Nel 2023, le superfici italiane dedicate alla coltivazione dell’uva da tavola, secondo i dati Istat, sono rimaste stabili rispetto all’anno precedente con circa 47.000 ettari in produzione a livello nazionale. Sono due le regioni dove è concentrata la coltivazione in Italia, rappresentate da Puglia e Sicilia che insieme detengono oltre il 90% della superficie impiantata. Molto significativi sono infatti gli impianti pugliesi che, con circa 25.000 ettari, rimangono al di sopra del 50% del totale nazionale evidenziando un trend pressoché costante negli ultimi anni. La Sicilia si conferma al secondo posto, con circa 18.000 ettari nel 2023 (38% del totale), registrando però un leggero calo rispetto al 2022. Le altre regioni italiane non denotano particolari variazioni di superfici rispetto alle annate precedenti ed evidenziano una rappresentatività complessivamente inferiore al 10%; tuttavia, tra le regioni minori che producono uva da tavola, rimangono da citare: Lazio, Abruzzo, Sardegna e Basilicata.
Produzione uva da tavola 2023: riduzione dei volumi ma qualità eccellente
Negli ultimi anni, l’Italia ha mantenuto una produzione di circa 1 milione di tonnellate di uva da tavola fino al 2022. La stagione 2023, però, ha subito l’impatto di condizioni climatiche sfavorevoli, come siccità e temperature elevate durante l’estate, che hanno ridotto significativamente le rese. Prima ancora, le abbondanti precipitazioni primaverili tra maggio e giugno, hanno favorito diversi attacchi di peronospora, riducendo ulteriormente i volumi di produzione. Anche in virtù di queste ragioni, le operazioni di raccolta nel 2023 hanno fatto sì che la stagione si chiudesse in anticipo di qualche settimana rispetto alla norma.
La produzione nazionale del 2023 è stimata appena sotto le 700.000 tonnellate, in calo di circa il 30% rispetto all’offerta dell’annata precedente, segnando uno dei raccolti più contenuti degli ultimi anni. La scarsità di prodotto è stata accompagnata però da un’eccellente qualità organolettica favorita dal clima asciutto riscontrato da settembre in poi. Le quotazioni alla produzione sono state generalmente soddisfacenti, ma il loro valore va rapportato alla minore offerta. Per la determinazione delle produzioni nazionali 2023 si precisa che, al dato ufficiale indicato da Istat, è stata applicata una correzione al ribasso in Sicilia e Basilicata, considerando la percezione degli operatori orientata a un calo produttivo di circa il 30%, trend peraltro riportato anche nel report Ismea riguardante il focus uve da tavola di ottobre 2023.
La coltivazione dell’uva da tavola sta vivendo un intenso cambiamento, con uno spiccato rinnovo varietale in atto già da qualche anno.
Negli ultimi anni, l’offerta è diventata più ampia e diversificata grazie all’introduzione progressiva di nuove varietà seedless, principalmente di uve bianche, accanto alle tradizionali varietà da sempre presenti sul territorio. Questo processo di rinnovamento è guidato principalmente dalla Regione Puglia che ha inoltre esteso il calendario di raccolta. La Regione Sicilia, al contrario, ancora oggi presenta una tipologia varietale più legata alla tradizione, ma è indubbio che abbia avviato un processo di evoluzione molto simile. L’uva da tavola italiana è ancor’oggi composta soprattutto da varietà a bacca bianca (lievemente sopra il 70%), seguite da quelle di colorazione rossa con una rappresentatività in aumento negli anni (oggi salite oltre 20% del complesso), mentre rimane minoritario il prodotto a bacca nera (poco più del 5% del totale). Nel complesso, al momento si conferma di modesta entità la quota di vigneti coltivati a regime biologico, seppur in lieve crescita negli ultimi anni.
Questi dati sono stati raccolti grazie all’indagine promossa dalla CUT – Commissione italiana Uva da Tavola che ha intuito l’importanza della costituzione del catasto dell’uva da tavola, uno strumento indispensabile per qualsiasi strategia produttiva e commerciale.
Questo progetto, iniziato nel 2023 con la collaborazione del CSO Italy, ha permesso di raccogliere ed elaborare i dati provenienti dalle organizzazioni di produttori che hanno partecipato. L’aggiornamento del catasto dell’uva da tavola per il secondo anno è in corso e consentirà di sviluppare una migliore conoscenza sulle dinamiche della coltivazione, analizzandone le modificazioni rispetto allo scorso anno. Nell’anno del debutto, sono stati censiti oltre 10.000 ettari di coltivazione con circa 130 differenti varietà di uva da tavola: le prime 5 più diffuse coprono però oltre la metà della superficie coltivata, mentre le prime dieci varietà in classifica superano il 70% del totale. Tra i nuovi impianti recentemente messi a dimora, emerge la preferenza dei produttori a impiantare uve seedless, prevalentemente a bacca bianca, con un crescente interesse per alcune varietà a bacca rossa.
Le differenti tipologie di uva attualmente disponibili per la commercializzazione consentono di soddisfare sia i consumatori legati alle varietà tradizionali, sia coloro che prediligono le uve apirene. La crescente disponibilità di varietà “seedless” permette inoltre agli operatori italiani di competere con i player esteri sui principali mercati di sbocco per il prodotto in esportazione. Gran parte dell’uva commercializzata dalle imprese spagnole, cilene o peruviane è infatti composta da uve apirene.
L’uva da tavola italiana, grazie all’innovazione e alla qualità, continua a mantenere la sua competitività nonostante le sfide produttive e climatiche.
Nel complesso, il comparto dell’uva da tavola in Italia, pur avendo affrontato un 2023 difficile, con un calo produttivo significativo, ha mostrato la sua capacità di mantenere elevati standard qualitativi. L’innovazione varietale, in particolare l’introduzione delle uve apirene, rappresenta una risposta concreta alle esigenze del mercato internazionale, consentendo ai produttori italiani di rimanere competitivi. Tuttavia, il futuro presenta ancora molte incognite, soprattutto legate alle condizioni climatiche e alla pressione competitiva. Nonostante ciò, l’impegno costante verso una maggiore sostenibilità e qualità lascia spazio a speranza per il futuro del comparto, con nuove opportunità pronte a essere colte.
A cura di: Tomas Bosi e Elisa Macchi – CSO Italy
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