Adeguare le viti ai nuovi scenari climatici dotandole di resistenza genetica ai principali patogeni per ridurre così l’utilizzo degli agrofarmaci: questi sono gli obiettivi della viticoltura italiana che richiedono grande impegno alla ricerca.
È quanto emerso da un convegno tenutosi a Susegana (Treviso), presso la sede del Crea Viticoltura, che ha visto la partecipazione del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, dell’Assessore all’Agricoltura del Veneto Giuseppe Pan ed altri esponenti del mondo della ricerca in campo agronomico e vitivinicolo.
Mentre i francesi incentrano tutto sul terroir e i Paesi emergenti si affidano al brand e ai costi ridotti, il modello viticolo italiano punta invece alla diversificazione produttiva, con gli oltre 500 vitigni iscritti al catalogo nazionale e coltivati grazie alla ricchissima variabilità di condizioni pedoclimatiche del Paese.
Il cambiamento climatico ha spinto la ricerca a trovare un nuovo modo di fare i vigneti (più attenzione al vitigno, al portinnesto, alla forma di allevamento) e di gestirli (benessere degli apparati radicali, gestione della parete vegetativa, utilizzo di macchine sempre più precise) per tutelarsi dalle fitopatologie e contenere i costi produttivi della gestione dei vigneti. Ma è la genetica, a detta degli esperti convenuti nel trevigiano, che può giocare un ruolo essenziale: grazie agli strumenti di miglioramento genetico è possibile accelerare i tempi imposti dalle tecniche tradizionali. Le prospettive della ricerca sono talmente interessanti che il Ministero delle Politiche Agricole, con un notevole sforzo, ha messo a disposizione un finanziamento specifico per il miglioramento genetico delle principali colture agrarie, tra cui la vite.
“Le ricerche che vogliamo intraprendere – ha affermato Salvatore Parlato, commissario Crea – permetteranno di rendere le attuali varietà resistenti ai principali patogeni. Non sarà un percorso breve, ma si conoscono già alcuni geni di resistenza e si vogliono usare nel modo più “naturale” possibile. È una nuova frontiera, che si differenzia dal passato grazie ai recenti progressi delle metodologie genetiche. L’obiettivo è la riduzione dell’impatto ambientale dovuto ai trattamenti: anche questa fa parte della nuova via della viticoltura italiana”.
Fonte: crea.gov.it