Rutigliano: buona annata per l’uva da tavola, ma si preannuncia un’estate agrodolce

da Redazione uvadatavola.com

Sotto i tendoni è tempo di «acinino», la tradizionale operazione di pulitura dei grappoli di uva da tavola in maturazione: in pratica si eliminano gli acini più piccoli per consentire una migliore distribuzione delle proprietà nutritive tra quelli più grandi, dando anche una omogenea conformazione al frutto.

Una operazione svolta da migliaia di braccianti specializzati, per la maggior parte donne: è il lavoro più importante prima della raccolta, che quest’anno viene eseguito con particolare attenzione al rispetto delle norme contenute nella recente legge sul caporalato, che oltre a contrastare il lavoro nero, prevede anche diverse (per molti produttori troppe) disposizioni riguardo alla sicurezza nei campi.

Tuttavia l’attenzione degli operatori del settore in questi giorni è rivolta soprattutto ai mercati: si preannuncia un’estate in agrodolce, sul piano commerciale, per la l’uva da tavola coltivata nel terreno calcareo e argilloso di Rutigliano, centro di riferimento in Puglia per la produzione e commercializzazione dei grappoli in Italia e all’estero.

Partiamo dalle buone notizie. Per alcune varietà di uva, in particolare la Black Magic, grazie alla combinazione di favorevoli condizioni climatiche e assenza di problematiche patogene in fase di maturazione, si registra un anticipo di raccolta di almeno una ventina di giorni rispetto al previsto. Un dato importante perché ha consentito ai produttori rutiglianesi di essere presenti già sul mercato nello stesso periodo in cui solitamente dominano le uve siciliane.

In questa prima fase di «campagna dell’uva» sembrano rispondere bene sia i mercati italiani sia quelli internazionali. Una conferma giunge dal grande risalto dato nei giorni scorsi ai grappoli del Sud Est barese al «London Produce Show 2017», l’evento annuale dedicato al comparto ortofrutticolo che si svolge nella capitale britannica. All’importante fiera, che offre agli espositori un collegamento diretto con una vasta platea di operatori della grande distribuzione internazionale, era presente, tra gli altri, l’azienda «Didonna Trade» di Rutigliano, che da 35 anni esporta oltre Manica l’uva del Sud Est barese, in particolare quella senza semi (seedless), uno dei prodotti frutticoli più richiesti dal mercato inglese.

La vocazione dei produttori rutiglianesi al confronto con realtà internazionali è confermata dalla visita fatta nei giorni scorsi nei tendoni dell’azienda «Racemus», guidata dall’imprenditrice Teresa Diomede, da una delegazione di esperti formata da Susana Gamboa e Marina Del Pino, della facoltà di agraria dell’Università di La Plata in Argentina, e da Nicola Calabrese del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) di Bari. «È stato un interessante e formativo scambio di opinioni ed esperienze vissute direttamente sul campo», afferma Diomede.

Le brutte notizie giungono dal fronte russo: nei giorni scorsi Putin ha firmato il decreto con cui la Russia ha prorogato fino al 31 dicembre 2018 l’embargo sui prodotti ortofrutticoli occidentali imposto in risposta alle sanzioni decise dall’Occidente per la guerra in Ucraina.

Una «guerra» commerciale che dura ormai da tre anni e che ha provocato finora, secondo le stime di Coldiretti, una perdita complessiva di oltre 10 miliardi di euro per i produttori italiani. Ne sta facendo le spese anche l’export dell’uva di Rutigliano che fino al 2014 aveva nei mercati della Russia una via commerciale di primaria importanza.

 

 Fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it

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