In Sicilia si tenta di “mescolare” le serre di stile olandese con la potatura di allevamento sudafricana. Obiettivo? Raccogliere uve seedless, precoci a bacca rossa con colorazione uniforme.
Torniamo idealmente a “bussare” alla porta dell’Azienda Agricola GEVA – dei Fratelli Vita – perché “ne hanno combinata un’altra delle loro”. Stavolta armeggiano con le seedless precoci a bacca rossa. L’Azienda di Emanuele, Giuseppe e Andrea Vita, infatti, è stata per un giorno l’ombelico del mondo in merito alla viticoltura da tavola.
Proprio nell’azienda GEVA – sita a Favara (Ag) – a fine giugno si sono dati appuntamento personalità come Oscar Salgado, il famigerato agronomo cileno di fama internazionale, e Rodrigo Oliva, tecnico messicano esperto di potatura, che lavora da anni in Sudafrica. Con loro anche il Prof. Rosario Di Lorenzo – esperto di viticoltura da tavola dell’Università di Palermo -, alcuni ricercatori siciliani e tecnici provenienti da: Messico, Sudafrica e Argentina.
Già da queste poche informazioni la notizia si preannuncia succulenta, perciò, per capirne di più, raggiungo telefonicamente Emanuele Vita, l’agro-ingegnere siciliano socio dell’Azienda.
Emanuele, spiegaci meglio questa giornata in campo
La nostra azienda collabora ormai da anni con il prof. Rosario Di Lorenzo e quest’anno abbiamo organizzato – proprio con lui e con il suo gruppo di ricerca dell’Università di Palermo – una giornata di approfondimento alla quale hanno preso parte anche l’agronomo Oscar Salgado, esponenti della CUT e imprenditori e tecnici provenienti da: Messico, Sudafrica e Argentina. Il focus dell’incontro era la produzione in serra di uva da tavola seedless precoce bacca rossa.
Cosa hanno apprezzato i partecipanti?
La curiosità dei tecnici internazionali è stata catalizzata dalla data in cui cominciamo la raccolta dell’uva: attorno al 20 maggio. Ovviamente siamo agevolati perché i nostri vigneti sorgono in Sicilia, regione che ha fatto della precocità la sua caratteristica distintiva. Ma anche noi ci abbiamo messo del nostro, perché grazie alle serre riusciamo ad anticipare di quasi un mese il naturale inizio della raccolta. Gli esperti, in seguito, hanno approfondito vantaggi e svantaggi della conduzione intensiva sotto serra di uva da tavola precoce a bacca rossa. Ci si è soffermati, in particolare, sulla cv Crimson. Non sono mancate, inoltre, le analisi di mercato che hanno portato alla nostra attenzione le nuove esigenze dei consumatori nei confronti del prodotto uva da tavola.
Spiegaci, quindi, i problemi che si riscontrano sulle uve seedless precoci a bacca pigmentata condotte sotto serra
Uno dei problemi principali di questa conduzione è la luminosità. Realizzare una serra richiede un grande investimento in denaro. Pertanto, il viticoltore tenderà a restringere il più possibile i sesti, per poter inserire il maggior numero di piante possibile. Questo, però, impedisce alla giusta quantità di radiazione luminosa di fare ingresso in serra, a causa dell’eccessiva vegetazione. Per ovviare a questo problema i viticoltori effettuano delle defogliazioni. Defogliazioni eccessive, però, rallentano il ciclo vegeto-produttivo della vite, il che vuol dire perdere dai sette ai dieci giorni di precocità. Noi di GEVA, assieme ai ricercatori dell’Università di Palermo e a esperti internazionali, siamo impegnati in prima persona nel ricercare il corretto equilibrio tra luce e stress della pianta.
State effettuando delle sperimentazioni?
Sì, siamo in piena fase di osservazione. Vogliamo capire in che modo raccogliere in serra uve seedless, precoci a bacca pigmentata e con una colorazione uniforme. Per prima cosa abbiamo realizzato in azienda delle serre particolarmente all’avanguardia, importando la tecnologia dall’Olanda. Infatti le chiamiamo “all’olandese” perché si tratta di strutture metalliche permanenti, con aperture sia del tetto che delle pareti laterali. Dobbiamo inoltre valutare se è più opportuno automatizzare o meno le diverse componenti della struttura.
Per ottimizzare il numero di piante all’interno della serra stiamo anche immaginando di introdurre un sistema di allevamento sudafricano. in tal senso il tecnico Rodrigo Oliva, durante l’incontro, ha parlato della “potatura di allevamento” utilizzata in Sudafrica. Si tratta, in realtà, di potature adottate da diversi Paesi produttori ed è un metodo più semplice, rispetto a quello tradizionalmente adottato in Italia,
Interessante, c’è molto fermento quindi.
Occorre sperimentare. Per ottenere in vigneto il famoso equilibrio, di cui ho parlato poco fa, stiamo osservando la reazione della pianta a diversi tipi di conduzione. Abbiamo provato a defogliare molto durante le prime fasi fenologiche, per poi effettuare delle defogliazioni più leggere nel corso di tutta la stagione.
Abbiamo provato a scoprire una parte della serra e a ricorrere a prodotti per migliorare la pigmentazione delle uve.
Un’altra strada percorribile sarebbe, ovviamente, ampliare molto i sesti, ma in questo caso il costo della realizzazione delle serre sarebbe davvero troppo elevato rispetto ai volumi raccolti. Infine stiamo pensando di aprire il “tetto” della serra al momento dell’invaiatura. Quest’ultima operazione – che valuteremo se automatizzare o effettuare manualmente – risulta però estremamente rischiosa, soprattutto nel caso di eventi climatici avversi e imprevedibili.
C’è anche da aggiungere che oggi le operazioni per scoprire le serre risultano molto onerose. Perciò una volta scoperte le strutture si potrebbero richiudere solo l’anno successivo.
Emanuele, spero che continuerai ad informare uvadatavola.com circa i risultati di questi studi. A stretto giro che progetti avete in azienda per il futuro?
Tenendo conto dei dati sul cambiamento dei gusti dei consumatori, stiamo cercando di convertire la produzione di uva da tavola sostituendo le varietà più tradizionali con uve seedless.
Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com