Brevetti, royalty e commercializzazione dell’uva da tavola

Ad Adelfia si discute di privative vegetali, commercializzazione, royalty e brevetti durante l'incontro promosso dall'APS Tipica Adelfia

da Redazione uvadatavola.com
brevetti uva

Si concluderà il 21 ottobre  – con un focus su olivo e olio – il ciclo d’incontri dal titolo “Chiacchr e Frutt” promosso ad Adelfia (Ba) dall’associazione di promozione sociale “APS Tipica Adelfia”.

Quest’anno – tra i diversi temi – si  è parlato anche di uva da tavola, brevetti, privative vegetali e biodiversità.

Per l’occasione (giovedì 22 settembre 2022) è stato anche presentato il libro dello scrittore Fabio Ciconte, dal titolo: “Chi possiede i frutti della terra”.

Con l’autore hanno dialogato:

  • Emanuele De Robertis, presidente dell’APS Tipica Adelfia;
  • Costantino Pirolo – ricercatore dello Spin Off dell’Università degli Studi di Bari Sinagri, società di servizi avanzati per lo sviluppo rurale e per il trasferimento d’innovazioni tecnologiche in campo agricolo;
  • il coordinatore del progetto BiodiverSO, Pietro Santamaria, prof. Associato dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” – Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali;
  • Luigi Trotta, dirigente dell’assessorato agricoltura della Regione Puglia.

Per approfondire le tematiche trattate abbiamo raggiunto telefonicamente il ricercatore Costantino Pirolo che ha cominciato presentando l’iniziativa, che terminerà venerdì 21 ottobre con un incontro sul tema “olive e olio”:  “APS Tipica Adelfia – ha cominciato Pirolo – opera dal 2008 e nel 2014 l’associazione ha vinto il bando della Regione Puglia “Mente locale”, che prevedeva la riqualificazione della stazione ferroviaria della città attraverso iniziative legate all’agricoltura. Locali e aree della vecchia stazione sono quindi diventate la cornice di diverse attività. In particolare è in questo contesto che si svolge il ciclo d’incontri “Chiacchr e Frutt”. Iniziativa che vede produttori locali e artigiani proporre la loro merce attraverso gli stand di un mercatino, incontri con autori e una zona dedicata al food”.

Grazie a questi incontri avete toccato diverse tematiche e vi siete occupati anche dell’annosa questione delle privative vegetali che normano la coltivazione dell’uva da tavola.

“Innanzitutto ci terrei a sottolineare che sono rimasto stupito dalla grande partecipazione all’incontro sull’uva da tavola. Paradossalmente, infatti, la presenza degli agricoltori non è una cosa consueta in eventi come questo. Le motivazioni sono da indagare, non so se la responsabilità è da attribuire a chi dovrebbe promuovere iniziative di settore (organizzazioni, politica, ecc.) – che non sono capaci di offrire eventi attrattivi per il comparto produttivo – o se le cause sono da attribuire unicamente alla sfiducia e allo svilimento dei produttori.
In questo caso grazie alla larga partecipazione dei produttori l’incontro è stato molto interessante e ha riguardato il tema dell’innovazione varietale e dei brevetti nel contesto critico attuale del comparto dell’uva da tavola, tema sul quale va avviata una fase di riflessione anche a livello istituzionale”.

Il libro di Fabio Ciconte esplora proprio il mondo dei brevetti e delle privative vegetali.

Fabio Ciconte ne ha approfittato per raccontare in che modo è nata la mela conosciuta come Golden Delicious. In una fattoria della Virginia d’inizio Novecento c’era un albero di mele gialle e particolarmente gustose. Il suo proprietario partecipa a un concorso di settore inviando alcune mele al Vivaio Stark, in Louisiana. Dopo qualche tempo in fattoria si presenta Paul Stark in persona che decide di acquistare per cinquemila dollari la pianta e per evitare che qualcuno moltiplicasse la pianta decide d’ingabbiare l’albero. Tutt’oggi le mele della varietà Golden Delicious commercializzate peovengono da piante che sono l’esatta copia di quell’albero in gabbia. Il melo ingabbiato, per Ciconte,  è il simbolo dei brevetti che oggi insistono su diverse tipologie di cibo”.

Cosa ne pensano i produttori?

Tra i tanti convenuti all’incontro sui brevetti c’era anche il produttore Lorenzo Colucci, presidente del “Comitato liberi agricoltori e commercianti pugliesi e lucani”. Nel corso della discussione proprio Colucci ha evidenziato che, secondo lui, le varietà gestite in modalità Club provocano concorrenza sleale sul mercato. A suo dire, infatti, queste varietà sono disponibili solo per alcuni produttori. Lorenzo è disposto a riconoscere royalties per il lavoro di ricerca condotto dai breeder, ma contesta il fatto che si precluda ad alcune aziende l’impianto di nuove cultivar. Sempre Colucci è il promotore di un’azione presso l’antitrust. Il gruppo che Colucci rappresenta, infatti, contesta all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato le modalità di distribuzione sul territorio delle varietà brevettate adoperate da parte di commercianti e breeder. Secondo il suo punto di vista, non consentire a tutte le aziende agricole di coltivare le stesse varietà di fatto ostacola il libero mercato e permette solo a pochi di detenere varietà più performanti e in grado di primeggiare sul mercato. Chi resta fuori dai giochi è costretto a produrre le vecchie cultivar che di anno in anno perdono sempre più terreno”.

Quello dei brevetti è un tema che sta costringendo il comparto a una riflessione profonda negli ultimi anni.

“Difatti diversi sono stati i produttori che hanno preso la parola in seguito all’intervento di Colucci, esponendo alcune problematiche aziendali. Molti sono gli agricoltori che sono stati chiamati a gestire una serie di difficoltà legate alla commercializzazione delle uve con semi. Gli stessi, però, non sono stati in grado d’impiantare le varietà apirene che preferivano, perché commercianti ed esportatori locali decidono – per conto dei breeder – quali cultivar piantare, dove e a chi concedere le licenze”.

 

Si tratta di argomenti che vanno di pari passo con il tema della Biodiversità

“Tema esplorato dal professor Pietro Santamaria. Proprio la biodiversità è stata la leva che ha consentito ad alcune “nicchie” di promuovere i propri prodotti su circuiti di eccellenza. Per esempio la Carota di Polignano o l’uva baresana. Chi è riuscito a lavorare bene sulla località, infatti, ha raccolto ottimi frutti dal punto di vista commerciale. Queste strategie, però, non sembrano compatibili con la coltivazione dell’uva da tavola considerando il grande numero di ettari interessati dalla coltura nella nostra regione. Infine il dott. Luigi Trotta ha concluso l’incontro illustrando una serie di interventi promossi dalla Regione a favore del comparto agricolo, anche con la partecipazione attiva delle Istituzioni scientifiche. Purtroppo si tratta di input che spesso non vengono colti e sfruttati adeguatamente dalla base produttiva e non generano quel fermento atteso”.

 

Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com

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