La febbre di primavera è un disordine fisiologico della vite, che si verifica soprattutto quando la stagione decorre più fredda e caratterizzata da basse temperature. Molto spesso, come riportato nella letteratura, ci si riferisce alla febbre di primavera come “falsa carenza di potassio” e, sebbene la manifestazione sintomatologica nel caso della febbre di primavera differisca da quella tipica della carenza di potassio, in entrambi i casi si verifica la stessa anomalia metabolica.
A dirlo è l’esperto di fisiologia Humberto Mendoza che in un suo articolo per la rivista Uvanova descrive il problema e come affrontarlo.
Di cosa si tratta?
L’anomalia metabolica in questione è un disturbo nel metabolismo dell’azoto e un accumulo di putrescina oltre i normali livelli previsti. Secondo lo studio pubblicato nel 1990 da Adams et al. del Dipartimento di Viticoltura dell’Università della California, le foglie di viti affette da febbre di primavera contengono cinque volte più putrescina di quella contenuta nelle foglie di viti sane. Nelle foglie di viti che presentano carenza di potassio, invece, l’accumulo di putrescina supera quello delle viti sane di 20-30 volte. In entrambi i casi, poi, a prescindere dal contenuto di putrescina, a risentirne è il metabolismo dell’azoto.
Per quanto riguarda la febbre di primavera, altro aspetto fondamentale sono le condizioni climatiche.
Come accennato in precedenza, infatti, tra le condizioni predisponenti rientra il verificarsi di basse temperature durante la stagione primaverile. Valori di temperatura inferiori ai 5 °C rallentano o bloccano la crescita dei germogli favorendo l’accumulo di putrescina. Se le temperature aumentano anche solo fino ai 10-12 °C i sintomi si attenuano. In sintesi, quindi, nel caso della febbre di primavera, le basse temperature sono un fattore fondamentale a differenza di quanto si verifica per la carenza di potassio, che non è influenzata dai valori di temperatura. Il verificarsi di carenze di potassio, poi, se sommato ai fattori responsabili della febbre di primavera, aggrava ulteriormente i sintomi tipici del disordine fisiologico primaverile.
Come attenuare i sintomi?
Al persistere del freddo, l’apparato fogliare delle viti sintomatiche non cambia colore e rimane giallo, così come non si ristabilisce il normale tasso di crescita. Ciò che bisogna considerare è che, per quei vigneti in cui è carente la dotazione di potassio, zinco e magnesio – condizione abbastanza normale in pre fioritura a causa della ridotta attività radicale – i sintomi saranno molto più persistenti e i germogli avranno una minore capacità di crescita anche al ripristino dei normali valori di temperatura. A fronte di questi motivi, quindi, trovano giustificazione gli interventi fogliari a base di potassio, zinco, magnesio ed estratto di alghe per proteggere i germogli dai danni da freddo e permettere, una volta che si sono normalizzate le temperature, un tasso di crescita tale che in fase di piena fioritura i germogli siano ben formati.
Silvia Seripierri
©uvadatavola.com