Durante il corso ARPTRA 2017, la redazione di uvadatavola.com ha intervistato il Professor Attilio Scienza, docente di “Biologia e Genetica della Vite” presso l’Università di Milano.
Il professore è a capo del team di ricercatori che qualche mese fa ha conquistato l’attenzione degli esperti di viticoltura con i portainnesti “M” . Si tratta di portainnesti che ottimizzano l’utilizzo dell’acqua, resistono agli stress idrici e riducono, in media del 30%, il fabbisogno idrico della pianta.
“I ricercatori sono stati in grado di definire il DNA delle specie coinvolte nel miglioramento genetico e i comportamenti degli ibridi, ottenuti con una valutazione genetica e non fenotipica. Si è quindi potuto comprendere come la pianta abbia reagito esprimendo alcuni geni particolarmente interessanti”, dichiara il professore.
“Per il futuro stiamo già lavorando su materiale genetico proveniente dagli USA – continua il professor Scienza – da zone in cui è più forte la condizione di stress idrico e in cui le viti hanno messo già in atto alcune strategie di autoadattamento. Siamo sicuri di riuscire ad andare oltre i risultati ottenuti. A proseguire in questa direzione ci sta inducendo il cambiamento climatico in atto, che non è sistemico ma contingente e ci obbliga a trovare soluzioni a problemi come la scarsità idrica”.
Il progetto ha cominciato a muovere i suoi primi passi nel 1985 e oggi i risultati raggiunti offrono risvolti pratici e ricadute economiche. Infatti quattro portainnesti ottenuti sono attualmente in commercio.
“Un altro aspetto innovativo – prosegue il professore – è nella strategia che abbiamo utilizzato per accelerare la diffusione di questi portainnesti. Terminato il finanziamento da parte di AGER (consorzio di fondazioni bancarie), abbiamo costituito la società Winegraf, composta da undici aziende italiane. La nuova società che finanzia le nostre ricerche ha anticipato 500 mila euro e ha venduto i diritti di moltiplicazione ad un grande vivaio italiano: VCR. Il vivaio attualemente coltiva circa 70 ettari di piante madri di “portainnesti M”, che commercializza da quest’anno. Una parte dei ricavi delle barbatelle vendute sarà restituito come royalties alle 11 aziende, un’altra parte sarà reinvestito per finanziare la ricerca”.
Ma i “portainnesti M”, attualmente sperimentati solo su vite da vino, possono essere utilizzati su vite ad uva da tavola?
Risponde il Dottor Scienza: “Per la vite ad uva da tavola non è prioritario l’utilizzo di questi portainnesti perché non viene coltivata senza irrigazione o in condizioni di stress idrico. Ci sono però altre opportunità, perchè i nostri 4 portainnesti hanno delle caratteristiche specifiche. Ad esempio “M1” è un portainnesto adatto a terreni molto clorosanti: ha medio vigore, ma è molto resistente alla clorosi ferrica, tipica di alcuni terreni del barese. Altro portainnesto interessante per chi coltiva uva da tavola in Puglia è “M3“, che potrebbe essere innovativo nel suo genere. Infatti questo portainnesto influenza il metabolismo dell’azoto e produce grappoli molto spargoli. Caratteristica che per l’uva da tavola potrebbe essere interessante. Avere dei grappoli spargoli, in vigneti in cui viene praticato il diradamento manuale, oltre che alleggerire le spese può aiutare a preservare il prodotto da patogeni di diverso tipo”.
Autore: Teresa Manuzzi
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