Trattamenti estintivi per il contenimento dell’oidio

Se opportunamente eseguiti, i trattamenti estintivi possono ridurre la pressione dell'oidio in vigneto. Quando è bene effettuarli per massimizzarne gli effetti?

da Redazione uvadatavola.com

L’oidio è tra le malattie fungine più insidiose per la coltivazione della vite da tavola, capace di compromettere gravemente sia la qualità che la quantità della produzione. Le condizioni ambientali caratterizzate da elevata umidità, spesso accentuata dagli interventi irrigui, favoriscono la creazione di un microclima ideale per lo sviluppo di questa patologia. In un contesto agricolo sempre più attento alla sostenibilità e alla redditività,  i trattamenti estintivi rivestono un ruolo fondamentale nel controllo dell’oidio. Se applicati nei tempi e nei modi corretti, consentono di ridurre significativamente la fonte di inoculo di Erysiphe necator – l’agente causale della malattia – nelle stagioni successive. Questo approccio non solo semplifica il controllo del patogeno nei vigneti, ma aiuta anche a preservare la salute delle piante e a ottimizzare la gestione complessiva del vigneto.

Conoscere l’oidio per controllarlo efficacemente

Per combattere l’oidio in modo efficace, è indispensabile conoscere il ciclo biologico del patogeno, così da intervenire nelle fasi critiche in cui i trattamenti estintivi possono massimizzare il loro effetto di controllo. Comprendere le dinamiche di sviluppo e svernamento di Erysiphe necator permette ai produttori di pianificare strategie mirate e sostenibili, limitando la diffusione del fungo e semplificando la gestione complessiva del vigneto. Il ciclo biologico dell’agente causale dell’oidio è piuttosto complesso. Erysiphe necator può svernare sotto due forme principali:

  • forma asessuata, come micelio all’interno delle gemme infette;
  • forma sessuata, attraverso i corpi fruttiferi chiamati casmoteci.

Il micelio svernante genera nuovi conidi, responsabili delle infezioni secondarie, mentre i casmoteci producono ascospore, che avviano le infezioni primarie. Dopo il germogliamento, il micelio riprende la crescita e colonizza alcuni germogli, che assumono la caratteristica conformazione a “bandiera”. Sebbene questi germogli siano generalmente limitati o addirittura assenti, in annate particolarmente favorevoli o casi specifici, possono richiedere un monitoraggio attento per valutare eventuali interventi mirati.
Diversa è la situazione delle infezioni primarie causate dalle ascospore, che si manifestano su vegetazione e grappoli. Nei vigneti pugliesi, l’oidio è una presenza costante, seppur con intensità variabile, rendendo necessario un approccio preventivo e sistemico per proteggere le colture.

I conidi e le infezioni secondarie

Le infezioni oidiche si susseguono per tutta la stagione vegetativa grazie all’azione dei conidi, responsabili delle infezioni secondarie. Queste possono ridursi dopo l’invaiatura degli acini, ma talvolta riescono a interessare anche il rachide, soprattutto nelle uve a maturazione tardiva, che restano a lungo in campo.
Verso la fine dell’estate, in base alle condizioni climatiche, il fungo avvia la fase sessuata, caratterizzata dalla formazione dei casmoteci e/o dalla colonizzazione delle gemme sotto forma di micelio, che daranno origine a nuove infezioni nella stagione successiva. Condizioni climatiche autunnali caratterizzate da temperature miti (superiori a 10 °C) e assenza di piogge favoriscono la formazione e maturazione dei casmoteci. Questi corpi fruttiferi mostrano una notevole capacità di resistere alle condizioni avverse dell’inverno, incluse temperature molto rigide, rimanendo pronti a germinare con il ritorno della primavera.

Nei vigneti delle aree meridionali, i casmoteci iniziano a formarsi a partire da settembre, localizzandosi principalmente su foglie e tralci infetti. La loro formazione sui grappoli è meno comune, mentre la presenza è più evidente sulla pagina inferiore delle foglie e, in minor misura, su quella superiore. Tuttavia, quando la pressione dell’infezione è elevata, si riscontra un aumento anche sulla pagina superiore delle foglie. I casmoteci, appena formati, presentano una colorazione giallo pallido, che evolve verso l’arancione per poi diventare marrone scuro a maturazione completa. La quantità di casmoteci prodotti dipende dalla gravità delle infezioni tardive dell’oidio alla fine del ciclo vegetativo della vite. Una volta maturi, i casmoteci si disperdono nel territorio circostante, facilitati da agenti atmosferici come vento e pioggia. Le screpolature della corteccia delle piante rappresentano il luogo ideale per lo svernamento del fungo, permettendogli di rimanere vitale e pronto a germinare nella primavera successiva. Studi condotti da Cortesi et al. (1997) hanno evidenziato che solo il 40% dei casmoteci svernanti sotto la corteccia riesce a produrre nuove infezioni nell’annata successiva. Altri siti di svernamento, come residui vegetali e terreno, risultano meno favorevoli per la sopravvivenza del fungo, poiché la vitalità dei casmoteci in questi luoghi si riduce notevolmente, rendendoli marginalmente influenti nella diffusione dell’epidemia.

