Con gli esperti di SICUR-LAV S.r.l.s. approfondiamo la cultura della prevenzione e i motivi che hanno generato l’ordinanza pugliese che norma l’orario di lavoro nei campi.
Chi scrive – in veste di operatore della prevenzione per la tutela della salute dei lavoratori – accoglie con favore l’ordinanza del 21.06.2022 n. 258 del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che vieta:
“Il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle ore 12:30 alle ore 16:00 con efficacia immediata e fino al 31 agosto 2022 sull’intero territorio regionale nelle aree o zone interessate dallo svolgimento di lavoro nel settore agricolo, limitatamente ai soli giorni in cui la mappa del rischio indicata su questo sito internet riferita a: “lavoratori esposti al sole” con “attività fisica intensa” ore 12:00, segnali un livello di rischio ALTO”.
Cultura della prevenzione
Trattasi di un’iniziativa di assoluta efficacia che sottende una cultura della “prevenzione” in un’ottica di cooperazione e coordinamento tra Istituzioni, imprenditori agricoli, sindacati e professionisti che affiancano le aziende nella programmazione delle attività di prevenzione.
La rigidità che caratterizza un iter normativo non costituisce sempre uno strumento adeguato per far fronte a esigenze urgenti che scaturiscono da assolute peculiarità di specifici settori di produzione.
Si pensi allo stress termico ambientale che caratterizza il comparto agricolo – soprattutto in Sud Italia – che può essere gestito in modo più adeguato mediante appunto il ricorso allo strumento dell’ordinanza. Solo la celerità degli interventi può valere a scongiurare notizie di morti bianche; come il bracciante 27enne originario del Mali o Paola Clemente, affinché non siano dimenticate.
L’organizzazione delle attività deve variare a seconda dei fattori di rischio
Ciò perché le esigenze produttive ben possono e devono essere tutelate con modalità organizzative differenti, non limitandosi a quelle consolidate e routinarie. Vale a dire che l’orario di lavoro nel comparto agricolo non può rimanere invariato nell’arco di tutto l’anno solare, ma deve celermente modificarsi e adattarsi in base ai fattori di rischio che in questo settore sono strettamente correlati al fattore ambientale, pur tenendo conto della tipologia specifica di produzione.
Serve una mediazione
Apprezzando la celerità con cui si è inteso fronteggiare una situazione a rischio elevato. Si auspica, ad ogni modo, l’ampliamento del metodo di concertazione tra le parti sociali. Questo è – di fatti – l’unica strada per giungere ad una soluzione normativa che contemperi tutti gli interessi in gioco.
Inoltre non possiamo che prendere atto del fatto che la medesima esigenza tocca anche altre regioni come Basilicata e Calabria.
Le sanzioni
Ci teniamo a sottolineare che l’efficacia dell’ordinanza non va rimessa solo allo strumento sanzionatorio; pur irrinunciabile (ex art. 650 c.p.) applicabile come da espressa previsione. Per le aziende che non rispettano la normativa è previsto:
- l’arresto fino a tre mesi;
- oppure ammenda fino a € 206,00, se il fatto non costituisce più grave reato.
Affinché la cultura della prevenzione si affermi sempre più occorre però la cooperazione e la presa in carico delle aziende di settore da parte di tutti i soggetti pubblici e privati per l’armonizzazione dei cicli produttivi.
L’esigenza assoluta e primaria dovrà essere quella della tutela della salute (ex art. 32 della Costituzione).
comunicato Stampa a cura adi : SICUR-LAV Srls