Peculiarità e debolezze della filiera

Insieme a relatori come il prof. statunitense Julian Alston analizziamo la filiera italiana dell'uva da tavola, in occasione dell'evento organizzato da CUT e Foragri.

da Silvia Seripierri

Nella giornata di venerdì 4 novembre 2022 si è tenuto presso l’Hotel D’Aragona & Spa di Conversano l’evento “Uva da tavola: una filiera sotto analisi” promosso dalla CUT (Commissione Italiana Uva da Tavola) in collaborazione con FOR.AGRI (Fondo paritetico nazionale interprofessionale per la formazione continua in agricoltura).

L’incontro mira ad analizzare la filiera dell’uva da tavola, i ruoli, i rapporti e le responsabilità degli anelli della catena del valore.

Tra gli ospiti c’era anche Julian Alston professore in economia agraria e delle risorse – dell’Università di Davis in California -, esperto del sistema dell’uva da tavola e consulente della CTGC (California Table Grape Commission). Durante il suo intervento, il prof. Alston ha riportato come in California la collaborazione tra diverse associazioni e centri di ricerca consente l’ottenimento di dati utili agli agricoltori per produzioni di valore. Il meccanismo che consente a tale sistema di funzionare consiste nell’azione combinata di organi pubblici federali, università e associazioni private – come la CTGC – costituite dalle aziende del settore che hanno deciso, ormai oltre 20 anni fa, di unirsi e collaborare per ricerca, studio e promozione dell’uva da tavola californiana. In questo modo, quindi, il sistema mette a disposizione delle aziende che decidono di aderire dati statistici relativi a:

  • produzione e vendita dell’uva da tavola in California;
  • sviluppo e innovazione delle tecniche colturali per le nuove varietà.

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Partendo dall’analisi dei problemi che i viticoltori devono oggi fronteggiare, il prof. Alston ha riportato i dati sull’uva da tavola californiana, perché casi di successo come quello della CTGC siano di esempio per il comparto italiano che ha ancora molta strada da percorrere. L’evento, moderato da Massimiliano Del Core – Presidente della CUT e della OP Meridia – ha visto anche altri preziosi interventi.

Tra questi quelli della prof.ssa De Palma dell’Università di Foggia, del prof. Di Lorenzo dell’Università di Palermo, del prof. Gaeta dell’Università di Verona e del prof. Antonio Galati dell’Università di Palermo.

I relatori hanno fornito uno spaccato del comparto produttivo italiano dell’uva da tavola, pugliese e siciliano – ha sottolineato Del Core – esaminando i dati raccolti nei mesi scorsi dalla CUT.

“Dai dati è emerso uno scenario estremamente articolato con punti di contatto tra la realtà californiana e quella italiana. Ovviamente l’analisi ha portato alla luce anche le debolezze del comparto italiano come il ritardo nell’organizzazione produttiva e commerciale. Le più importanti regioni italiane per produzione di uva da tavola, Puglia e Sicilia, perdono competitività non solo rispetto alla realtà californiana – per ovvi motivi geografici e commerciali –  ma anche rispetto ad altri areali produttivi. Come quello spagnolo che, grazie ad una spiccata organizzazione, propensione all’innovazione e all’aggregazione commerciale, primeggia”.

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A caratterizzare la seconda parte dell’evento sulla filiera italiana dell’uva da tavola, invece, i pareri emersi durante la tavola rotonda, a cui hanno preso parte operatori della produzione e operatori commerciali del settore. Tra questi:

  • Claudio Mazzini, responsabile commerciale del settore freschissimi per Coop Italia;
  • Salvatore Novello, della siciliana Azienda Agricola Novello”;
  • Nicola Giuliano, Presidente dell’OP Giuliano;
  • Michele Laporta, Presidente della IGP Uva di Puglia;
  • Pietro Buongiorno, segretario regionale UILA;
  • Claudio Cocozza, coordinatore del CTS (Comitato Tecnico Scientifico) della CUT.

“Gli operatori hanno commentato i dati presentati dai professori e hanno proposto alcune soluzioni alle criticità che quest’anno più che mai – ha aggiunto Del Core – si sono evidenziate”. Importantissima in questo senso, quindi, la conclusione a cui tutte le valutazioni hanno portato; ovvero la possibilità di, attraverso l’azione del neonato “Distretto Agroalimentare di Qualità dell’Uva da Tavola”, di implementare aggregazione, innovazione e promozione del prodotto.

“Aggregazioni di filiera, come la Commissione Italiana dell’Uva da Tavola e come il Distretto dell’Uva da Tavola – ha specificato il Presidente della CUT – possono condurre quelle stesse attività portate avanti dalla California Table Grape Commission, indispensabili per far sì che l’uva da tavola italiana recuperi competitività sul mercato interno e sul mercato estero”. 

L’obiettivo, quindi, è che attraverso programmi di aggregazione sia possibile avviare attività volte a: 

  • valorizzare la qualità del prodotto; 
  • promuovere i marchi territoriali – come le IGP – soprattutto delle uve con semi;
  • promuovere il rinnovo varietale;
  • accrescere le conoscenze tecniche per la coltivazione delle uve apirene.

 

Silvia Seripierri

©uvadatavola.com

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