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Con l’allegagione ormai completata e una buona distensione del rachide ottenuta, la coltura dell’uva da tavola entra in una fase fenologica ad alta intensità metabolica, una fase in cui la nutrizione della vite assume un ruolo decisivo per l’ottenimento di una produzione di ottima qualità. È in questo momento che gli acini iniziano la loro fase di accrescimento, richiedendo un supporto nutrizionale preciso e ben calibrato per esprimere il massimo potenziale qualitativo.
La nutrizione post-allegagione non si limita a favorire l’ingrossamento dei frutti: assume un ruolo centrale nel garantire la consistenza della buccia, la resistenza agli stress fisiologici e la conservabilità del grappolo. Una gestione tecnica efficace in questa fase permette anche di contenere criticità frequenti, come il disseccamento del rachide o la spaccatura degli acini, che possono compromettere la qualità commerciale della produzione.
Per questo motivo, è essenziale impostare un piano nutrizionale razionale, basato sulle reali esigenze fisiologiche della pianta, sulla fenologia della coltura e sulle condizioni pedoclimatiche specifiche del vigneto.
Nutrizione della vite, quali implicazioni nel post-allegagione?
Superata la fioritura la vite entra in un periodo di intensa attività vegetativa e produttiva. È durante la fase di post-allegagione che si osserva il primo vero incremento di volume degli acini. Per sostenere questo processo, la vite manifesta esigenze nutrizionali specifiche, che devono essere soddisfatte in modo accurato per supportare i processi di crescita, sintesi e strutturazione dei tessuti. Tra tutti gli elementi, il calcio (Ca) assume un ruolo di primaria importanza: è indispensabile per la formazione e il consolidamento delle pareti cellulari, contribuisce alla consistenza della buccia e risulta fondamentale per prevenire fenomeni critici come lo spaccamento degli acini e il disseccamento del rachide.
Accanto al calcio, altri elementi nutritivi svolgono funzioni fisiologiche cruciali in questa fase:
- l’azoto (N) è coinvolto nella sintesi di amminoacidi, proteine e acidi nucleici, e sostiene l’attività fotosintetica necessaria alla crescita attiva della pianta;
- il fosforo (P) partecipa ai processi di trasferimento energetico (ATP, ADP) e contribuisce alla formazione delle membrane cellulari e al metabolismo degli zuccheri;
- il magnesio (Mg) è il costituente centrale della clorofilla e garantisce un’efficiente attività fotosintetica, condizione indispensabile per il regolare sviluppo degli acini.
Garantire un apporto equilibrato e tempestivo di questi elementi consente alla pianta di affrontare al meglio una delle fasi più esigenti del ciclo produttivo, favorendo l’accumulo di sostanze nutritive nei frutti e ponendo le basi per una qualità finale elevata, anche dopo la raccolta.
Il ruolo chiave del calcio nella qualità degli acini
Una menzione specifica va riservata al calcio, elemento strutturale della parete cellulare che contribuisce alla compattezza e resistenza della buccia degli acini. Il calcio è scarsamente mobile all’interno della pianta, motivo per cui deve essere fornito con regolarità attraverso la fertirrigazione e, quando necessario, con interventi fogliari mirati.
Una carenza di calcio può predisporre i frutti a fenomeni di spaccatura, soprattutto in condizioni di crescita troppo rapida o a seguito di stress idrici. Inoltre, livelli adeguati di calcio migliorano la conservabilità in post-raccolta, aumentando la tenuta del grappolo durante la commercializzazione.
Modalità e strategie di applicazione
Per garantire un’efficace nutrizione della vite nella fase di post-allegagione, non è sufficiente selezionare formulati di qualità: è altrettanto fondamentale intervenire con modalità e tempistiche adeguate alla fenologia della pianta e alle condizioni ambientali del vigneto.
La fertirrigazione rappresenta lo strumento più efficace per assicurare un apporto costante e bilanciato degli elementi nutritivi. Questa tecnica permette di adattare con precisione le dosi e le frequenze di distribuzione in funzione dello sviluppo vegetativo e della domanda della coltura. In questa fase, trova ampia applicazione per la somministrazione di elementi sistemici come fosforo, azoto, magnesio e calcio, soprattutto quando il fabbisogno è progressivo e distribuito nel tempo.
Accanto alla via radicale, le applicazioni fogliari rivestono un ruolo strategico, soprattutto in situazioni in cui l’assorbimento dal suolo è limitato da condizioni pedologiche o ambientali sfavorevoli, come pH non ottimale, salinità o carenza idrica. L’apporto fogliare consente una risposta più rapida e localizzata, ed è particolarmente indicato per il calcio, elemento poco mobile nella pianta ma determinante per la qualità degli acini. Interventi mirati per via fogliare, infatti, si dimostrano efficaci nel contrastare fisiopatie come lo spacco degli acini e il disseccamento del rachide.
Per calibrare al meglio il piano nutrizionale, è consigliabile affiancare l’esperienza in campo a un monitoraggio oggettivo dello stato della pianta. Le analisi fogliari periodiche, integrate con l’osservazione visiva dello sviluppo vegetativo e dello stato sanitario del vigneto, permettono di rilevare tempestivamente eventuali carenze e di correggere gli apporti in modo puntuale, evitando squilibri o eccessi che potrebbero compromettere la qualità del raccolto.
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Sinergie e antagonismo tra gli elementi nutritivi
La nutrizione in fase di post-allegagione non si limita a fornire elementi indispensabili per l’ingrossamento degli acini, ma richiede una gestione attenta delle interazioni tra nutrienti. In questa fase, è la sinergia funzionale tra calcio, azoto, fosforo e magnesio a determinare la reale efficacia del piano nutrizionale.
Va infatti sottolineato che molte carenze osservabili nella pianta, spesso non dipendono da una reale mancanza dell’elemento nel suolo, ma piuttosto da antagonismi nutrizionali o da una scarsa mobilità degli elementi stessi. Il caso più emblematico è quello del calcio, elemento poco mobile nei tessuti vegetali, la cui carenza nei frutti può manifestarsi anche in presenza di buoni tenori nel terreno.
Per questo motivo, diventa essenziale non solo dosare correttamente i singoli nutrienti, ma anche garantirne la disponibilità e l’assimilazione effettiva, attraverso strategie integrate e tempistiche ben calibrate. Una nutrizione ragionata, che tenga conto di queste dinamiche, è lo strumento più efficace per guidare la qualità finale del grappolo e prevenire disordini fisiologici spesso subdoli ma economicamente rilevanti.
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Donato Liberto
©uvadatavola.com