I trattamenti estintivi, se correttamente posizionati ed eseguiti, contribuiscono a diminuire la pressione dell’oidio nel corso delle stagioni successive e ne facilitano il controllo in vigneto.
La coltivazione della vite da tavola in Italia sta evolvendo rapidamente grazie anche ad un’offerta diversificata di nuove cultivar apirene. Queste, però, sono varietà che, spesso, risultano molto suscettibili alle infezioni da parte di diversi parassiti, tra i quali ritroviamo l’oidio.
L’oidio, causato da Erysiphe necator (= Uncinula necator) anamorfo di Oidium tuckeri, è una delle malattie più diffuse e pericolose per i suoi effetti negativi sulla quantità, ma soprattutto sulla qualità delle produzioni viticole. Le condizioni climatiche mediterranee, fortemente favorevoli al patogeno, inducono produttori e tecnici a mettere in campo una precisa protezione del vigneto ricorrendo, talvolta, anche a modalità preventive.
Dopo l’allegagione è facile notare infezioni di oidio sulle piante.
Le infezioni di oidio negli ambienti pugliesi si verificano generalmente dopo l’allegagione, con una maggiore pressione nella fase di ingrossamento degli acini. Pertanto i programmi di difesa antioidica vengono impostati, generalmente, partendo dalla fase di immediata pre-fioritura.
Ciclo biologico dell’oidio
La biologia del patogeno è alquanto complessa; esso può svernare sotto due distinte forme: asessuata (come micelio nelle gemme infette) e sessuata (attraverso i corpi fruttiferi detti casmoteci).
Mentre il micelio svernante dà origine a nuovi conidi, i casmoteci danno origine alle ascospore, che sono responsabili delle infezioni primarie. Dopo il germogliamento il micelio riprende la sua crescita e moltiplicazione e dà avvio alla colonizzazione di alcuni germogli, che assumono la particolare conformazione a “bandiera”. Generalmente il numero di tali germogli è molto limitato o quasi assente, per cui solo in qualche caso o in annate molto favorevoli, possono essere degni di particolare attenzione.
Il monitoraggio del vigneto, in queste annate, è fondamentale per la valutazione di eventuali interventi. Differenti, invece, sono le infezioni che si verificano a seguito dell’attività delle ascospore provenienti dai casmoteci, che si manifestano sulla vegetazione e in particolare sui grappoli. Nei vigneti pugliesi l’oidio è una malattia presente tutti gli anni, anche se con intensità differente. Ad ogni modo risulta sempre necessario proteggere il vigneto con modalità preventiva.
Strategie di contenimento dell’oidio su vite da tavola
Le strategie adottate dalle aziende viticole risultano differenti con buoni risultati di protezione, ma non è raro riscontrare difficoltà nel controllo quando la pressione di malattia risulta elevata. Ciò accade specialmente per quelle conduzioni che limitano molto i mezzi fitoiatrici a disposizione dei produttori.
I conidi
Le infezioni oidiche si susseguono ad opera dei conidi – responsabili delle infezioni secondarie – per tutta la stagione vegetativa. Esse, in relazione alle condizioni climatiche, possono ridursi dopo l’invaiatura degli acini. Talvolta, però, le infezioni riescono ad interessare anche il rachide, specialmente per le uve che restano in campo per molto tempo e la cui raccolta sarà effettuata a inizio inverno. A fine estate (in funzione delle condizioni climatiche) si svolge la fase sessuata del fungo, con la formazione dei casmoteci e/o colonizzazione delle gemme (come micelio) che germoglieranno l’anno successivo.
I casmoteci
I casmoteci, negli areali meridionali, cominciano a formarsi a partire dal mese di settembre sui tessuti infetti; in particolare su foglie e tralci. Sui grappoli, invece, la loro formazione è più rara. La presenza dei casmoteci viene riscontrata principalmente sulla pagina inferiore delle foglie e in minor misura su quella superiore. Nei casi in cui la pressione dell’infezione è particolarmente elevata, però, la presenza dei casmoteci aumenta anche sulla pagina superiore.
Gli organi sessuali appena formati presentano una colorazione giallo pallido, successivamente la colorazione evolve diventando arancione e infine – a maturazione completa – sarà marrone scuro. La quantità di casmoteci prodotti e dispersi nel vigneto dipende, a sua volta, dalla gravità delle infezioni oidiche tardive presenti alla fine del ciclo vegetativo della vite.
I casmoteci, raggiunta la maturazione, si disperdono nel territorio circostante grazie all’azione di agenti atmosferici, come vento e piogge. Le screpolature della corteccia delle piante rappresentano il luogo nel quale il fungo sverna meglio, riuscendo a mantenersi vitale ed in grado di germinare nella primavera successiva.
Da alcune ricerche e studi (Cortesi et al., 1997) si sa che solo il 40% dei casmoteci svernanti sotto la corteccia riesce a produrre nuove infezioni nell’annata successiva. Altri siti di svernamento prediletti dal patogeno sono, per esempio, i residui vegetali e il terreno. È importante sottolineare che i casmoteci presenti sui residui vegetali o nel terreno perdono quasi del tutto la loro vitalità e non partecipano allo sviluppo dell’epidemia nella stagione successiva.
Condizioni climatiche autunnali caratterizzate da assenza di piogge e temperature miti (superiori a 10 °C) favoriscono la formazione e la maturazione dei casmoteci. Durante il periodo invernale questi corpi fruttiferi riescono a resistere agevolmente alle condizioni avverse, incluse le temperature molto rigide.
Come e quando effettuare i trattamenti estintivi per ottenere un miglior risultato.
