La nutrizione autunnale (detta anche post-raccolta) crea le premesse per una buona ripresa vegetativa ed influenza la fertilità delle gemme.
L’agronomo Antonio Carlomagno, afferente allo studio agronomico Agriproject, spiega in che modo pianificare ed effettuare la nutrizione autunnale, tenendo presenti tutti gli elementi dell’ecosistema vigneto. L’ottica con cui è bene approcciarsi in genere alla nutrizione dovrebbe essere quella di poter garantire alle piante il compimento delle sue attività fisiologiche, senza mai perdere di vista l’obiettivo commerciale e produttivo.
Di cosa tener conto prima di stilare il piano nutrizionale
Nel momento in cui muoviamo la “leva” nutrizionale, non possiamo non considerare tutta una serie di variabili comprese nell’ecosistema vigneto e che potrebbero quindi giovare o risentire delle nostre azioni. Ad esempio dovremmo considerare gli effetti della nutrizione sui patogeni, sulla fisiologia, sulla gestione del suolo e sull’espressione vegeto-produttiva del vigneto. Altri elementi di cui dovremmo tener conto quando pensiamo al piano nutrizionale sono: il tipo di cultivar, il portinnesto, la fertilità e tutte le specificità fisiologiche della cultivar.
Radice come “dispensa” per il risveglio vegetativo
Se vogliamo che la nutrizione autunnale apporti degli effetti positivi alla coltura dobbiamo volgere l’attenzione alla radice. Essa, infatti, rappresenta l’organo preposto all’assorbimento delle sostanze nutritive. Inoltre è anche il luogo deputato allo stoccaggio degli elementi di riserva. Gli stessi che saranno utilizzati dalla pianta al risveglio vegetativo. La radice, dunque, rappresenta l’anello di giunzione tra la chiusura di un ciclo vegetativo e l’inizio del successivo.
Ritmi di assorbimento
Conoscere i ritmi di assorbimento è fondamentale per poter stilare un piano nutrizionale corretto ed equilibrato. Da alcuni studi è emerso che nelle prime fasi del germogliamento non vi è praticamente alcun tipo di assorbimento di elementi minerali (come: azoto, fosforo, potassio, calcio e magnesio) da parte della vite. L’elevata richiesta metabolica che si registra in questa fase, infatti, viene soddisfatta dalle sostanze di riserva accumulate – per lo più nelle radici – durante il lasso di tempo che intercorre tra la raccolta del frutto e la caduta delle foglie.
Quali elementi dare alla pianta durante l’autunno e perché?
Il 60% delle riserve di azoto utilizzate al momento del germogliamento provengono proprio dalle riserve accumulate dalla pianta nel periodo autunnale. In questo periodo l’azoto viene incamerato dalla vite sotto forma di arginina. Un’ottima ripresa vegetativa non può quindi prescindere da una nutrizione azotata da effettuare nell’ultima fase dell’attività vegetativa.
Stesso discorso vale per il fosforo, elemento estremamente richiesto nella fase di accrescimento quale molecola di scambio dell’energia (fa parte dell’ATP). Potremmo definire il fosforo la “benzina” dell’accrescimento vegetativo. Inoltre, durante il secondo picco di crescita dell’apparato radicale che si realizza prima dell’entrata in dormienza della vite, la pianta aumenta il proprio fabbisogno di fosforo. Quindi, curare la somministrazione di tale elemento in post raccolta o comunque durante tale fase, ci permetterà di ampliare l’apparato radicale, ovvero la nostra ‘dispensa’ per gli elementi di riserva.
Anche il potassio è un elemento altrettanto importante per le sue funzioni fisiologiche legate alla nutrizione idrica delle cellule e, quindi, coinvolto sia nei processi di crescita di apici vegetativi ed acini nonché di maturazione di questi ultimi. La vite è una specie potassofila ed il potassio si muove sia per via xilematica che floematica, tuttavia l’assorbimento e l’accumulo negli organi di riserva avviene per un periodo più limitato.
Importante è anche la somministrazione del calcio in post-raccolta, elemento che possiede una mobilità xilematica. Perciò nelle prime fasi di crescita del germoglio – non essendoci delle foglie che traspirano – il calcio non è mobile e ciò impedisce all’elemento di raggiungere i germogli e il rachide. Il calcio è fondamentale per il giovane germoglio, perché è lì che comincia la formazione del futuro grappolo. Massimizzare l’accumulo del calcio nel germoglio ci consentirà di incrementare la sostanza secca; fondamentale per quelle varietà a maturazione tardiva o per quelle che necessitano di 1 o 2 mesi di frigoconservazione.
Le foglie sono fondamentali
La pratica della nutrizione autunnale non ha senso in un vigneto privo di foglie. Per far sì che gli elementi vengano assunti dalle piante, l’impianto dovrà necessariamente possedere una sufficiente superficie fogliare attiva, capace quindi di fotosintetizzare ma ancor più di traslocare. Le foglie, infatti, comunicano alle radici di assorbire e stoccare le riserve. Anche dopo la raccolta, infatti, le foglie sono al lavoro per sostenere la maturazione dei tralci e per ottimizzare la differenziazione a fiore delle gemme.
