In seguito all’evento Racemus 2016, organizzato da Teresa Diomede all’interno della sua azienda, la redazione di uvadatavola.com ha voluto approfondire con l’imprenditrice di Rutigliano (BA) alcune tematiche emerse durante la serata.
Il titolo dell’evento, “Diversamente Bio – Storie vere di Discriminazione nel Food”, ha suscitato infatti diverse riflessioni nella platea che, oltre al dibattito sviluppato con gli ospiti Tiziano Galassi, Piero Cravedi, Duccio Caccioni, Giuseppe Savino e Rossella Gigli, ha avuto la possibilità di ascoltare il pungente monologo di Arianna Porcelli Safonov che ha raccontato in modo divertente la superficialità dell’approccio all’agricoltura e al biologico da parte di alcuni consumatori. A fine serata l’azienda Racemus ha regalato ai partecipanti il libro intitolato “Fottuta campagna” scritto dalla stessa attice-scrittrice Safonov.
Teresa Diomede spiega: “L’evento, diventato ora biennale, che ha luogo all’interno della mia azienda, non ha solo l’obiettivo di pubblicizzare Racemus, ma vorrebbe sviluppare sul territorio la cultura del prodotto e far conoscere i processi di lavorazione e produzione e le persone che ci lavorano. Siamo un’azienda che si guarda intorno e cerca di capire se è possibile cambiare, evolversi o guardare alla tradizione. A mio avviso è sciocco pensare che deve esserci a tutti i costi solo innovazione, così come è sciocco pensare che c’è solo bisogno di tornare al passato”.
Può spiegarci meglio il titolo dell’evento di quest’anno?
“Adesso impazza la moda del Bio a tutti i costi, che potrebbe anche essere un fenomeno positivo, tutti siamo a favore di un’agricoltura sana e sostenibile, ma la superficialità dei consumatori poco informati danneggia gli agricoltori che praticano un’agricoltura sostenibile. Fare cultura sul territorio vuol dire appunto questo, occuparsi della formazione e della comunicazione, ambiti in cui il nostro settore pecca. Dire che un prodotto è biologico stimola automaticamente nel consumatore l’idea di un alimento sano, tanto che il produttore Bio non avrebbe bisogno di dire nient’altro per venderlo. Se io invece dicessi che il mio prodotto è frutto di agricoltura a produzione integrata il consumatore non capirebbe. Ecco, abbiamo bisogno di trovare la parole giuste per spiegare il nostro lavoro e la nostra idea di agricoltura”.
Sarebbe interessante anche comunicare al consumatore quali sono i processi di produzione del “Bio”.
“Esatto…esistono oasi protette nelle quali è possibile produrre uva da tavola biologica? In un futuro non troppo lontano forse ci saranno e ‘Bio’ vorrà dire coltivare un prodotto incontaminato, magari all’interno di serre protette, fuori suolo, controllando in maniera ferrea l’apporto di acqua e di luce, proteggendolo da tutti gli eventi meteorologici sempre più improvvisi e violenti che stiamo vivendo in questi anni. Ma cosa vuole davvero il consumatore? Vuole un prodotto incontaminato o un’agricoltura capace di razionalizzare le risorse naturali e sperimentare nuove tecniche di coltivazione in grado di ridurne lo spreco?”
Bisognerebbe riuscire ad andare oltre le parole, quindi…
Sì, bisogna andare oltre le parole, bisogna arrivare al consumatore e riuscire a capire come promuovere anche l’agricoltura che non rientra nel circuito del Bio, che è comunque attenta al territorio, al consumatore ed alle risorse. Per farlo, a mio avviso, c’è bisogno di spiegare, parlare, mostrare ai consumatori quello che si fa, aprire le porte delle aziende, parlare delle nuove tecniche.
Pensa di essere sola in questo sforzo comunicativo?
Ci sono molte aziende attive sul territorio che hanno problemi di comunicazione. Noi della Racemus ci siamo mossi prima, siamo stati i pionieri, infatti per molti sono diventata un punto di riferimento. Alcuni dicono che la mia bravura non è tanto in quello che coltivo, poiché molti sono bravi a produrre uva da tavola in questa zona, ma nel coltivare relazioni, tenere viva la rete per valorizzare il territorio ed il nostro lavoro. La riuscita dell’evento Racemus 2016 è stata la conferma del fatto che ho lavorato bene e che sto andando nella direzione giusta.
Autore: Teresa Manuzzi
Foto: Martina Ferrara
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