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Casmoteci a diversa maturazione

Trattamenti estintivi: quando e come intervenire per un controllo efficace

I sistemi di supporto alle decisioni (DSS), come i modelli previsionali attualmente disponibili, offrono un valido aiuto ai tecnici agricoli nel monitorare l’evoluzione del patogeno e individuare i momenti più adatti per intervenire. Grazie a queste tecnologie, è possibile valutare meglio la presenza di parassiti e programmare trattamenti mirati. Numerose sperimentazioni condotte da centri di ricerca, come Agrolab, hanno permesso di approfondire l’efficacia di diverse sostanze attive per il controllo delle forme sessuate del fungo. Dai risultati delle prove in campo emerge una serie di indicazioni pratiche per ottimizzare i trattamenti estintivi.

  1. Monitoraggio della formazione dei casmoteci: lo sviluppo dei casmoteci è difficile da identificare visivamente, pertanto è necessario supportare il monitoraggio con adeguate analisi di laboratorio. Il controllo deve iniziare a settembre e proseguire fino a ottobre per individuare la comparsa e la maturazione dei casmoteci. La formazione di questi organi sessuali avviene principalmente sulle foglie basali, al contrario, sugli apici vegetativi la loro presenza è ridotta. Nei vigneti coperti da film plastici, l’assenza di fitofarmaci sulla vegetazione esterna non influisce negativamente sull’efficacia dei trattamenti.
  2. Tempistiche dei trattamenti: è fondamentale intervenire quando i casmoteci iniziano a formarsi, cioè nella fase in cui presentano una colorazione gialla o arancione. I casmoteci maturi (di colore marrone) sono meno suscettibili ai fungicidi. Le sperimentazioni hanno dimostrato che l’efficacia dei trattamenti raggiunge il 95% quando si effettuano due applicazioni consecutive a distanza di 7-10 giorni. Questo approccio riduce significativamente l’attività infettiva del patogeno, in particolare la produzione di ascospore nella primavera successiva. I trattamenti eseguiti a fine inverno, invece, non risultano validi: i casmoteci maturi, ormai protetti e difficilmente raggiungibili, sono poco sensibili ai fungicidi.
  3. Superfici interessate: per garantire l’efficacia dei trattamenti estintivi, è indispensabile applicarli su una superficie ampia (almeno 2 ettari). Questo permette di ridurre in modo efficace la popolazione del patogeno su un’intera area, adottando un approccio simile a quello utilizzato per la confusione sessuale.
  4. Sostanze attive e modalità di applicazione: tra le sostanze più efficaci emerse dalle sperimentazioni si annoverano l’olio essenziale di arancio dolce e Ampelomyces quisqualis. Il primo agisce per contatto, mentre A. quisqualis, riattivandosi con l’acqua, penetra nelle ife del fungo, inibendone l’attività. Entrambe le sostanze, utilizzate da sole o in miscela con lo zolfo, hanno mostrato ottime performance. 

Considerazioni finali sui trattamenti estintivi

Sebbene i trattamenti estintivi non eliminino completamente l’oidio, rappresentano un valido strumento per ridurne l’inoculo, facilitando la gestione della malattia nelle stagioni successive. Esperienze condotte in diverse aziende confermano che l’applicazione di questa metodologia contribuisce significativamente a contenere la pressione del patogeno. Se effettuati nella fase di formazione dei casmoteci, i trattamenti estintivi riducono l’inoculo di Erysiphe necator nell’annata seguente, agevolando il controllo complessivo della malattia e migliorando la sostenibilità della coltivazione.

 

A cura di: V. Lasorella, A. Guario, O. Grande, N. Antonino, G. Di Pierro
AGROLAB – Centro sperimentale e di diagnosi fitosanitarie
E-mail: coop.agrolab@libero.it – sito web: www.agrolabtech.it
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