Alcune molecole sono capaci di innescare priming, ovvero cambiamenti fisiologici e genetici nei tessuti vegetali. Ciò consente di innalzare le difese delle piante anche in assenza di un patogeno.
Le piante, durante tutto il loro ciclo vitale, sono sottoposte ad una serie di stimoli esterni che influenzano la loro crescita e il loro sviluppo. Questi input vengono chiamati stress e suddivisi in due macro areee: stress biotici (es: insetti erbivori, virus, batteri, funghi) e stress abiotici (es: temperatura, carenza idrica o eccesso di acqua). Le piante, non potendo scappare dallo stress, sono necessariamente tenute ad adattarsi. Perciò esse sono in grado di sviluppare efficaci strategie di difesa. La Resistenza Indotta (RI) è provocata dalla presenza di alcune molecole del patogeno, che fungono da elicitori di difesa.
Gli elicitori sono molecole naturali, che possono raggiungere la pianta anche indipendentemente dal patogeno e sono in grado di innescare (priming in inglese) alcuni cambiamenti fisiologici e genetici nei tessuti vegetali. In questo modo le piante innalzano le proprie barriere di difesa.
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Effetto sistemico del priming
Tra le caratteristiche più interessanti si annovera l’effetto sistemico del priming. Si tratta di uno stimolo applicato localmente, per esempio su di una foglia, ma che si propaga all’interno di tutta la pianta, inducendola ad attivare forme di resistenza anche nei tessuti più lontani.
L’effetto priming perdura nel tempo
Si è inoltre notato che l’effetto priming perdura nel tempo aiutando la pianta a fronteggiare prontamente eventuali e successive ondate dello stesso stress che ha indotto la resistenza. Il priming, dunque, induce una vera e propria “memoria fisiologica nelle cellule”. Il suddetto meccanismo mostra delle analogie e similarità con quanto accade quando gli animali, provando paura, sono in uno stato di maggiore allerta.
Come e dove effettuare il priming sulle piante?
Il priming può essere effettuato su tutti gli organi e i tessuti delle piante (come per esempio radici, foglie e fusto) attraverso un’ampia serie di composti di sintesi, molecole naturali e composti organici volatili (VOC). Questi, più in generale, vengono definiti “attivatori”.
Memoria genetica, lo “stress ereditario”
Un altro elemento estremamente interessante emerso dagli studi degli ultimi anni è che l’esposizione di una pianta ad uno stress può innalzare le difese non solo nella singola pianta, ma anche della sua progenie. Effetti di questo tipo vengono chiamati “transgenerazionali”.
Visto che l’esposizione allo stress offre una resistenza di lunga durata, che può essere addirittura trasmessa alle generazioni successive si è pensato di adoperare il priming per la gestione delle malattie in pieno campo. Gli attivatori, infatti, non possiedono effetti tossici diretti sull’organismo bersaglio, sono compatibili con la conduzione integrata e possono migliorare le tecniche di biocontrollo.
Possibili e interessanti applicazioni
Oggi esistono già importanti applicazioni industriali del priming. Un esempio su tutti è il trattamento dei semi con Acido Jasmonico (JA), che conferisce alle colture in campo resistenza a lungo termine contro insetti e patogeni, senza però avere ripercussioni sulla crescita e sullo sviluppo delle piante. Il priming apre dunque interessanti possibilità, coerenti con le tendenze del mercato e con l’attuale quadro normativo, che punta all’uso sostenibile dei mezzi di difesa.
Autrice: Teresa Manuzzi