.500 € (dal 2019 al 2023), pari a circa il 27%, sono essenzialmente quelle riferite al ferro, al cemento, alla rete di plastica e, infine, alla manodopera che sono aumentate rispettivamente del 35, 25, 20 e 17%.

Tab. 2 – Costi per l’impianto di un vigneto con struttura con putrelle: confronto 2019 e 2023
L’incremento osservato per un impianto con struttura con putrelle è di poco più di 5.750 € (dal 2019 al 2023), pari al 18,5%, molto meno evidente dell’incremento visto per l’impianto con i tiranti. Anche in questo caso l’incidenza maggiore è dovuta ai materiali quali ferro, cemento e plastica, e alla manodopera.
A questi costi vanno aggiunti i costi relativi all’acquisto e posa in opera delle barbatelle, che nello stesso periodo di riferimento hanno registrato un incremento del 14% circa, e degli altri interventi necessari come la fertirrigazione, aumentata in alcuni casi anche del 50%.
Tra i due impianti si osserva una differenza, indipendentemente dalle annate considerate, di circa 10.500 €.
Al netto degli incrementi dei costi di impianto registrati, è necessaria una riflessione sul prezzo di vendita dell’uva. I dati Ismea, ad esempio, hanno rilevato che i prezzi di vendita dell’uva Vittoria nel periodo 2019/2022 sono rimasti invariati, mentre le uve apirene, sempre nello stesso periodo, hanno registrato una contrazione fino al -21%. L’uva Italia ha riportato un calo del 24%, passando da un prezzo medio di vendita nel 2020 pari a 0.62€/kg a 0.48 €/kg nel 2022. Sempre i dati Ismea hanno confermato la tendenza negativa per la varietà Red Globe che ha perso il 12%, mentre la varietà Crimson Seedless ha visto diminuire il proprio prezzo di vendita, a discapito del produttore, di ben il 37%.
Questi ultimi dati dovrebbero fornire un serio spunto di riflessione per la categoria dei viticoltori che vedono, di fatto, ridursi notevolmente il proprio reddito. A fronte di evidenti incrementi dei costi di impianto, e verosimilmente dei costi di gestione, non si osserva, infatti, una più coerente remunerazione del prodotto ottenuto. Lo sforzo degli operatori, che tendono ad assecondare l’orientamento dei consumatori più vicini alle uve apirene, non viene così ripagato da una maggiore attenzione del mercato. E anzi, l’incertezza del momento attuale, caratterizzata da un continuo incremento delle voci di costo, sommata ai fenomeni atmosferici avversi, contribuiscono ad acuire le già grosse difficoltà di gestione per l’imprenditore vitivinicolo.
A CURA DI: Claudio Acciani e Giuseppe Schiavarelli