I supporti alle decisioni (DDS), come i modelli previsionali in uso, sono utili a sollecitare l’attenzione dei tecnici circa l’importante compito del monitoraggio. Ciò permetterebbe una maggiore valutazione della presenza di parassiti.

Casmoteci a diversa maturazione.
Sulla formazione dei casmoteci e sulla possibilità di evitare la loro formazione sono state impostate diverse sperimentazioni da parte di ricercatori e centri sperimentali come Agrolab. Proprio Agrolab ha osservato in che modo sarebbe meglio impiegare diverse sostanze attive per estinguere in modo più efficace le forme sessuali del fungo.
Di seguito riportiamo quanto emerso dalle diverse prove effettuate in campo dai tecnici del suddetto centro sperimentale di diagnosi fitosanitaria:
- lo sviluppo dei casmoteci non è di facile identificazione e i rilievi visivi in campo non sono assolutamente sufficienti per esprimere valutazioni certe, ma si ha la necessità di utilizzare un’adeguata strumentazione di laboratorio;
- risulta necessario avviare il monitoraggio sui casmoteci già dal mese di settembre e proseguire per tutto il mese di ottobre, per verificare l’inizio della loro comparsa e della loro successiva maturazione;
- la formazione dei casmoteci viene riscontrata principalmente sulle foglie più basali. Su di esse infatti è presente una concentrazione maggiore di tali organi sessuali. Sugli apici vegetativi, invece, la presenza di casmoteci è molto ridotta, pertanto – specialmente nei vigneti ad uva da tavola – la presenza dei teli di protezione che impediscono il raggiungimento dei fitofarmaci sulla vegetazione situata al di fuori di essi, non riduce l’efficacia dei trattamenti estintivi;
- i trattamenti dovranno essere effettuati quando i casmoteci iniziano a formarsi (ovvero quando la loro colorazione è gialla o arancione), perché i casmoteci più maturi (di colore marrone) risultano meno suscettibili all’azione dei fungicidi. Le attività di sperimentazione hanno inoltre messo in evidenza che l’efficacia dei trattamenti estintivi si attesta sul 95%, quando si eseguono due interventi con un intervallo di 7-10 giorni. L’attività infettiva dei casmoteci si riduce ulteriormente in caso di mancata produzione di ascospore nel periodo primaverile;
- non sufficientemente valide risultano, invece, le applicazioni eseguite nel periodo di fine inverno sul bruno. Ciò perché i casmoteci maturi non sono molto sensibili ai fungicidi, oltre che difficilmente raggiungibili per la loro ubicazione sul ceppo. Inoltre, considerando il rapporto costi/benefici, un’azione di questo tipo non risulta economicamente valida. È necessario considerare che l’azione estintiva non venga rivolta direttamente sui casmoteci ma sulle ife del fungo. Sono queste ultime, infatti, che – attraverso l’accoppiamento sessuale – danno origine all’organo sessuale svernante. A fine inverno, in campo, non sono presenti le ife ma solo un organo ben protetto che ha anche superato un inverno che – magari – è stato anche rigido;
- per una efficacia ottimale dei trattamenti estintivi risulta fondamentale interessare a tale metodologia fitoiatrica una superfice più ampia possibile (comunque non inferiore a 2 ettari). Va considerato che l’obiettivo è quello di abbassare la popolazione di un agente biologico su un areale, per cui vanno adottate le stesse regole che si adoperano per esempio con la confusione sessuale;
- tra le diverse sostanze attive utilizzate nei diversi anni di sperimentazione, l’olio essenziale di arancio dolce e Ampelomyces quisqualis, adoperati da soli o in miscela con zolfo, hanno mostrato una maggiore performance nei confronti dei casmoteci. Va evidenziata la particolare modalità di azione di tali sostanze attive e, in particolare, quella dell’olio di arancio che agisce per contatto. A. quisqualis, invece, si rivitalizza grazie all’acqua e ciò permette alle sue spore di introdursi nelle ife dell’oidio. Risulta quindi evidente la necessità di eseguire una buona bagnatura della vegetazione utilizzando circa 800 litri/ettaro.
Il rispetto dei punti appena elencati consente di ridurre l’inoculo del patogeno in questione nella successiva stagione.
Risulta opportuno sottolineare che effettuare i trattamenti estintivi non vuol dire far scomparire o ridurre drasticamente la malattia in campo. Grazie a questa pratica agronomica, però, si agevola la gestione della protezione della vite. A confermarlo sono anche le esperienze effettuate all’interno di diverse aziende che, da qualche anno, adottano tale metodologia di controllo.
Possiamo quindi affermare che i trattamenti estintivi, se posizionati nel momento in cui i casmoteci iniziano a formarsi, contribuiscono a diminuire la pressione del fungo nel corso delle stagioni successive.
Infine, ne approfittiamo per ricordare che:
L’applicazione CLORISYS realizzata da AGROLAB, già attiva per alcuni parassiti (Planococcus ficus, Prays oleae, Lobesia botrana, ecc.), riporta anche i monitoraggi sulla presenza dei casmoteci (eseguiti in diverse zone viticole di uva da vino e da tavola) con indicazioni specifiche dei momenti biologici della loro formazione. I dati riportati sull’applicazione sono ricavati da specifici e puntuali rilievi tecnico scientifici di campo e di analisi di laboratorio. L’APP di monitoraggio CLORISYS (scaricabile gratuitamente da Play Store o Apple store) è dedicata ad informare tecnici, aziende e operatori agricoli, sulla reale presenza di parassiti che interessano le nostre colture produttive.
Autori: V. Lasorella, A. Guario, O. Grande, N. Antonino, G. Di Pierro
AGROLAB – Centro sperimentale e di diagnosi fitosanitarie
E-mail: coop.agrolab@libero.it – sito web: www.agrolabtech.it
©uvadatavola.com