Negli areali vocati alla viticoltura da tavola, come quelli siciliani, l’oidio rappresenta una costante. Conoscere il ciclo biologico dell’agente patogeno e le condizioni predisponenti le infezioni e la malattia è fondamentale per garantire una protezione efficace del vigneto.
Il fungo agente di oidio su vite è Erysiphe necator. Conoscere il suo ciclo epidemiologico è utile per meglio programmare gli interventi e la strategia di difesa. Accanto a questo, però, altrettanto importante è l’analisi delle condizioni climatiche che maggiormente predispongono la malattia.
Procedendo in ordine, possiamo dire che lo svernamento del patogeno può avvenire in due diverse modalità, che sono i casmoteci – corpi fruttiferi derivanti dall’attività sessuale del fungo – e il micelio nelle gemme latenti. Alla ripresa vegetativa, le infezioni possono essere causate sia dal micelio che si è conservato nelle gemme e che infetta i germogli in accrescimento, sia dai casmoteci che – in condizioni di umidità – rilasciano le ascospore. Tuttavia, negli areali di produzione viticola siciliani, è molto raro che la forma svernante di E. necator sia il micelio nella gemma. Di fatto, le uniche poche volte in cui è stato possibile osservare il micelio come forma svernante di E. necator si è trattato sempre e solo di vigneti ad uva da vino. In questi casi, anche se solo sporadicamente e a scopo quasi didattico, è stato possibile osservare il classico germoglio a bandiera. Per quanto riguarda le condizioni climatiche e ambientali, a differenza di altri funghi, E. necator non ha particolari esigenze. A predisporre le infezioni, quindi, sono:
- escursioni termiche;
- periodi con assenza di pioggia per almeno 6-7 giorni;
- temperature tra i 20 e i 30 °C.
A questi fattori si sommano la suscettibilità della varietà, l’eccessivo vigore e lussureggiamento delle piante e il vento, che favorisce la dispersione dei casmoteci. Per quanto riguarda l’incubazione della malattia, invece, questa avviene in 5-6 giorni in condizioni di temperatura compresa tra 25 e 30 °C con umidità dell’80 % e in 18-20 giorni se la temperatura è compresa tra i 10 e i 13 °C. In generale, pioggia e bagnatura prolungata hanno un’azione frenante, perché dilavano i conidi di Erysiphe necator.
Di quali mezzi di controllo si dispone?
Oggi, fortunatamente, non si dispone solo di principi attivi di sintesi, ma anche di induttori di resistenza e di organismi di biocontrollo. Questi sono molto utili per la difesa delle piante perché contribuiscono a gestire il rischio di resistenza e a limitare il numero di residui nel prodotto finale. Per quanto riguarda E. necator le strategie di difesa non possono prescindere dal ciclo epidemiologico. Tra i diversi momenti di intervento, è dunque molto importante considerare i trattamenti estintivi che vanno effettuati a fine ciclo vegetativo con mezzi di biocontrollo, non appena viene verificata la presenza in campo di casmoteci.
Le temperature che si verificano a fine ciclo vegeto-produttivo nei vigneti ad uva da tavola siciliani incidono molto sull’epoca di differenziazione dei casmoteci.
Solitamente questi compaiono dalla seconda decade di settembre in poi, ma se le temperature si mantengono alte difficilmente la differenziazione dei casmoteci si verifica in quel periodo. Stando a quanto osservato durante le ultime campagne in Sicilia, a partire dalla seconda decade di settembre, sono sempre più frequenti gli abbassamenti termici notturni. Aspetto che permette di osservare la differenziazione dei casmoteci sulle foglie infette che presentano micelio – soprattutto della varietà Italia – e sugli acinelli verdi di grappoli serrati. In condizioni di vento, pioggia e nebbia, quindi, questi casmoteci si disperdono nel vigneto per poi conservarsi fino alla stagione successiva su fusto, cordoni e nel ritidoma.
Obiettivo dei trattamenti estintivi è dunque ridurre la dose di inoculo al fine di ritardare il più possibile l’inizio delle infezioni ascosporiche nella stagione successiva e posticipare così la fase epidemica del ciclo infettivo. In alternativa ai trattamenti estintivi, anche se meno efficace, è l’esecuzione di un intervento prima della ripresa vegetativa avendo cura di bagnare per bene i ceppi e la corteccia, dove i casmoteci trovano riparo durante l’inverno. Nel corso della stagione vegetativa, poi, è importante continuare la difesa ponendo particolare attenzione all’alternanza di principi attivi e diversi meccanismi d’azione, applicandoli con precisione e nelle fasi fenologiche più indicate.
L’importanza delle operazioni colturali
Il successo di una strategia di difesa fitosanitaria dipende molto anche dall’esecuzione delle buone pratiche agricole. A riguardo, importanti sono le operazioni colturali, che includono la selezione dei germogli e la rimozione dei germogli doppi e di quelli troppo ravvicinati. In questo contesto si inserisce anche la defogliazione, fondamentale perché consente una migliore distribuzione dei prodotti fitosanitari. In ultimo, è bene che i grappoli siano spargoli al fine di garantire un buon arieggiamento e massimizzare l’efficacia dei trattamenti in post invaiatura.
Concludendo, appare dunque evidente che i mezzi e le tecniche utilizzabili per tenere sotto controllo le infezioni di oidio su vite da tavola sono molteplici, ma disporre di piante equilibrate capaci di meglio affrontare e rispondere agli stress può rappresentare una marcia in più.
Lillo Carmina e Lorenzo Lucenti – agronomi di Agriproject Group in Sicilia
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