Gestione del suolo
Al pari della gestione della chioma, è opportuna una corretta gestione del suolo – meglio se conservativa – volta a massimizzare la superficie di terreno esplorato dalle radici e garantire il turn over radicale. La presenza di nuove radici, infatti, ci garantirà l’assorbimento dei minerali.
Quali elementi dare, quando e in che modo?
Innanzitutto è opportuno capire quali sono state le asportazioni degli elementi come azoto, fosforo, magnesio, potassio e calcio nel corso della stagione appena conclusa. Per fare ciò è opportuno effettuare il bilancio nutrizionale che deve considerare:
- il fabbisogno stagionale di azoto, fosforo e potassio,
- la quota degli elementi che torna nel sistema attraverso le foglie cadute o i tralci trinciati,
- la quota asportata dalla produzione,
- i ritmi di assorbimento della vite.
Altri elementi da valutare sono: la varietà, la precocità, il ciclo colturale.
Ragionando in modo generico si potrebbe dire che il piano nutrizionale in post raccolta dovrebbe considerare 30% di l’azoto, 10-20% di fosforo e 15-20% di potassio.
L’azoto è l’elemento più labile di tutti perché, soprattutto in alcuni tipi di terreno, si perde facilmente in quanto va incontro a lisciviazione. Un altro sistema per orientare il nostro bilancio nutrizionale è la possibilità di analizzare il contenuto di arginina, ovvero la forma con cui l’azoto viene stoccato negli organi di riserva.
Dopo aver compreso gli elementi e le quote da fornire, dobbiamo individuare il momento ideale per fornire i minerali al terreno. Tuttavia per la vite da tavola dobbiamo distinguere tra varietà precoci e tardive.
Uve precoci
Per le varietà precoci il momento migliore coincide innanzitutto con la completa lignificazione dei tralci, che è indice di una buona differenziazione a fiore delle gemme e di una ripercussione positiva sull’annata successiva. Non ha senso effettuare delle concimazioni molto precoci, quando la pianta è in una fase molto attiva della crescita, perché la pianta destinerebbe gli elementi alla sua crescita vegetativa e non alle riserve. Considerando gli areali pugliesi si può dire che da metà settembre ci si può attivare per la nutrizione post-raccolta.
Varietà tardive
Le cultivar tardive sono varietà per cui la finestra tra la raccolta e la caduta delle foglie è molto breve. In questo caso bisogna cambiare l’approccio, perché in questi vigneti durante l’autunno troviamo ancora uva sulle piante. C’è bisogno di sincronizzare le esigenze di N, P e K sia in funzione del mantenimento dell’uva – la quale si trova in fase di maturazione – che in funzione della costituzione delle riserve. In questo caso le foglie lavoreranno per traslocare gli elementi sia verso il frutto che verso le radici.
Nutrizione fogliare o radicale?
La strada migliore da percorrere è sempre quella di integrare le due tipologie di somministrazione: fogliare e radicale. Considerando che la distribuzione dei concimi in fertirrigazione è sempre da privilegiare, perché essa consente di aumentare l’efficienza di distribuzione dell’unità fertilizzante che stiamo somministrando.
Quali concimi usare?
Da preferire ci sono gli urea-fosfato, il nitrato di potassio, il fosfato semplice, monoammonico o biammonico. Più in generale sono da privilegiare tutti quei concimi che presentano un buon tenore di fosforo e di azoto e che possano anche essere assorbiti velocemente. Per la distribuzione degli elementi fogliari si può optare per l’urea, perché è assorbita molto velocemente facendo così registrare una efficiente traslocazione dell’azoto negli organi di riserva. La vite è una pianta potassofila, quindi anche il fosfato monopotassico è indicato per fornire sia fosforo che potassio.
Il sovescio
Se parliamo di nutrizione post-raccolta non possiamo prescindere dalla pratica del sovescio. Pratica che ci permette – per mezzo dell’azotofissazione – di avere a disposizione azoto per la stagione successiva e ci consente di incrementare il tenore della sostanza organica del terreno; con tutti gli effetti benefici e nutrizionali da essa derivanti.
Tiriamo le somme
Esiste un’importante interconnessione tra la fine del ciclo vegetativo e l’inizio della stagione successiva. Se non ci occupiamo per bene dell’ultima fase del ciclo vegetativo della vite non possiamo permettere alla pianta di sostenere la ripresa nel corso dell’anno seguente. La nutrizione autunnale (o post raccolta) crea le premesse per una buona ripresa vegetativa ed influenza la fertilità delle gemme. Per mantenere sempre viva l’interconnessione tra fase finale del ciclo vegetativo e il germogliamento risulta però fondamentale preservare la funzionalità fogliare e prendere coscienza del ruolo fondamentale svolto dalle radici. Esse, infatti, svolgono una parte attiva e fondamentale, all’interno del ciclo produttivo.
Autrice: Teresa Manuzzi
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