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Cosa sono i Limiti Massimi di Residui (LMR)?

Gli LMR rappresentano la quantità massima di agrofarmaci consentita per legge nelle colture destinate all’alimentazione

da Redazione uvadatavola.com 13 Marzo 2019
13 Marzo 2019
Limiti Massimi di Residui (LMR)
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Gli LMR rappresentano la quantità massima di agrofarmaci consentita per legge nelle colture destinate all’alimentazione umana e degli animali. Sono espressi in milligrammi (mg) di sostanza per chilogrammo (kg) di coltura o in parti per milione (ppm); ciascun agrofarmaco ha un LMR stabilito per ogni coltura.

 

Ogni agrofarmaco, nei Paesi in cui è registrato, è provvisto di un’etichetta che riporta le modalità di impiego (dose minima e massima, numero minimo e massimo di applicazioni ed epoca di applicazione) e le colture sui cui può essere utilizzato. Le indicazioni di impiego riportate in etichetta hanno valore legale.

Un LMR è:

  • basato sulla dose massima e il numero massimo di applicazioni consentiti (BPA critica);
  • stabilito per ogni agrofarmaco su ogni coltura/prodotto agricolo;
  • basato su campioni di coltura costituiti da un insieme di articoli (ad esempio mele) che vengono raggruppati e analizzati.

Qualora parti diverse di una stessa coltura siano destinate all’alimentazione umana o animale, ad esempio granella e paglia di frumento, vengono fissati LMR diversi per ciascuna parte. Negli Stati Uniti e in Canada gli LMR sono chiamati tolleranze.

Come viene stabilito un LMR?

Prima di tutto vengono identificate le sostanze che compongono il residuo. Queste sostanze possono essere l’agrofarmaco applicato alla coltura (sostanza attiva), i prodotti di degradazione (metaboliti) o entrambi. In qualche caso l’agrofarmaco può essere degradato completamente per cui i metaboliti non sono distinguibili dalle sostanze naturalmente presenti nella pianta.

Una volta stabilita la definizione di residuo, vengono condotte prove di campo applicando il prodotto secondo la BPA critica per determinare i livelli di residuo. I residui rilevati seguendo la BPA critica corrispondono ai livelli più alti derivanti dal corretto impiego del prodotto.

Diverse prove vengono condotte nell’arco di almeno due anni, su diversi tipi di terreno e in diverse regioni geografiche, per tenere conto della variazione dei residui legata alle condizioni atmosferiche e alle modalità di coltivazione. Il numero di prove richieste varia in funzione della coltura – per le colture più diffuse è necessario un maggior numero di prove – e del Paese interessato dalla fissazione degli LMR.

Nella foto: moscerini della frutta

Nella foto: moscerini della frutta


Le prove residui condotte secondo la BPA critica danno origine generalmente ad un range di livelli di residui, per cui occorre adottare un approccio statistico per il calcolo degli LMR, che risultano sempre superiori al residuo più alto riscontrato nelle prove. 

Quando si adotta un LMR?

Il valore di LMR calcolato viene adottato, attraverso una specifica normativa, solo se la valutazione del rischio per il consumatore è favorevole. In caso contrario è necessario ridurre le quantità di residuo e di conseguenza l’LMR, per esempio diminuendo la dose o variando le modalità di impiego dell’agrofarmaco.

Per ciascun LMR, i dati sui residui e la valutazione del rischio vengono esaminati in modo indipendente dalle autorità del Paese o della Regione interessati. Quando si ritrova un residuo più alto del LMR consentito si parla di superamento del LMR.

L’LMR cosa valuta?

Un LMR non rappresenta di per sé una soglia di sicurezza dei prodotti alimentari in quanto il suo superamento raramente comporta un rischio per la salute del consumatore.

Gli LMR possono essere stabiliti a livello sovranazionale, ad esempio a livello UE, oppure a livello nazionale, come avviene in USA, Giappone e Australia. Gli LMR globali stabiliti dal Codex Alimentarius. Ovvero dalla Commissione congiunta dell’Organizzazione Mondiale della Sanita e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura e non hanno valore legale. Ma possono essere adottati per legge dalle autorità regolatorie nazionali o sovranazionali.

Fonte: Pubblicazione Syngenta: “Sicurezza, disponibilità e qualità degli alimenti”

 
 
 
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