La crisi diplomatica tra Russia e Turchia, causata dall’abbattimento di un jet russo da parte di Ankara, è arrivata alla fase delle sanzioni.
Mosca ha deciso di bloccare dal primo gennaio 2016 l’importazione dalla Turchia di frutta e verdura, sale, pollame e altri prodotti. Al bando pomodori (42% dell’import totale), cipolle, cavolfiori e broccoli, cetriolini, arance, mandarini e clementine (ma non i limoni, che sfiorano il 90% di quelli importati), uva da tavola, mele, pere, albicocche, pesche, prugne, fragole e garofani freschi.
Mosca l’anno scorso ha importato prodotti alimentari dalla Turchia per un valore di 1,7 miliardi di dollari e l’ortofrutta rappresenta circa un quarto dell’export turco in Russia.
Le altre sanzioni introdotte prevedono l’interruzione alle autorizzazioni doganali per le spedizioni di frumento, il divieto ai datori di lavoro russi di assumere cittadini turchi, la sospensione della cooperazione culturale e degli scambi universitari e lo stop ai voli charter tra i due Paesi.
Viene poi ripristinato il regime dei visti tra Russia e Turchia, sempre a partire dal primo gennaio 2016.
Infine sono stati sospesi i negoziati per il gasdotto Turkish Stream, in virtù del decreto che blocca tutti lavori della commissione intergovernativa sulla cooperazione economico-commerciale.
Nel 2014 il commercio tra Russia e Turchia ha raggiunto i 31,6 miliardi di dollari. Le sanzioni hanno una durata provvisoria ma indeterminata: entrano in vigore con la pubblicazione del decreto e restano valide finché non saranno cancellate dal governo russo.
Per la Russia questa decisione apre un nuovo fronte di tensioni economiche dopo quello con l’Unione europea, che nel marzo 2014 ha adottato sanzioni contro Mosca a causa del conflitto in Ucraina. Sanzioni a cui la Russia ha risposto prendendo di mira soprattutto l’export europeo di prodotti alimentari.
Fonte: lettera43.it