La redazione di Uva da Tavola ha recentemente intervistato Domenico e Vito Liturri, rispettivamente responsabili della commercializzazione e della produzione dell’azienda Agricoper, per raccogliere maggiori informazioni in merito alle caratteristiche e al meccanismo di commercia- lizzazione delle varietà senza semi di cui sono licenziatari.
Quali sono le varietà di uve senza semi di cui Agricoper è licenziataria?
Vito Liturri: Noi siamo licenziatari delle varietà di uva da tavola di due costitutori californiani. Al momento preferiamo non fornire i nomi delle varietà, crediamo sia corretto non creare aspettative fino a quando non vi sarà certezza assoluta dei risultati che è possibile raggiungere, sia in campo che sul mercato. Con i dati di questo 2014, quando raccoglieremo i primi 20 ettari, avremo modo di essere più chiari.
Tra tutte queste varietà ve ne sono alcune che hanno mostrato caratteristiche produttive migliori rispetto ad altre?
Domenico Liturri: È ancora presto per dirlo. I costitutori hanno un programma di breeding continuo. Ogni anno essi ci forniscono nuove varietà da sperimentare sul campo per verificarne l’adattamento alle nostre condizioni pedoclimatiche e la loro produttività Questa è la prima fase di un processo di selezione continuo. Le diverse varietà vengono messe a dimora nel nostro campo sperimentale. Alcune di queste vengono scartate, altre passano allo stadio successivo che è quello della moltiplicazione. Le varietà attualmente presenti nel nostro campo sperimentale sono circa 70.
Vito Liturri: I costitutori eseguono una prima selezione a monte; le varietà che sono state da loro ritenute valide e con delle buone caratteristiche per la produzione, arrivano ai licenziatari. Ogni licenziatario mette a dimora un “test plot”, così da attuare una ulteriore selezione in funzione di tanti aspetti, tra cui quello commerciale. Una volta individuate le varietà meritevoli di passare alla fase di moltiplicazione, vengono impiantate le prime superfici (1-2 ettari per varietà). In questo modo il progetto cresce progressivamente e si sviluppa passo dopo passo. La prossima settimana, per esempio, arrivano altre 30 nuove varietà ma per tutti i passaggi che devono affrontare, ne sentiremo parlare solo tra 6-7 anni.
Si tratta quindi di un processo lungo, che richiede molto tempo?
Vito Liturri: Certamente il tempo necessario è notevole ma noi preferiamo che il progetto cresca con molta cautela, al fine di non incorrere nell’errore di moltiplicare e stimolare la diffusione di varietà inutili, poco valide o peggio con dei difetti in fase di produzione. C’è già troppa confusione su questo tema e non vogliamo creare false illusioni nei produttori o fare nomi di varietà che possono rivelarsi non idonee. Realizzare nuovi impianti richiede ingenti investimenti e chi produce non può permettersi di sbagliare .
Domenico Liturri: Oggi, alcune di queste varietà sono passate alla fase 3, quella della moltiplicazione su larga scala (10-20 ettari).
Questi impianti sono realizzati all’interno della vostra azienda agricola ma anche nelle aziende agricole di un ristretto numero di altri produttori le cui produzioni andrete voi stessi a commercializzare.
Domenico Liturri: Questo è esatto. Infatti, per usare un’espressione gergale, stiamo “sub-licenziando” alcuni produttori che erano già all’interno della nostra organizzazione commerciale. Questa fase 3 è attualmente già iniziata, con le dovute cautele e precauzioni. In questo 2014 arriveranno i primi frutti di varietà impiantate lo scorso anno nella nostra azienda e nelle aziende dei sub-licenziatari, di questo progetto iniziato circa 8 anni fa. Aggiungo che anche in questo inverno abbiamo innestato, così da permettere al progetto di prendere progressivamente forma.
Ci sono delle varietà che si sono distinte in modo particolare?
Domenico Liturri: Ci sono delle varietà che noi riteniamo migliori ma, come detto, ancora per quest’anno preferisco non farne i nomi per non creare aspettative. Già dal prossimo anno, dopo che il primo frutto dei primi 20 ettari in produzione nel 2014 sarà stato raccolto e commercializzato, sarà possibile fare delle valutazioni di campo e di mercato molto più realistiche. Nel 2015 arriveranno a frutto ulteriori 20 ettari.
È possibile dare alcune indicazioni di massima su queste varietà ad oggi attenzionate?
Vito Liturri: Ci sono due varietà bianche, una più precoce ed una più tardiva. Quella più precoce si accavalla un po’ al periodo di commercializzazione della Sugraone e questo non è un elemento positivo. Ci sono poi due varietà medio-tardive rosse che colorano in maniera naturale e che dovrebbero andare a sostituire progressivamente la Crimson. Ci sono anche varietà nere, per quanto il mercato delle uve nere non sia molto attivo.
