Un quadro legislativo europeo contro le pratiche sleali nella filiera alimentare. E’ una delle raccomandazioni contenute nella bozza del rapporto della Task force sui mercati agricoli.
Il documento, firmato da un gruppo di 12 esperti, è il risultato di un lavoro iniziato a gennaio 2016 ed è stato presentato, martedì 15 novembre dal commissario europeo all’agricoltura, Phil Hogan, ai ministri.
Gli esperti invitano le istituzioni europee a fissare un quadro di riferimento (“baseline”) con una lista di pratiche sleali riconosciute a livello Ue, e raccomandano ai Paesi membri di istituire un “organismo pubblico indipendente” per assicurare l’efficacia dell’azione di contrasto alle pratiche sleali nella filiera. Il dibattito nell’Ue su come frenare le pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare (come ritardo dei pagamenti, cambiamenti unilaterali dei contratti stipulati) dura almeno dal 2009. Diversi documenti della Commissione riconoscono l’esistenza di uno squilibrio di potere contrattuale nella filiera alimentare, dovuto essenzialmente al grado di concentrazione alla dimensione aziendale, che vede vittime soprattutto agricoltori e pmi dell’industria alimentare.
Dal 2009 ad oggi una ventina di Paesi hanno legiferato in materia, l’Italia con l’articolo 62 (Legge 27/2012). Questo, almeno teoricamente, implicherebbe un’armonizzazione a livello europeo, come chiesto diverse volte (l’ultima in giugno) anche dal Parlamento europeo. Non tutti, però, la pensano allo stesso modo. Diversi Paesi, guidati da Germania, Danimarca e Olanda, ma anche direzioni generali chiave della Commissione Ue sono renitenti a produrre un quadro legislativo europeo sull’argomento. Il documento presentato riapre quindi il dibattito sia tra i Paesi che tra le istituzioni europee.
Fonte: ansa.it