Quello italiano è un territorio fragile, reso ancor più vulnerabile dall’opera dell’uomo e dagli eventi climatici intensi sempre più frequenti. Il 68% dei comuni italiani è a forte rischio idrogeologico e la maggior parte della popolazione italiana vive in aree considerate a medio-alto rischio di frane e alluvioni.
Tra queste ve ne sono molte specializzate nella produzione di uva da tavola come quelle dell’arco jonico dove, tra Ginosa, Laterza, Castellaneta e Metapontino, negli ultimi anni si sono verificati gravi disastri idrogeologici.
Ogni anno si spendono miliardi per interventi di riparazione dei danni, molto più costosi delle opere di prevenzione, per non parlare delle perdite di vite umane.
L’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (Anbi), ha presentato un piano di interventi immediatamente cantierabili per ridurre il rischio idrogeologico. Secondo l’Associazione è necessario intervenire immediatamente perché i costi lievitano di anno in anno e si è passati da una spesa prevista per il 2010 di 4,1 miliardi a quella per il 2014 di 8 miliardi di euro.
Secondo l’Anbi, i fondi ci sono e si potrebbero reperire da più fonti, anche dalla PAC 2014-2020, ma quelli finora stanziati sono stati utilizzati esclusivamente per le emergenze e non per la prevenzione.
Fonte: www.agricoltura24.com