Fino a qualche anno fa, l’idea di un robot che fosse in grado di sostituire l’uomo appariva come il più avveniristico frutto della fantasia. Già alle soglie del 2013, però, quella che sembrava utopia sta diventando realtà grazie alla nascita ed alla diffusione dei primi Farm Bots o Agbots (AGricoltural roBOTS).
Un recente progetto coordinato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Pontedera prevede la realizzazione di un prototipo di robot che simuli le capacità delle radici di esplorare il terreno. I sensori al suo interno consentirebbero al robot di orientarsi e valutare le caratteristiche fisiche e chimiche del suolo. In questo modo si potrà studiare la rizosfera ed effettuare una valutazione del suolo, in modo da ottimizzare le operazioni di fertilizzazione e irrigazione.
Un altro esempio molto interessante è dato da piccolissimi robot, gli Swarm farm bots che riescono ad eseguire operazioni colturali con massima precisione e dislocabilità. Questo ingegnoso robottino, chiamato Prospero, è stato realizzato dalla Dorhout R&D ed è in grado di effettuare la semina, la cura e la raccolta di una coltivazione in pieno campo o in serra.
Molto interessante è il prototipo realizzato da un gruppo di studiosi di Harvard, detto Robobees, l’ape robotica delle dimensioni di un imenottero che dovrebbe garantire l’impollinazione delle coltivazioni, forse anche in modo autonomo. Ciò potrebbe essere di fondamentale importanza, visti i problemi a cui va incontro oggigiorno l’intero agroecosistema, danneggiato dalle numerose operazioni colturali e dall’utilizzo di alcuni prodotti fitosanitari che allontanano o uccidono i veri pronubi.
Altri prototipi promettenti e potenzialmente utilizzabili nei vigneti sono il robot “spruzzatore autonomo” e il robot “raccoglitore”. Il primo è in grado di navigare all’interno del vigneto e di irrorare la parte aerea della pianta; il secondo pianifica autonomamente la scelta e il distacco dei grappoli, in funzione del loro stato di maturazione, utilizzando specifici algoritmi e rispettando i vincoli di forza che consentono di non danneggiare il frutto.
Invece, tra i progetti già sviluppati per il settore vitivinicolo vi sono:
- Vitirover, micro-robot autonomo in grado di falciare l’erba fino ad una distanza di 2-3 cm dal piede della vite. Grazie alle celle fotovoltaiche é completamente autonomo ed é in grado di inviare l’energia in eccesso nelle batterie al litio di cui é dotato. La sua velocità massima é di 500 m/orari per cui Vitirover può falciare un ettaro di vigneto in un centinaio di ore. Il robot lavora sulla base di coordinate GPS fornite direttamente dal produttore per cui esso non solo si attiene ai limiti della parcella, ma é anche in grado di evitare eventuali buche o fosse qualora ve ne sia la presenza. Il sistema é controllabile da computer o da smartphone grazie ad una semplice applicazione scaricabile via internet e compatibile con iPhone, BlackBerry ed Android. Per mezzo della stessa l’operatore può localizzare facilmente il robot all’interno del vigneto, conoscerne la distanza effettiva e richiamarlo in qualsiasi momento. Il sistema GPS consente inoltre al viticoltore di rintracciare il robot in caso di furto, anche se l’azienda fornisce a tal proposito uno specifico contratto di assicurazione contro furti ed atti vandalici.
- Falcon 8, elicottero in miniatura in grado di effettuare riprese dall’alto con o senza l’utilizzo di infrarossi. Grazie ai sensori ad infrarossi, il mezzo può rendere visibile la quantità di clorofilla presente nelle viti, fornendo così un parametro di notevole importanza per l’agronomo. Dalle immagini così raccolte infatti, é possibile stabilire eventuali stress idrici della pianta o possibili situazioni di sofferenza sui quali é necessario intervenire. Si tratta in sostanza di un metodo alternativo al satellite, per la raccolta di immagini, che può risultare vantaggioso soprattutto in caso di appezzamenti di modeste dimensioni. L’elicottero impiega infatti due ore per rilevare 10 ettari di superficie e necessita di un continuo ricambio di batterie avendo un’autonomia di soli 15-20 minuti. Le sue potenzialità sono molteplici e riguardano non solo la possibilità di ottenere informazioni spendibili a livello agronomico, ma anche l’eventualità di effettuare video a scopo promozionale/illustrativo o di ricostruire immagini tridimensionali e ad alta definizione.
Quello su cui sono in grado di lavorare gli agbot é, quindi, un campo tutt’altro che ristretto. Occorre ricordare però che, nonostante molti di questi robot siano concepiti nell’ottica del risparmio, gli investimenti per la costruzione, e di conseguenza per l’acquisto, rappresentano un forte ostacolo alla loro diffusione. Ciò premesso, le preoccupazioni da parte dei lavoratori non mancano. Se da un lato i robots potrebbero risolvere una volta per tutte i problemi legati alla scarsità di manodopera tipici di alcune zone/periodi, dall’altro gli stessi potrebbero mettere seriamente in discussione rapporti di lavoro concernenti quella manodopera scarsamente specializzata.
Fonte: www.novagricoltura.com