“Vigileremo in Perù e in tutto il mondo per difendere i diritti che abbiamo sulle nostre uve da tavola”.
Solo qualche giorno fa abbiamo pubblicato la notizia che IFG ha costretto un’azienda italiana a donare il raccolto ottenuto da piante non autorizzate. Attraverso la stampa internazionale veniamo a sapere che il breeder di varietà di uva da tavola vigila e colpisce anche i produttori del Perù.
Collaborazioni
In particolare IFG ha ottenuto la collaborazione delle autorità peruviane per individuare le aziende agricole nelle quali si coltivano le sue uve da tavola senza i necessari permessi.
IFG – in Perù, ha inoltre stretto rapporti anche con l’Istituto Nazionale per la Difesa della Concorrenza e la Protezione della Proprietà Intellettuale (Indecopi) e con l’Istituto Nazionale per l’Innovazione Agraria (INIA) nella città di Ica, per facilitare l’identificazione delle aziende agricole che ospitano produzioni non autorizzate.
Cosa è vietato e cosa si rischia
Il breeder, attraverso alcuni comunicati, fa sapere che ha il diritto di “prevenire o avviare azioni legali contro chi compie atti volti a produrre, riprodurre, vendere, commercializzare o importare materiale genetico o frutti delle sue varietà protette”.
Le eventuali ripercussioni di tali azioni possono comportare:
- sanzioni;
- chiusura di stabilimenti;
- distruzione del materiale contraffatto;
- richieste di risarcimento per i danni causati.
Il caso
In seguito ad una recente ispezione condotta nel distretto di Santiago, uno dei produttori ha preferito dare fuoco ai propri vigneti, pur di eliminare le prove, eludendo così le conseguenze dell’infrazione.
“Saremo vigili e continueremo a intraprendere in tutto il mondo le azioni necessarie a difendere i nostri diritti”, ha concluso Andy Higgins, CEO dell’azienda.
Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com