Domenico Liturri: Tornando alla Crimson, bisogna dire che anche quest’anno questa varietà ha dato enormi problemi di colorazione. Quando colora risulta una ottima varietà, ma quando la produzione è un po’ più alta i chicchi stentano a colorarsi uniformemente di rosso. La Crimson è una varietà che il mercato richiede rossa, non ammettendo sfumature di nessun genere. Le nuove varietà che abbiamo individuato sono invece facili da produrre e hanno costi di manodopera abbastanza bassi, inferiori rispetto a varietà come Italia e Vittoria e più simili a quelli della Red Globe. Questo permetterà alla produzione di affrontate un mercato che si sta mostrando sempre più competitivo. In fase di commercializzazione il dato che arriva è chiaro: non è possibile aumentare il ricavo oltre una certa soglia, così per ottenere un profitto l’unica via resta quella di ridurre i costi di produzione.
Quali azioni deve intraprendere il produttore che intende realizzare nuovi impianti con queste varietà senza semi che verranno progressivamente diffuse e sub-licenziate nei prossimi anni?
Domenico Liturri: Il produttore interessato ad una delle nostre varietà deve prendere contatto con la nostra azienda Agricoper. Noi, in una prima fase, gli facciamo visitare i nostri impianti e mostriamo il pacchetto varietale di cui siamo licenziatari, nonchè il percorso da noi condotto negli ultimi anni. Il produttore può fare una richiesta di licenza. Noi effettuiamo una selezione tra le domande di adesione in funzione di molti parametri, tra cui molto importante, oltre alla professionalità del produttore, ci sono la zona di produzione e le caratteristiche del suolo. Gli impianti devono essere realizzati in modo ponderato e bilanciato, evitando fenomeni di sovrapproduzioni e/o accavallamenti varietali. L’obbiettivo è quello di creare un calendario di produzione ampio ed equilibrato, la cui programmazione è fondamentale. Anche per questa ragione non tutte le domande potranno essere accolte, anche se soddisfano i requisiti agronomici.
Le varietà dei vostri costitutori possono, tenuto conto anche del meccanismo di commercializzazione che le caratterizza, rappresentare una via all’ammodernamento del parco varietale attualmente esistente nel nostro territorio?
Domenico Liturri: Non ci sono dubbi che il parco varietale attualmente esistente in Italia vada aggiornato. Il problema è come questo potrà avvenire. Le varietà di cui parliamo sono coperte da brevetto e il modello scelto dai costitutori per diffonderle coinvolgerà un numero ristretto di produttori. Ci tengo a precisare che il modello contrattuale è stato studiato dai costitutori, noi siamo semplici licenziatari di quel contratto. Si tratta di un meccanismo tipo “club” che per di più è nato da pochi anni per poter essere del tutto strutturato per la diffusione sul territorio. Oggi siamo nella fase della validazione delle varietà e la loro concreta diffusione sul territorio non è ancora partita. Il rammarico è constatare che se è stato fatto un lavoro di breeding in California, anche in Italia sarebbe stato possibile realizzarlo dai nostri istituti di ricerca. Ma questa è un’altra storia…
Quali caratteristiche devono avere le uve per essere recepite positivamente dal mercato?
Domenico Liturri: Tra le 10 varietà che abbiamo individuato, ci sono varietà a bacca bianche, rosse e nere senza semi; queste uve vanno a creare un calendario commerciale da luglio a novembre-dicembre. Il comune denominatore che hanno queste varietà è il gusto che è molto riconoscibile e distintivo. Va detto, inoltre, che nel 2013 sono arrivate in produzione ristrettissime superfici di vigneto. Parliamo di poche piante, il che significa che non è possibile avere delle risposte di mercato sufficientemente attendibili. Il 2014, come già detto, giungeranno in produzione i primi 20 ettari delle diverse varietà e avremo dal mercato delle risposte più concrete. Il 2014 sarà l’anno della verità.
Vito Liturri: Dal punto di vista produttivo è invece possibile dare fin da adesso un dato netto e definitivo: si tratta di varietà davvero eccezionali, molto produttive.
Per restare all’ambito produttivo, sono stati riscontrati difetti in fase di produzione per queste varietà?
Vito Li Turri: Le 10 varietà che abbiamo individuato tra le 70 di partenza non presentano in fase di produzione alcun tipo di difetto. Non è stato riscontrato sulle uve alcun fenomeno negativo quali spacco, imbrunimento, disseccamento del rachide, difficoltà nella pigmentazione, acinellatura o distacco della bacca in fase di raccolta.
Qual è il meccanismo di commercializzazione e liquidazione del prezzo?
Domenico Liturri: Il meccanismo è quello del “Club” nel quale è possibile individuare un ristretto numero di distributori (licenziatari) ed un contenuto numero di produttori. Il produttore in fase di impianto deve versare una royalty sulla pianta (una tantum) che va al costitutore. In più ogni anno il netto ricavo derivante dalla vendita delle uve conferite al distributore autorizzato viene decurtato di una marketing fee (che rimane al distributore autorizzato) e della royalty sul frutto (destinata al costitutore).
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Autore: la Redazione
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